Capitolo 5

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Era ormai giunta l'ora per Aaron, di scendere nella sala da thè dei signori Davis.

Prese fiato e pensò che non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Se Emily non gli fosse piaciuta, pensava, sarebbe stato talmente sgradevole e maleducato con lei che l'avrebbe costretta a cacciarlo da casa sua.

E non gli interessava nulla di ció che diceva suo padre.

Rincuorato da questo pensiero, uscì dalla sua stanza, percorse alcuni corridoi e scese una lunga scalinata.

Lì trovò Sean e suo fratello Edward.
L'aroma di vaniglia era sempre più intenso.

Entrarono nella sala decorata con intarsi color crema, grandi finestroni che lasciavano entrare la luce delicata di giugno e tende leggere che si muovevano al vento.

Sulle grandi poltrone sedevano suo padre e sua madre che parlavano con un uomo abbastanza giovane.
Il signor Davis.

Accanto a lui, su un divanetto elegante, sedevano due giovani donne: una con i capelli biondi e un'espressione assorta dalla conversazione e, alla sua destra, una massa di capelli bruni, la pella pallida, la vita stretta e due profondissimi occhi azzurri da cui si sarebbe potuto vedere il mondo in cui era assorta. A quella visione si bloccò in mezzo alla sala.

~~~

"Oh, ragazzi, finalmente" disse il signor Evans.

Charlotte tornò in sè.
Stava pensando al suo amato bosco.
Avrebbe solo voluto trovarsi lì, in quel momento.

Si voltò verso i loro ospiti.
Si bloccó mentre si alzava.

Lui era lì. Di fronte a lei.
I suoi occhi verdi piantati in quelli azzurri della ragazza. Sembrava volesse leggerle l'anima.
Sicuramente si stava chiedendo cosa ci faceva lì.

"Aaron, stai bene?" La signora Evans afferrò il suo braccio e lo scosse.
Lui chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte, si volse verso sua madre e poi di nuovo verso Charlotte.

Allora era lui Aaron. Colui che avrebbe sposato sua sorella. Il suo futuro cognato. Un dolore le pervase il petto.

"Peter" disse suo padre. "Presentami i tuoi baldi giovani."
"Certo,Christofer. Mio figlio maggiore Aaron, mio figlio Edward e Sean, un ragazzo che ho portato personalmente fin qui dalla Nigeria, quando era solo un bambino."

A sentire un paese così esotico, gli occhi di suo padre si illuminarono. Lo avrebbe riempito di domande e non lo avrebbe più lasciato in pace.

Charlotte si azzardò a guardare Aaron. La stava ancora fissando. Distolse lo sguardo, imbarazzata.

"Aaron, queste sono le mie figlie, la dolce Emily e la piccola Charlotte. Purtroppo l'altro mio figlio, Duke, non potrà raggiungerci per qualche altro giorno in quanto si è recato a Londra per alcuni affari ."

Aaron si avvicinò ad Emily e le prese la mano:"Incantato, signorina Davis."

Lei arrossì visibilmente e ritrasse la mano il prima possibile.

Poi Aaron si spostò verso suo padre, senza salutare Charlotte e senza più guardarla.

Edward si avvicinò imbarazzato, baciò velocemente la mano di entrambe le ragazze.

Era un ragazzo semplice, con i capelli biondi mossi e gli occhi chiari.

"Ragazzi, perchè non vi spostate in giardino, così potrete conoscervi tutti? Faccio chiamare Emma che vi accompagni."

Si diressero verso l'esterno, nessuno di loro parlava.

Emma arrivò correndo e si posizionò a pochi metri da loro. Non potevano uscire da soli.

Anche se nessuno sapeva che due di loro si erano già incontrati. Da soli.

Charlotte era sicura che anche lui ricordasse.

Aaron si avvicinò a sua sorella e le disse qualcosa, ma lei non riuscì a sentire perchè ormai erano troppo distanti. Poi lui le indicò un punto abbastanza vicino del prato, dove Emma e Sean potevano continuare a vederli e Charlotte rimase sola con Edward.

"Signorina Davis. Mi dica, quali sono i suoi interessi?" le chiese lui.
"Come? Oh, certo. Io... Mi piace molto dipingere e suonare" rispose senza smettere di guardare Aaron e Emily che sembravano avere molto di cui conversare.
"Suonate qualche strumento?"
"Sì, il violino e il piano."
"Mi piacerebbe molto sentirvi suonare, un giorno, signorina Davis."
"Chiamatemi pure Charlotte."
"Come volete. Anche voi potete chiamarmi per nome."

In quel momento Aaron si voltò a guardarla e subito lei si girò verso Edward.
"E voi, Edward, quali sono i vostri interessi?"
"Amo molto la poesia e il teatro."
"Magari questa sera, dopo cena, potreste deliziarci con una delle vostre poesie preferite." propose lei cercando di non voltarsi.
"Se vi fa piacere, lo farò molto volentieri, miss Charlotte."

Una risata. Era Emily. Si copriva la bocca e cercava di darsi un contegno.

È così tanto simpatico? si chiedeva Charlotte.

Lui le prese la mano, la guardò dritto negli occhi e le disse qualcosa.
Lei abbassò lo sguardo, sorridendo. Sicuramente le stava dicendo che era bellissima.

E come biasimarlo? Lei è bellissima e lei si sentiva di sembrare solo una contadina, visto che nel bosco non aveva capito che veniva da una famiglia importante quanto la sua.

Anche Edward li stava osservando, ma non capiva cosa provava. Era felice per suo fratello o avrebbe voluto essere al suo posto, con la bella Emily?
Probabilmente la seconda.

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