Nel frattempo fuori si è messo a piovere, quindi faccio tempo ad attraversare il giardino che divide la mensa dai corridoi, che sono fradicia.
Sento i capelli umidi appiccicarsi ai lati del mio viso, i vestiti pesanti aderiscono alla pelle, e il freddo penetra attraverso il tessuto della maglietta, rimpiango la felpa chiusa nel mio armadietto.
Arrivata di fronte alla classe 394 mi fermo esausta, mi siedo con le spalle al muro e chiudo gli occhi per un tempo che mi sembra infinito, anche se sono solo pochi secondi.
Quando li riapro, mi scappa un gridolino di sorpresa, davanti a me ci sono delle ragazze, al centro Jessie mi guarda, un sorrisetto stampato in faccia, la affiancano Maria e Charlie, una più stupida dell'altra, se vogliamo precisare, ma dietro ci sono studentesse che non avevo mai notato, non che mi sia mai importato molto.
Guardo Jessie decisa, ma con un pizzico di disperazione, vorrei che mi lasciasse in pace almeno adesso, così che mi possa cambiare in qualcosa di asciutto.
I miei occhi scavano nei suoi con intensità tale che lei non riesce a distogliere lo sguardo, voglio solo che se ne vada, continuo a pensarlo, provo a trasmetterle questo desiderio, riesco quasi a sentire le barriere della sua volontà cedere e permettere alla mia richiesta di entrare, insinuarsi nella sua mente.
Finalmente distolgo lo sguardo, sbatto un paio di volte le palpebre, Jessie fa lo stesso, il sorriso scompare dal suo volto, rimpiazzato da un'espressione vagamente sorpresa e confusa, le labbra sono una linea rossa, scuote la testa e si avvia nella direzione opposta alla mia, muovendosi come un'automa, seguita dalle due amiche che la guardano con gli occhi spalancati dallo stupore e le sopracciglia corrugate.
Mi prendo la testa tra le mani, in preda ad un forte capogiro, la mia vista si offusca per un attimo e mi sembra che le ragazze rimaste si fondano in una sola persona, gli occhi gialli, la pupilla verticale come i gatti, le labbra si increspano in uno strano sorriso, quasi inquietante, i denti affilati, oltre la prima fila si intravede una seconda e forse una terza, non vedo chiaramente.
La ragazza, anche se ormai non sembra più tale, si avvicina camminando lentamente, i piedi si trasformano in possenti zampe, così come le braccia mentre poggiano sul freddo pavimento, il corpo si ingrossa, i vestiti ridotti in brandelli dalle scaglie nerastre e dalla ruvida pelle di cui il corpo si sta ricoprendo, la testa smette di girare ma l'illusione non scompare, si fa anzi più nitida e reale.
- Ti abbiamo cercato a lungo, figlia della Sapienza, ora che ti abbiamo trovato non ti lasceremo scappare, non viva.
La voce graffiante e cupa sembra provenire da più parti, come un coro di voci diverse, ma in un certo senso uguali. La guardo stupita, l'adrenalina comincia a scorrermi nelle vene, la paura si fa spazio nella mia mente, ma non mi allontano, non ancora.
-c-cosa? Non capisco di cosa parli, non so chi sia questa figlia che stai cercando! Cosa sei? Rispondi!
La creatura è ormai a pochi passi da me, il ghigno si moltiplica, così come gli occhi animaleschi, mentre nuove teste compaiono e si allungano dal collo, ricoprendosi anch'esse di pelle coriacea, finchè non ho davanti a me una creatura mostruosa, sette teste sibilano, le lingue schioccano con un rumore sordo, gli artigli graffiano le piastrelle rosa antico.
La mia mente lavora alla velocità della luce, cos'è questa creatura? Perché mi ha chiamato in quel modo? Poi capisco..
- tu.. Sei un'Idra, non è vero? Una creatura mitologica, ma non può essere, non puoi esistere!
- sveglia la ragazza! sei una degna figlia di tua madre, Alexis Lancaster, peccato che non vivrai abbastanza a lungo da incontrarla!
La testa centrale carica verso di me, i miei riflessi si attivano, rotolo verso destra appena in tempo per non essere colpita, la morsa del mostro si chiude di scatto nel punto dove io sarei stata, se non mi fossi spostata in tempo.
Mi alzo fulmineamente in piedi, un'altra testa si avventa su di me, ma evito anche quella con un'agile balzo all'indietro, non avrei mai immaginato che la ginnastica mi avrebbe salvato, evidentemente mi sbagliavo. Per la prima volta volta nella mia vita ringrazio la mia minuta statura, ma credo sarà anche l'ultima, se non scappo.
Mi volto verso il giardino e corro il più veloce possibile, sento i muscoli delle gambe reagire prontamente al mio comando, ma non abbastanza in fretta da evitare gli artigli dell' Idra. Vengo scaraventata contro il tronco della quercia centenaria che domina il giardino interno della scuola, la schiena colpisce duramente la corteccia dell'albero lasciandomi per un momento senza fiato, boccheggio incapace di respirare, un dolore lancinante mi attraversa la spalla sinistra, la maglietta è strappata, dei tagli profondi mi attraversano la spalla dalla base del collo fino all'avambraccio, il tessuto della manica si macchia di rosso scarlatto.
Ancora mezza stordita cerco di rialzarmi, il rumore della pioggia mi riempie le orecchie, unita al sibilo persistente della creatura, la quale avanza verso di me più in fretta di quanto avrei sperato.
Una delle teste di destra si protende verso di me con le fauci spalancate, la temperatura si alza, mentre la gola della creatura si colora di rosso e arancione, il fuoco risale fino ai denti posteriori, lentamente, come per assaporarne il sapore, sempre che il fuoco ne abbia uno, non si può mai sapere.
Con un'ultimo sforzo mi muovo più velocemente di quanto avrei creduto possibile, ritrovandomi in un paio di secondi dalla parte opposta del giardino, la porta della mensa sembra così vicina, cerco di avvicinarmi, ma sono allo stremo delle forze, il dolore acuto al braccio mi martella la testa, l'odore di legno bruciato mi invade le narici, la quercia è in fiamme, ma la pioggia insistente spegne in fretta il piccolo incendio provocato dal fuoco dell'Idra.
Questa gira tutte le teste verso di me, i denti in mostra, il fuoco si sta rigenerando dalla testa precedente, ma stavolta non credo riuscirei a muovermi in tempo, la vista si annebbia, il calore mi brucia gli occhi, mi dico di restare cosciente, cerco invano di ripararmi il volto con le mani, posso già sentire il fuoco bruciarmi i vestiti, aspetto di essere investita dalla fiammata.. Ma questa non arriva.
Abbasso le mani e apro gli occhi che in precedenza avevo chiuso, un' ombra, più alta di me di almeno dieci centimetri, mi sovrasta, un grande scudo in una mano e una lunga spada dorata nella mano destra. All'inizio non capisco chi sia, poi riconosco i capelli biondi tagliati corti, le spalle larghe, il fisico possente, Jason.
La fiamma si estingue, Jason mi prende le spalle e mi scuote, vedo le labbra che si muovono, ma non sento le parole, poi sbatto gli occhi e mi risveglio dallo shock, i rumori scoppiano nelle mie orecchie, i colori si fanno di nuovo vivi e finalmente capisco cosa sta cercando di dirmi. Scappa. Il mio corpo si muove in modo autonomo, perché se lo comandassi io, probabilmente non mi sposterei di un centimetro. Mi ritrovo a correre dietro una colonna del portico ai margini del giardino.
Mi sporgo con la testa per cercare di capire cosa sta succedendo, l'Idra muove le teste in tutte le direzioni, intorno ad esso, delle figure si muovono con velocità e destrezza, riconosco Jason, si avvicina di soppiatto, forma un arco lungo e basso con la lama della spada, che ferisce il fianco scoperto della creatura,fiotti di sangue scuro sgorgano dal profondo taglio, il mostro lancia una specie di grido acuto e si avventa sul ragazzo, ma lui si allontana in fretta prima che una delle teste riesca a colpirlo.
Dalla parte opposta, Annabeth si difende dalle teste di sinistra con un pugnale di quello che sembrerebbe bronzo, ma che risplende al sole pallido di settembre come vetro, l'impugnatura ben salda nella sua mano, è formata da un complicato intreccio di fili metallici finissimi che termina all'inizio della lama.
Dopo qualche secondo da dietro una colonna compare Percy con una pesante spada dello stesso materiale dell'arma di Annabeth, evita con agilità gli artigli del mostro, con un salto arriva sulla groppa dell' Idra e affonda la spada fino all'elsa, poi la ritrae e si allontana velocemente, mentre la creatura sibila un'ultima volta, prima di trasformarsi in cenere.
Ritraggo la testa e mi accascio contro la colonna, mi accorgo di aver trattenuto il respiro fino a quel momento, il dolore che sembrava essere stato represso dall'adrenalina, mi investe come un'onda ancora più forte di prima.
Prima che me ne renda conto, Hazel è inginocchiata davanti a me, Frank dietro di lei parla fitto con Ryan, il quale cammina avanti e indietro per il corridoio senza bisogno delle stampelle, poi lo osservo attentamente e sbatto la testa contro la colonna dallo stupore, quando scopro che le sue gambe sono ricoperte di folto pelo castano e i piedi non sono piedi, bensì zoccoli, come quelli dei cavalli.
La tensione accumulata è troppa, le mie mani non mi sorreggono più e cadono lungo i fianchi, poi solo buio.A/N
Ta-ta-taaaaaaaaaaan
U.u scusate se ci ho messo tanto ma ho letto un sacco 😅😂
Muhahahhaa ed eccoci alla prima, anche se piccola, svolta nella nostra noiosa storia.
Cosa voleva l'Idra da Alexis? apparte ucciderla ovvio.
Il prossimo capitolo è quasi pronto, volevo fosse la stessa situazione dal punto di vista di qualcun'altro, vediamo chi indovina quale personaggio.
Cosa è successo che ha fatto cambiare così all'improvviso le intenzioni di Jessie?
Non lo so neanche io! Nah scherzo, io lo so, ma niente spoiler.Volevo aggiungere una piccola cosa: sono in fase lettura Eroi dell'Olimpo, quindi scusatemi se non so delle cose su i nostri personaggi, ma immaginate che la storia si ambienti in un tempo in cui sono tutti e sette, otto in realtà, insieme, senza tutta la storia originale.
Per chi non avesse letto Eroi dell'Olimpo, inserirò delle spiegazioni nel prossimo capitolo riguardo ai personaggi e alle loro particolarità, anche se alcune le scopriremo insieme ad Alexis nel corso della storia.
Con questo vi saluto
||Hope
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Figlia della Sapienza
AdventureAlexis Lancaster. Figlia di Robert Matthew Lancaster. Le persone normali per il proprio 16 compleanno, ricevono regali costosi, una macchina, una carta di credito, un viaggio lontano da tutto e tutti. Io ricevo un dono che potrà salvarmi da me stes...