Capitolo 4

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La famiglia Davis stava mangiando nella bella sala da pranzo di Oak House. Quel pomeriggio sarebbe giunta la famiglia Evans.

Emily continuava a farsi scivolare le cose dalle mani, troppo distratta per prestarci attenzione.

"Emily, sei un po' sulle nuvole, no?"
"Come? Oh, no Duke, sono solo un po' maldestra".
Duke la guardó sorpreso.
"E come mai, sorellina?" chiese con un ghigno.

Emily si irrigidí sulla sedia. La chiamava sempre cosí prima di provare a saltarle addosso.
Per fortuna era sempre stato interrotto dall'arrivo di qualcuno, prima che riuscisse ad andare oltre.

"Oggi pomeriggio conosceró il mio forse futuro marito." disse lei con sicurezza, data la presenza di nostro padre.
Duke deglutí e disse: "Futuro marito?! E chi sarebbe, sentiamo!"

"Il signor Aaron Evans" intervenne Charlotte.
"Il signor Aaron Evans! Quella canaglia, ma figuriamoci. Quello sa solo andare a ubriacarsi e girare per trovare qualche prostituta che ancora non gli abbia offerto i suoi servigi" sentenziò con astio.
"Duke! Non parlare in questo modo in presenza di due signorine." sbottó il padre. "Inoltre ho deciso io stesso che la nostra cara Emily dovesse avere l'occasione di incontrare il signor Evans".
"Perdonatemi, padre. Ma ho sentito cose molto disdicevoli su Aaron Evans".
"Suvvia, Duke. Oggi pomeriggio sarà qui e potremo constatare di persona come é il giovanotto. Sono sicuro che Emily avrá giudizio. Comunque apprezzo la tua apprensione nei confronti di tua sorella."

Charlotte non potè fare a meno di pensare che la sua non era affatto apprensione, ma piuttosto una sorta di malata ossessione.

~~~

"Pensi che avró una stanza tutta per me o dovró dormire nella stalla?"
"Non dire scemenze, Sean."
"Aaron, non sai se i Davis siano tolleranti come tuo padre. Lui mi permette di..."
"Si, si, bla, bla, mio padre é cosí tollerante, bla, bla, che grand' uomo che é mio padre. Vorrei ricordarti che mi sta costringendo a sposarmi con una ragazza che non conosco. Anzi, mi sta costringendo a sposarmi, e questi é giá abbastanza terribile".
"Ah, amico. Quanto mi dispiace. Non andremo piú a far visita alle piú belle ragazze di Brighton. Almeno potrai consolarti con tua moglie, sono sicuro che tuo padre avrá pensato ad una bella moglie per te. Lui ha buon gusto, per le donne. Guarda tua madre."
"Ti piace mia madre, Sean?"
"Cosa? Io, no, cioé..." si passó una mano sulla fronte. "Dico solo che é una bella donna, mica altro".
"Non avrai mica fatto qualche pensiero strano su di lei, spero".
"Ma Aaron, tu sei completamente pazzo. Non mi permetterei mai. Tuo padre mi scuoierebbe vivo e userebbe la mia pelle come tappeto da mettere davanti al camino".
"Tranquillo, amico. Stavo scherzando".
"Ah, bene. A che ora partiamo?"
"Penso verso le due, cosí saremo lí per le tre e mezza".
"Molto bene, allora vado a prepararmi".

"Aaron, sei pronto?" La voce di sua madre giungeva dall'atrio mentre scendeva l'ultima rampa di scale.

"Si, madre. Sono qui".
"Molto bene. Vedrai, sarai contento di conoscere Emily. É una ragazza veramente graziosa".
"Tu l'hai conosciuta?" chiese sorpreso.
"Certo, ad una rappresentazione teatrale, circa due anni fa".
"E com'é lei?"
"Oh, é bellissima. Ha dei lunghi capelli biondi e due occhi verdi, splendidi. E poi é cosí educata e soprattutto puntuale, a differenza di tuo fratello. Dove si sarà cacciato, adesso?"
"Sará in giardino a leggere i suoi libri di poesia".

Aveva riposto la sua ultima speranza, che per una fortunatissima coincidenza, la ragazza del fiume fosse Emily Davis, la ragazza che molto probabilmente sarabbe diventata sua moglie.

~~~

"Guarda che razza di camera hai, signor Evans" disse Sean entrando nella camera che era stata riservata ad Aaron nella Oak House.
"Per forza, io sono il futuro genero e tu sei solo il mio stalliere" risero entrambi e uscirono sul terrazzo a godersi la magnifica vista.

Eravano giunti lí poco prima ed entro qualche ora si sarebbero finalmente incontrati con la famiglia Davis.

Era molto ansioso, continuava a sentire come un peso che gli impediva di respirare bene.

Non era mai stato cosí prima d'ora. Appena entrato nella grande villa aveva colto una delicatissima fragranza di vaniglia.

E subito la mente era tornata alla sconosciuta. Con la coda dell'occhio aveva notato un barlume di gonne bianche di pizzo sparire dietro ad un angolo, ma non ci aveva dato tanto peso, sicuramente erano solo delle cameriere.

"Aaron, mi hai sentito?" chiese Sean, riportandolo alla realtá.
"Uhm, cosa?"
"Ho detto che ti lascio prepararti per la tua bella. Non preoccuparti, sono sicuro che sarà una ragazza fantastica e inoltre sará piú divertente insegnare ad una verginella l'arte del dare piacere..."

"Oh, sparisci, Sean!" lo spinse fuori dalla porta, ridendo.
Poi tirò un sospiro, cercando di alleviare il senso di ansia che lo schiacciava sempre piú.

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