Sentivo il mio cuore battere sempre più in fretta, respirai lentamente cercando di calmarmi, ma ogni tentativo fu vano.
Così continuai a camminare perché non volevo che finissero di parlare e lui andasse via.
Accelerai il passo e mi ritrovai davanti a loro. Cercai di assumere il tono di voce più tranquillo possibile e salutai Chiara con un sorriso a trentadue denti.
Mi sentivo le guance in fiamme, avrei voluto tutto tranne che essere lì in quel momento.
Non salutai Davide per timidezza, ma soprattutto per orgoglio. Mi persi semplicemente nel guardare i suoi occhi così scuri, così profondi.
Avevo sempre dato un motto alla mia vita: musica e amici. E l'amore poteva anche andare a fottersi.
Beh, questo lo pensavo prima di incontrare lui. Lui, così perfetto. Lui, dallo sguardo color felicità.
E come sempre, di tutti gli occhi di cui potevo innamorarmi avevo scelto quelli che non mi avrebbero mai guardata.
Era troppo difficile non pensare a quel ragazzo. Ogni singola cosa che facessi, in qualche modo mi riportava a lui.
Stavo vagando troppo nei miei pensieri. Mi scollai tutto di dosso e mi ripresi.
Davide andò via dopo aver salutato solo Chiara e avermi lanciato un'ultima occhiata.
Presi lei per un braccio e la portai un po' più lontano per sicurezza. E sottovoce le chiesi di cosa avessero parlato.
Lei mi guardò con aria compiaciuta e mi disse che lo aveva già invitato al suo compleanno che sarebbe stato il mese successivo.
A quel punto mi caddero le braccia, spalancai occhi e bocca stupita. Mi misi quasi a urlare chiedendole il perché di quello che aveva appena fatto.
-Ma è un mio amico De, è normale che lo inviti al mio compleanno. Ovviamente, ci sarai anche tu eh.- cercò di calmarmi, ma sentivo che troppe emozioni si stavano accumulando dentro di me.
Non ero abituata a sostenerne così tante tutte in una volta. Io, quella ragazza fredda e insensibile che tutti conoscevano, mi stavo facendo buttar giù da un comune ragazzo.
Mentre tornavamo a casa, Chiara tentò di farmi uscire qualche parola, ma quando misi le cuffie senza risponderle, si arrese.
Ci dividemmo vicino casa come ogni giorno e la salutai fredda e distaccata. Forse stavo esagerando, ma mi era presa troppo male e lei sapeva benissimo come poteva cambiare il mio umore da un momento all'altro.
***
Eravamo al telefono già da un'ora, e le stavo ancora raccontando com'era andata oggi. Cercava di mostrarsi il più interessata possibile, ma sapevo che ormai l'avevo annoiata.
Lei c'era sempre quando avevo bisogno di qualcosa, morale o meno che fosse, lei era sempre lì.
Come potevo non raccontare tutto alla mia migliore amica? Ormai sapeva ogni cosa di me, forse anche più di quanto sapessi io stessa.
Ci capivamo sempre, anche solo dallo sguardo o dal tono di voce. Io, che ero sempre impassibile, apparentemente estranea ai problemi dei mortali, con lei sembravo trasparente.
Era come se avesse il potere di guardare nelle persone, anzi no, aveva il potere di guardare dentro di me. E ogni volta mi faceva scoprire un nuovo pezzo del mio cuore.
Anche quando non avevo voglia di parlare con nessuno e l'unica cosa che volevo fare era rinchiudermi nel mio mondo, lei era sempre pronta a tirarmi nel suo così che potessimo essere sempre insieme.
Ogni tanto avevo paura di annoiarla mentre parlavo di ciò che mi succedeva, ma lei continuava a farmi domande su come fosse andato il fatto e io parlavo e parlavo senza pensare.
Per questo mi piaceva stare ore e ore al telefono con lei, mi faceva dimenticare per un po' tutto lo stress che avevo addosso.
Ricordo quando eravamo più piccole e ci eravamo date anche dei soprannomi che non so cosa c'entrassero con i nostri nomi, ma eravamo piccole...
Io la chiamavo Jaja e lei mi chiamava Giggia. Purtroppo ce li eravamo portati fino al terzo liceo questi soprannomi e ancora ci veniva spontaneo chiamarci così.
-Ja, ci sei ancora?-
-Si Gi, dimmi.-
-Scusa se ti sto annoiando, ma ero triste e avevo bisogno di parlare con qualcuno.-
-Non ti preoccupare- mi rassicurò lei -sono sempre qui quando hai bisogno di me-
-Grazie. Beh, ci sentiamo domani, notte-
-Notte Gi, e sorridi.-Non sapevo neanche io quanto volessi bene a quella ragazza. Un sorriso me lo strappava sempre, anche quando avrei voluto solo piangere.
Lei era lì sempre, e quando aveva bisogno sapeva di poter contare su di me.
***
Ancora una volta la sveglia interruppe un sogno che dimenticai appena aprii gli occhi.
Una settimana era passata in fretta tra scuola, compiti, pallavolo e amici.
Era già il 27 Settembre, il giorno del mio compleanno. Giuro, non avevo minimamente voglia di festeggiarlo.
Già avrei dovuto sopportare tutti gli auguri e le tirate di orecchie a scuola.
Mi alzai a fatica dal letto con la luna storta, non feci neanche colazione e in un quarto d'ora ero già pronta per scuola.
Durante il tragitto a piedi iniziai a immaginare cosa sarebbe successo. Anche se non mi aspettavo niente di particolare.
D'altronde nessuno mi faceva mai sorprese, quindi perché aspettarsele al compleanno? Era un giorno come gli altri.
~~~~~
#spazioautrice
Salve salve,
Scusate ancora per non aver scritto per un po' di tempo, ma come sempre le idee migliori mi vengono all'improvviso e di notte soprattutto. Tra due giorni vado in Germania, quindi per una settimana non avrò minimamente tempo di scrivere... Cercherò di fare veloce al mio ritorno anche se la vedo abbastanza dura. Avevo pensato di fare un capitolo solo per spiegare meglio la personalità di Debora. Voi cosa ne pensate? Se avete altre idee scrivetemi anche in chat. Mi fa piacere sapere che qualcuno stia seguendo la mia love story. Spero che la storia vi stia piacendo, lasciatemi tante stelline e commentate. Al prossimo capitolo.
LALALA
STAI LEGGENDO
You live in my heart
Roman d'amourDebora, 16 anni, ha un cuore di ghiaccio, ma a scioglierlo basta LUI: il ragazzo dei suoi sogni, di cui è innamorata da due anni, Davide, 17 anni. Lei, acida, aggressiva, fredda, arrogante. Lui, falso, forte, bello, impossibile e prepotente. Il loro...