Capitolo 13

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Dintorni di Essex Junction,Vermot
Gennaio 2011

Paul Norris aveva pestato un enorme merda di vacca.
<<Ah,cazzo>>,aveva esclamato, sollevando lo stivale.
Bessie,una delle preziose Holstein di suo padre,gli aveva lanciato un occhiata torva.
<<Scusa,Bessie. Divevo,adesso spazzo.>> Aveva accarezzato il collo dell animale e aveva cominciato a pulirsi lo stivale.
Mentre spalava letame dalla stalla di suo padre,di primo mattino,aveva contemplato i meccanismi dell universo,del karma,e aveva riflettutto sulla sua vita. Poi aveva pensato a lei.
Julia stava per sposare quel bastardo. Il giorno dopo,a quell ora sarebbe stata sua moglie.
Non riusciva a crederci.
Dopo quello che le aveva fatto passare Emerson... Dopo tutte quelle stronzate paternaliste,idiote,dopo tutta la sua smania di controllo,lei se l era ripreso. E non si era limitata a tornare con lui:aveva deciso di sposarlo.
Quel coglione di Emerson.
Perchè?
Perchè i bravi ragazzo vengono sempre scartati?
Perchè le ragazze finiscono sempre con quelli come Emerson?
Nell universo non c é giustizia. Lui si prende la ragazza,e io sto qui a spalare merda.
Julia aveva detto che era cambiato,ma quanto poteva cambiare un uomo in sei mesi?
Paul aveva declinato l invito alle nozze. Doveva essere presente mentre quei due si guardavano negli occhi e si giuravano amore eterno,sapendo che poi Emerson l avrebbe portata in qualche albergo e...
Aveva emesso il rantolo di un uomo innamorato che ha perso la sua amata. Per fortuna aveva un bel pò di merda di cui occuparsi per passare il tempo.
Stava lavorando nella fattoria dei suoi genitori,in Vermot,perchè suo padre era convalescente dopo un infarto. Sebbee si fosse ripreso,i medici gli avevano sconsigliato di dedicarsi al lavoro manuale.
Paul era tornato verso casa alle otto di mattina,pronto per la colazione faceva freddo,e il vento fischiava tra gli alberi che un antenato dei Norris aveva piantato molto tempo prina per proteggere dalle correnti la grande fattoria di famiglia. Perfino Max,il border collie,sentiva freddo. Correva in cerchio,abbaiando alla neve che aveva cominciato a cadere e chiedendo a gran voce di poter entrare a casa.
Dalla strada principale un auto aveva svoltato sul lungo viale che coduceva alla casa,fermandosi a pochi centimetri da Paul. L aveva riconosciuta subito: un Maggiolino Volkswagen color verde acido. E aveva riconosciuta anche la persona che la guidava nell attimo in cui aveva aperto lo sportello e aveva poggiato i piedi avvolti in caldi stivali UGG sulla stradina appena spalata.
Allison aveva gli occhi scuri e ricci,il viso coperto di lentiggini e occhi azzurri incredibili. Era simpatica,intelligente,e faceva la maestra d asilo a Burlington,non troppo lontano. Era anche la ex ragazza di Paul.
Lo aveve salutato. <<Ciao. Ti ho portato un caffé.>>
Aveva in mano un vassoio di cartone con quattro biccheri colmi di caffé preso da Dunkin Donuts,a un sacchetto con dentro qualche dolce misterioso. Paul aveva sperato che ci fosse qualche fritella fritta ricoperta di zucchero.
<<Entra. Qui fuori si gela>>,le aveva risposto indicando la casa con una mano guantata,poi aveva seguito Allison e Max in mezzo alla neve.
Paul si era tolto gli stivali e gli abiti per lavorare all aperto nell anticamera,e aveva steso i guanti perchè si asciugassero.
Poi era andato a lavarsi le mani,strofinandole con foga sotto l acqua calda.
Sentiva le voci di sua madre,Louise, che parlava piano con Allison in cucina. Lei non sembrava sorpresa della sua improvvisata. E lui aveva cominciato a chiedersi se fosse davvero una visita inattesa.
Quando era entrato in cucina,sua madre era andata subito via, portando con sé due caffé.
<<Come sta tuo padre?>>gli aveva chiesto Allison, porgendogli il caffé.
Lui lo aveva sorseggiato subito,nel tentativo di rimandare la risposta. Il caffé era perfetto:nero,con due cucchiaini di zucchero. Ali sapeva come gli piaceva.
<<Sta meglio. Cerca sempre si rimettersi a lavorare,e mamma continua a ripetergli che non deve. Per fortuna sta mattina l ha intercettato in tempo,e gli ha impedito di uscire>>,aveva risposto in tono piú rigido,andando a sedersi di fronte a lei al tavolo di cucina.
<<Gli abbiamo mandato dei fiori in ospedale.>>
<<Li ho visti. Grazie.>>
Erano rimasti seduti in silenzio,un pò a disagio,finché Allison non aveva allungato le braccia sul tavolo per prendere tra le sue manone di Paul.
<<Ho saputo del matrimonio.>>
Lui l aveva guardata con sorpresa.
<<Tua madre l ha detto a mia madre. Si sono incontrate al supermercato>>,gli aveva spiegato alzando gli occhi al cielo.
Lui aveva scosso il capo,ma senza dire una parola.
<<Per quel che vale,mi dispiace tanto. È una stupida,non c è che dire.>>
<<Grazie. Ma non lo è.>> Le aveva stretto le mani. Voleva lasciarle andare,ma quel contatto era piacevole. Era una sensazione familiare,consolante,e Dio solo sapeva quanto avesse bisogno di essere consolato,cosí era rimasto fermo.
Lei aveva sorriso,e aveva preso un sorso di caffé. <<So che stai passando un brutto momento. Volevo solo farti sapere che ci sono.>>
Lui si era mosso,puntando lo sguardo sul caffé.
<<Ti andrebbe di andare al cinema? Cioé non oggi,ma prima o poi. Adesso è troppo presto.>> Mentre scrutava l espressione di Paul,le si erano arrossate le guance.
Paul aveva lasciato la presa e si era appoggiato allo schienale. <<Non lo so.>>
<<Non voglio che tra noi si complichi la situazione. Siamo amici da un vita,e abbiamo giurato di restare amici per sempre>>,aveva,risposto lei,incidendo il lato del contenitore di carta con un unghia.
<<E che...le cose sono complicate adesso.>>
Allison grattava la superficie della tazza. <<Non sto cercando di trascinarti in qualcosa. Vorrei solo starti vicino. So che sei impegnato,e...tutto il resto.>> Aveva cominciato a strappar via pezzetti della tazza di cartone e li posava uno accanto all altro sul tavolo.
<<Ehi... Stà tranquilla.>>Paul si era proteso in avanti per prenderle le mani,impegnate a staccare un altro frammento.
Lei lo aveva guardato negli occhi,e vi aveva letto gentilezza e benevolenza. Aveva sospirato di sollievo.
Paul aveva ritirato le mani,per portarle intorno alla tazza. <<Abbiamo avuto uno storia,ed è stata bella. Non voglio che succeda di nuovo con te. Sarebbe troppo semplice.>>
<<Non c è mai stato niente di semplice,Paul>>,aveva risposto lei,offesa.
Lui si era schiarito la voce e l aveva guardata dritta negli occhi.<<Non parlavo di te. Intendevo dire che è una tentazione tornare a com eravamo un tempo,ma sarebbe troppo comodo. Meriti di stare con un uomo che ti voglia davvero,e non solo a metà.>> Paul si era perso nell attimo di silenzio che era seguito,ma poi si era reso conto che Allison aspettava qualcosa. Aveva sbattuto le palpebre,fissandola.<<Cosa c è?>>
<<Niente. Quindi andremo al cinema o no? Potrei portarti anche a cena a Leunig s,visto che ora ho un megastipendio da maestra.>>
Paul si era ritrovato a sorridere,un sorriso sincero. <<Solo se mi permetterai di portarti a fare colazione da Mirabelle s.>>
<<Fantastico. Quando?>>
<<Va a metterti il cappotto.>>
L aveva seguita verso la porta sul retro e l aveva aiutata a infilarlo.
Quando lei era quasi caduta a terra mentre cercava di rimettersi gli stivalo Ugg,lui si era inginocchiato sul pavimento sabioso e glieli aveva infilati.
<<Anche solo la metà di te è meglio di chiunque altro per intero>>aveva sussurato lei, ma solo a se stessa.

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