Dio era molto frustrato.
Insomma, lui aveva detto a mammina, che aveva detto a Santa Lucia, che aveva detto a Beatrice e Rachele... Aveva fatto un gran passaparola per niente.
Ma le intenzioni erano le migliori! Dopotutto se era Dio, era perché le buone idee venivano a lui. Quando quella piaga di Beatrice (perché l'aveva accolta in Paradiso, perché?) era arrivata nel suo regno, il suo divino cuoricino si era stretto al pensiero del povero Dante Alighieri che l'amava tanto.
Dal suo scranno celeste vedeva quell'uomo di 30 anni, prima di andare a dormire, abbracciare la sua copia dell'Eneide e pregare che Beatrice, il giorno successivo, posasse almeno lo sguardo su di lui.
Per anni era andato avanti a struggersi per quella snob montata che lo salutava per educazione e pietà, ricamando sopra a quei pochi cenni, un'appassionata storia d'amore.
A volte Dio, per tutto il Bene che provava per Dantino, si chiedeva come potesse essere tanto ammirato per la sua Vita Nova, in cui aveva racchiuso i suoi sogni erotici su Beatrice. Beh, pensieri non proprio erotici (sia mai che Dantino sfiori la sua donna angelo!) ma sempre sogni erano.
Lui aveva fatto il possibile, manovrando il Caso e facendoli incrociare a fine messa, ma sua Altezzosità donna angelicata, con i suoi modi 'Guardare e non toccare', non facilitava proprio l'impresa.
Dannato libero arbitrio, magari potesse utilizzare gli umani come marionette! Anche se Dante non era proprio una bellezza californiana come Ken, almeno Beatrice e Barbie erano antipatiche uguali.
Fatto sta che, quando Bice aveva finalmente liberato il mondo dalla sua noiosa presenza, il suo povero Dante, dopo un primo periodo di depressione, in cui aveva letto e riletto il suicidio di Didone e su cui aveva scritto numerose fan fiction, si era dato alla pazza gioia.
Aveva scoperto che esistevano altre donne oltre Beatrice e molto più disponibili di lei e lui e il suo besty Cavalcanti puzzavano notte e giorno come una distilleria. E si lamentava pure che i fiorentini (a detta sua, uno più bastardo dell'altro) non apprezzassero le sue opere!
Dante aveva perduto la retta via e, dato che le Parche gli avevano rivelato che avrebbe scritto una luuuunghissima e gloriosissima opera sulla sua magnificenza, Dio meditò su come liberarlo dal peccato.
Quindi (ormai con Odisseo ed Enea si era abituato agli ospiti vivi) gli aveva concesso di visitare il suo bellissimo e gerarchissimo regno, sì, chiamando Madonna, Lucia e Beatrice.
E quale guida migliore dell'eccellentissimo poeta latino che nell'ecloga IV delle Bucoliche aveva annunciato la sua venuta?! E data l'evidente ammirazione (per non definirla ossessione) che Dante provava per l'autore mantovano, Publio Virgilio Marone gli era parsa un'ottima scelta.
Forse, all'inizio del viaggetto di Dante, il lavoro di Dio era partito male, dato che il suo protetto stava per essere sbranato da animali casuali, ma, finalmente, era comparso Virgilio.
E lì erano iniziati i problemi.
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Sapeva già che Dante idolatrasse il poeta latino (dopotutto dormiva con una copia dell'Eneide!) e forse il fatto che lo seguisse come un cagnolino adorante avrebbe potuto destare sospetti, ma quando il fiorentino iniziò a chiamare la sua guida 'Dolce duca', capì che c'era un problema.
Ma mai sarebbe riuscito a immaginare che i due si sarebbero follemente innamorati.
Stava placidamente bevendo thé, mentre Gabriele gli raccontava gli ultimi gossip terrestri, quando il suo best friend forever Lucifero, lo aveva chiamato per dirgli (metà sghignazzando metà masticando Giuda, Cassio e Bruto) che il suo protetto e il latino stavano amabilmente limonando di fronte a lui.
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Si Fas Est
HumorIl classico fa male. Sono giunta a questa geniale intuizione dopo aver iniziato a shippare Dante e Virgilio e per il fatto che soffro per la morte di Didone quasi quanto per quella di Arthur. Perciò, dato che trascorro le lezioni di latino e italian...