Capitolo 5. Un salto nel passato, 2° parte.

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Mia madre era nel giardino, mio padre a frugare qualcosa in macchina...
Sentivo strano, come se qualcosa stesse per cambiare.
Sempre più domande iniziarono a frullare nella mia testa, sempre più dubbi, preoccupazioni, che una bimba di 10 anni non dovrebbe avere.
Chi era realmente quell'uomo? Chi era realmente mio padre? Chi era la persona che mi aveva dato al mondo?
No, non era quello che pensavo.
Non era l'eroe , il mito dei propri figli ,quello da stimare, da imitare, lui non era tutto questo.
Vedevo spesso mio padre aprire uno scaffale posto in alto in cucina di nascosto dai nostri occhi , o almeno da quelli degli altri.
Io guardavo, guardavo tutto, facevo finta di non guardare, ma guardavo.
Era arrivato il momento di fare qualcosa, avrei dovuto scoprire la verità su di lui, e dovevo rivelarla alla donna che aveva affianco, mia madre.
Sporsi la mano verso quello sportello, un brivido di emozioni percorse la mia schiena; appoggiai la mano tremante sulla fredda maniglia, lo aprii.
Rimasi ferma, immobile.
Avevo la realtà davanti gli occhi, avevo un pezzo nascosto della vita di quell'uomo...
Un pezzo di cui solo io ne ero a conoscenza.
Non c'era tempo per pensare, dovevo sbloccarmi da quel terribile blocco che avevo, non potevo stare immobile, stavolta no.
Iniziai a vedere sfocato per le lacrime, ma non potevo permettermelo, dovevo fare tutto, di fretta, prima che sarebbe stato troppo tardi.
Quello che vidi era uno scaffale pieno di bottiglie, birra, wisky, e tutt'altro..
Non potei sentirmi peggio, il sol toccarle mi fece venire il ribrezzo , verso di esse, e verso la falsa persona al mio fianco.
Sentii lo sbatter del cofano della macchina.
Il mio cuore battè all'impazzata, la paura era troppa.
Presi tutte le bottiglie in mano, avrebbe potuto intravedermi dalla finestra, ma debbi rischiare, ormai non avevo più nulla da perdere.
Il mio occhio cadde su una casseruale piena di miei giocattoli.
Buttai il tutto sul divano, riempiendo la cassa dei miei balocchi con bottiglie di ogni tipo, chiusi tutto con forza.
Entrò mio padre, indifferente mi guardò e andò a dormire.
Corsi da mia madre, pochi metri per raggiungerla che sembravano non finissero mai.
Le raccontai tutto, le feci vedere ogni cosa.
Ricordo la sua espressione, l'abbassar dello sguardo, l'accenno di un sorriso triste, il dir che andava tutto bene, di stare tranquilla.
Mi rivedo ora in lei.
Rimasi sola in cucina, mia madre andò da mio padre, un rimorso iniziò a percuotermi il cuore , iniziai ad avvertir dei sensi di colpa..
Le urla, ricominciarono quelle terribili ed assordanti urla.
Crollai in un pianto disperato, la causa ero io, la colpa era soltanto mia...Non potevo più far nulla...
Il rumore dei passi, si fece sempre più forte fino a diventar una frenetica e dura corsa, era mio padre.
Lo vidi davanti a me, il suo sguardo cambiò radicalmente, non era più lo stesso.
Dalle sue labbra stavolta non sentii le solite e dolci parole.
"Leccaculo di merda, pensi che io beva? E ti bevo davanti, puttana".
Da quel giorno il nostro rapporto cambiò, non fu più lo stesso.
Persi un padre, mi ritrovai ancor una volta sola.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2015 ⏰

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