Allison's POV
Sentii il campanello suonare e corsi giù le scale per vedere chi fosse. Non stavo aspettando nessuno e non avevo nemmeno molti amici: il mio gruppo era composto semplicemente dalla mia migliore amica, il suo ragazzo e Niall. Erano le undici e trenta di sera, un orario abbastanza insolito per ricevere visite. Raggiunsi la porta nel mio pigiama, composto da un paio di pantaloncini fino a metà coscia e una maglia larga, per stare comoda nel mio amato letto. Aprii la porta e vidi un chioma riccia e mora: Amber. Aveva un sorriso che mostrava le sue fossette.
"Hey, cosa ci fai qui?" Le chiesi, non aspettandomi di vedere la mia migliore amica dietro la porta.
"Non posso venire a trovare la mia migliore amica?" Rispose allegramente.
"Sei ubriaca?"
"No!" Si mise subito sulla difensiva, aveva l'orribile abitudine di bere e lo odiavo tantissimo.
"Avevi promesso che non l'avresti fatto più!" Urlai arrabbiata e anche un po' delusa.
"Non urlare," si lamentò, "non ce n'è alcun bisogno."
Non la sopportavo quando era ubriaca. Veniva sempre da me per chiedermi di accompagnarla da qualche parte, per soddisfare le sue voglie. Molte volte l'ho accompagnata in gelaterie dall'altra parte della città solo perché 'hanno dei gusti diversi e più buoni'. Lo scorso anno, appena avevo aperto la porta di casa mia, si era fiondata in camera mia dicendo di voler prenotare un biglietto aereo per la Russia. Fortunatamente si addormentò sulla tastiera prima di fare qualche danno.
Erano più di sette mesi che non accadeva, quindi pensai che aveva smesso, ma ovviamente non era così.
Entrò dentro il salone e si appoggiò in un modo non molto delicato sul divano, facendo rumore. Aprì la bocca per parlare, ma prima che dicesse qualcosa, la bloccai dicendole che io sarei andata a letto e che se sarebbe voluta restare, avrebbe potuto usare il divano per dormire.
Salii le scale attentamente cercando di sentire se stesse già dormendo o no. Per fortuna dal suo respiro pesante capii che si stava addormentando.
Mi distesi sul letto, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare alla ragazza ubriaca che dormiva al piano di sotto.
***
"Al." Sentii una voce chiamarmi. "Allison."
Borbottai sicuramente qualcosa di insensato e mi accoccolai meglio nel cuscino prima di sentire una forte pressione sul mio sedere, che mi fece spalancare immediatamente gli occhi. Udii una risatina nella stanza e capii perfettamente chi mi aveva appena dato una sculacciata per svegliarmi. Misi a fuoco l'immagine dei suoi capelli più scompigliati del solito e del suo trucco leggermente sbavato.
"Allison."
"Amber," la richiamai in modo duro, "perché mi hai svegliata alle," controllai il telefono, "due di mattina?"
"Ho voglia di pizza." Rispose tranquillamente. Come se fosse normale avere voglia di pizza alle due di mattino.
"Io non ti porto da nessuna parte." Replicai, capendo già le sue intenzioni.
"Daaaai, non è molto lontana. Si trova sulla Oxford Street. Ti prego, ti prego, ti preego." Fece il labbruccio come una bambina piccola che vuole l'ultima Barbie uscita e non riuscii a dire no, come sempre d'altronde.
"Sei sicura che stia aperta?"
"Sì, è l'unica che resta aperta ventiquattro ore su ventiquattro."
Sbuffai annoiata, tirando via le coperte dal mio corpo caldo e alzandomi. Andai in bagno e mi diedi una veloce sciacquata alla faccia, cercando di togliere via le tracce di sonno.
Non finii nemmeno di asciugarmi il volto che Amber mi spinse per guardare il suo riflesso allo specchio.
"Oh mio Dio. Sembro un mostro. Ho bisogno dello struccante e dei tuoi trucchi."
"Amber, dobbiamo solo andare a prendere un pezzo di pizza, puoi anche non truccarti." Le dissi, passandole lo struccante. Ne versò un po' su un batuffolo d'ovatta e lo passò per tutto il suo viso e sopra gli occhi, dove si soffermò un po' di più per colpa del mascara che non aveva intenzione di andar via.
"Ho bisogno anche della schiuma, oh mio Dio. Hai della schiuma?" Continuò agitata.
Sembrava dovesse andare ad una sfilata di moda.
"No, non ho della schiuma."
"Porca puttana." Imprecò, passandosi le mani tra i ricci per cercare di renderli il meno disordinati possibile.
Uscii dal bagno per vestirmi e, finalmente, dopo dieci minuti Amber mi raggiunse e scendemmo insieme le scale. Aprì la porta mentre io prendevo le chiavi della macchina dal tavolino di vetro in soggiorno. Chiudendo il portone a chiave, mi avviai verso la mia macchina, dove Amber era già appoggiata alla fiancata aspettando che io la aprissi.
Prendemmo la macchina solo per una questione di comodità dato che la pizzeria era a nemmeno un chilometro di distanza da casa mia.
Quando arrivai di fronte all'edificio dove si trovava la pizzeria, notai che effettivamente tutte le luci erano accese ma non vi era nessuno dentro. Di certo non erano molte le persone che si alzavano alle due di mattina per andare a prendere una pizza. A quell'ora le persone normali dormivano, oppure erano rinchiuse dentro le mura di una discoteca, ballando con gente sconosciuta, magari non molto sobri. Non feci in tempo a spegnere l'auto che Amber era già uscita e si stava precipitando verso la porta d'entrata della piccola pizzeria. Scossi la testa mentre sorridevo, sapendo che non sarebbe mai cambiata. Presi venti dollari dal portaoggetti dentro la mia macchina, intuendo che quella notte avrei dovuto pagare per entrambe. Aprii lo sportello e subito l'aria fredda della notte mi investì, facendomi accucciare meglio nella mia giacca. Bloccai la macchina, sapendo che New York era una città pericolosa, anche se questo quartiere era abbastanza calmo. Non si può mai stare tranquilli in un città grande come questa. E questo lo sapevo. Girai la testa a destra e a sinistra per vedere se qualche macchina sarebbe passata, ma la strada era completamente deserta. Mentre attraversai sulle strisce pedonali, misi la banconota nella cover del mio telefono: un posto dove nessuno avrebbe mai potuto rubarmi i soldi, dato che avevo sempre il telefono sulle mani. Sbloccai il telefono e controllai se c'era qualche notifica, ma ovviamente non mi era arrivato nulla. Nel frattempo raggiunsi la porta e la spinsi per entrare. Il calore arrivò immediatamente sul mio viso e, mentre bloccai il telefono, alzai il capo e un ragazzo dai capelli rossi, che stava parlando animatamente con la mia migliore amica, catturò immediatamente la mia attenzione. Spalancai gli occhi mentre scrutavo attentamente il bellissimo ragazzo dietro il balcone della pizzeria.
A/N: Non odiatemi vi prego. So che fa schifo come è scritta e tipo ew
ma tipo amatemi perchè è stralungo (per i miei standard) e spero che almeno la trama vi piaccia un pochino, a me piace un casino e sono fiera(?) della trama
spero a presto
soph x
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she wants another slice ➟ mgc [slow updates]
Short Storydove una ragazza dai capelli biondi entra sempre in una pizzeria dove lavora un ragazzo dai capelli tinti di rosso. @cercamiharry © 2015