Capitolo 3

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Un anno dopo

Erano quasi giunti alla loro casa delle vacanze a Canterbury.

Aaron si trovava in carrozza a guardare le distese di boschi, quando la ragazza sconosciuta rispuntó nei suoi pensieri.

Era riuscito a tenerla lontana dalla sua mente per quasi un anno, tenendosi occupato e facendo la conoscenza delle piú belle prostitute di Brighton.

Ma ora, rivedendo quella vegetazione, gli tornó in mente il loro incontro.

Dopo quel giorno era tornato tutte le mattine in riva a quel ruscello, ma di lei nessuna traccia.
Svanita nel nulla.

Cercò di non pensarci, ricordando il servizietto che gli aveva reso Mindy, una bella ragazza dai seni prosperosi che aveva voluto fargli un bel regalo prima della sua partenza.

Si voltò verso suo fratello che stava leggendo assorto un libro di poesie.
Il solito romanticone.

Guardò sua madre e suo padre che si tenevano per mano e si guardavano dolcemente negli occhi.
Poi suo padre si voltó verso di lui, accorgendosi che stava fissando lui e la madre.

Subito il giovane distolse lo sguardo.

"Aaron".
"Padre".
"Quest'anno hai compiuto diciott'anni giusto, figliolo?"
"Si padre, ad aprile".
"Bene. Stavo pensando che sarebbe ora che ti trovassi una moglie, non credi?"
"Padre, io non..." esitó. "Non sono sicuro di essere pronto".
"Certo, tu vuoi continuare la vita dello scapolo che si gode tutte le prostitute della cittá".

Con la coda dell'occhio vide sua madre che stringeva la mano a suo padre, per tenerlo calmo.

"Non ti piacerebbe avere una bella moglie da salutare quando torni a casa da lavoro?" intervenne sua madre. "Una donna da amare per sempre?"

Aaron stava per risponderle che dubitava di esserne in grado, quando il dolce viso della sconosciuta riaffioró.

Deve sempre rispuntare nei momenti meno opportuni, pensó il ragazzo, incollerito con sè stesso.
Si voltò verso il finestrino.

"Il punto, padre, é che penso di essere troppo giovane" insistette.
"Sciocchezze. Io e tua madre ci siamo sposati quando avevo diciasette anni e non rimpiangiamo nulla" disse con voce dura. "Stavo pensando alle adorabili figlie del signor Davis, sono entrambe in etá da matrimonio, no? La maggiore farebbe proprio al caso tuo. Domani scriveró una lettera per chiedere a Christofer di poterci incontrare per farvi conoscere".

"Ovviamente sarebbe solo per permettervi di fare conoscenza. Se poi non doveste piacervi non vi obbligheremo certo a sposarvi contro la vostra volontá" aggiunse sua madre.

Ma vide suo padre contrarre la mascella. Fosse stato solo per lui, avrebbe dovuto sposare quella ragazza, magari anche senza vederla.

Si voltò verso Edward e vide il suo sguardo comprensivo. Sapeva che presto sarebbe toccato anche a lui.

Il resto del viaggio sarebbe stato piú sopportabile se almeno Sean fosse stato con loro, ma lui sedeva vicino al cocchiere.

Il signor Evans aveva un limite ai privilegi che gli poteva concedere.
Inoltre lui preferiva stare fuori a godersi il paesaggio.

Cosí Aaron restava all'interno della cabina a stringere i pugni per l'impotenza che provava di fronte alle scelte per il suo futuro.

~~~

"Ecco a voi dell'altra acqua, miss Charlotte".
"Ti ringrazio, Doroty".

Pulì il pennello nell'acqua pulita. Si alzò dallo sgabello e ammirò il suo lavoro.

Aveva riprodotto un quadro che raffigurava sua madre alcuni mesi prima che scoprisse di essere incinta di una seconda figlia, Charlotte.

Era riuscita a rendere vivi i suoi occhi blu e i capelli sembravano veri.

"Charlotte".
"Oh, padre. Perdonatemi non vi avevo sentito".
"Non preoccuparti. É meraviglioso. Hai talento. Proprio come lei".

La guardó e si sedette sul divanetto lí vicino.
"In realtá sono venuto per parlarti di una cosa. Stamani ho ricevuto una lettera da parte del signor Evans. Mi chiedeva se é possibile farvi conoscere i suoi due figli, Aaron e Edward. Stavo pensando che forse, a Emily, potrebbe far piacere la conoscenza del signor Aaron. E non mi dispiacerebbe se tu conoscessi il figlio minore, Edward, di diciasette anni. Ovviamente solo in termini di amicizia, sei ancora troppo giovane per sposarti, a mio avviso".

"Padre, sapete giá che Emily acconsentirá a tutto ció che le chiederete" gli feci notare.
"Lo so, appunto per questo sono qui. Tu fai sempre di testa tua. Secondo te sarebbe una buona idea farli conoscere?"
"Penso che non ci sarebbe nulla di male, padre".
"Molto bene, allora. Gli scriveró una lettera e li inviteró a passare qui le prossime tre settimane, sai... per fare conoscenza...".
"Certo padre. Mi sembra un'ottima idea".

Charlotte non lo aveva mai visto cosí. Lui non temporeggiava e soprattutto non chiedeva il parere di nessuno.

Immaginava che fosse preoccupato.
Le sue figlie presto si sarebbero sposate, sarebbero andate a vivere con i loro mariti e avrebbero cominciato ad avere dei figli.

A quel pensiero le venne un conato di vomito. Non riusciva proprio a pensare al suo matrimonio, a suo marito e ai suoi bambini. Forse era diversa da tutte le altre donne, che non parlavano di altro. Ma era lei a sentirsi quella sbagliata.

~~~

Quel pomeriggio fece una passeggiata nel giardino della casa insieme ad Emily.
"Lo sai che papá, stamattina, é venuto da me?" cominció lei.
"E che ti ha detto?"
"Che vuole invitare la famiglia Evans a casa nostra per le prossime tre settimane".

"Vorrà dire che saranno tre settimane passate a prendere thé e ad ascoltare noiose conversazioni di politica".
"In realtá con loro ci saranno anche i loro figli, Aaron e Edward Evans. E papá vorrebbe che tu facessi 'conoscenza' con il signor Aaron".

"Stai scherzando? Oh, che bello, finalmente!". Emily prese le mani della sorella tra le sue e si mise a saltellare.
"Pensavo che papá non ci avrebbe permesso di conoscere alcun giovane per ancora qualche anno. Sará bellissimo, non vedo l'ora. Speriamo che sia bello e dolce e che ami la poesia e la musica, come me. Sono cosí eccitata!"
"Anche io lo sono Emily, spero che sia il ragazzo giusto per te".

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