The Party.

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Sono le sette di sera e il cielo non è del tutto buio.
Sono qui imprigionata nella mia cameretta con il cibo spazzatura, il mio PC e miei adorabili migliori amici: i tele film.
È un giorno come tutti gli altri della mia penosa e marcia vita priva di senso.
Ormai per me i giorni sono tutti uguali, sempre e la stessa monotonia.
Oggi è sabato e come tutti i sabati i miei coetanei sono fuori da qualche parte a divertirsi mentre io me ne sto seduta sul mio comodissimo letto circondata da animaletti di stoffa.
Cosa che faccio sempre da ben 17 anni. Sono un uccellino rinchiuso in gabbia, ritenuto troppo fragile
per affrontare il mondo esterno, segue le regole rigide imposte da un padre severo e troppo esigente.
Non ho mai capito papà e non l'ho capirò mai, forse perché non ci ho mai provato e non mi sono mai trovata d'accordo con quello che dice.
O forse una spiegazione c'e:sono tutto ciò che ha.
Non ho una madre, non so chi è o che fine abbia fatto ogni volta che chiedo a mio padre di questo argomento lui trova sempre un modo per uscirne.
Ormai ci ho perso le speranze quindi mi sono abituata all'idea di essere l'unica ragazza al mondo che non ha una mamma, anche se la sua presenza renderebbe le cose migliori. Ma purtroppo non è così.

Spengo il portatile e butto tutti i residui del cibo nel cestino. Mi stiracchio un po' la schiena addolorata a causa della scomoda postura.
Scosto le tende color panna per studiare il cielo. Adesso è completamente buio.
Mancano pochi giorni all'inizio della primavera e non vedo l'ora.
È la mia stagione preferita, perché tutto inizia a prendere vita anche io in un certo senso. Le giornate di sole mi danno la possibilità di prendermi cura del giardino, di passeggiare nella natura che mi circonda e mi allontana per un po' dalle distrazioni tecnologiche. E poi le belle giornate mi rallegrano.
La suoneria del cellulare rompe il silenzio. Mi precipito nel letto alla ricerca del mio smartphone tra le lenzuola e dopo una manciata di secondi lo trovo.
Per fortuna non si è spento.
Sullo schermo lampeggia il nome Dana, ovvero la mia migliore amica, l'unico essere umano a parte mio padre e l'autista John, con cui ho un rapporto.
-Pronto?-rispondo con voce entusiasta.
-Ehi Alexandra, Rosemary Moore-
Odio quando mi chiama con il mio odioso nome completo.
-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così, lo sai che mi irrita-dico esasperata e stufa di rimproverarla ogni volta.
-Lo so, è quello il mio obbiettivo-dice divertita.
Tiro fuori la lingua e la indirizzo al cellulare, immaginando che fosse lei.
-Allora, perché mi hai chiamata?-metto in ordine il letto aspettando la risposta.
-Peeeer...UNA FESTA-urla nel mio orecchio costringendomi a buttare l'apparecchio elettronico sul cuscino. Subito dopo mi butto verso di lui e lo porto all'orecchio sano.
-Ma sei pazza? Vuoi farmi diventare sorda a 17 anni?- urlo stizzita.
-Scusa non ho saputo contenermi-
-L'ho visto- alzo gli occhi al cielo.-Comunque...quale festa?-

-Quella di Cameron, ha dato una festa a casa sua e ho sentito dire che è una bomba, davvero imperdibile.

-Ah...e allora?

-Come ' e allora?'. Dobbiamo andarci!- dice sicura.

-Lo sai che non posso-le ricordo-mio padre non mi lascia uscire e poi lui non è in casa.

-Un motivo in più per andarci, questa è la tua opportunità...non fartela sfuggire probabilmente è la prima e l'ultima.

-Non saprei-giocherello con un filo di troppo del piumino. Non voglio scappare di casa, mio padre in ogni caso lo scoprirebbe.

-Chiedi a John di accompagnarti! Lui non ti dirà di no, avete un buon rapporto.

Ha ragione. Vado più d'accordo con lui che con mio padre, e non sarebbe di certo la prima volta che gli chiedo di uscire senza che mio padre sappia niente. Mah...forse potrei farci un pensierino, d'altronde papà tornerà domani mattina...per cui.

-Ok, lo convincerò ad accompagnarmi.

-Brava così si fa. Allora ci vediamo davanti al Bar Paradise?

As Long As You Love Me(Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora