Nella foto: il ragazzo misterioso ;)
Un dolore lancinante alla testa precede il mio risveglio. Cerco con fatica di aprire gli occhi ma quelli di muoversi non ne hanno la minima intenzione.
Dopo un paio di minuti, in cui vago in uno stato di dormiveglia, senza riuscire a muovermi, riesco a sbattere lentamente le palpebre, e un'intensa luce mi acceca.
Quando i miei occhi si sono abituati alla luminosità, mi guardo intorno sfruttando i margini del mio campo visivo, la testa mi fa troppo male per provare a spostarla.
Sono distesa su qualcosa di morbido e stretto, vicino a me ci sono tanti lettini candidi e vuoti e una leggera brezza soffia dalla finestra aperta al mio fianco.
Nonostante il dolore insopportabile, riesco a mettermi seduta, le gambe a penzoloni scoperte dalla veste bianca che indosso. Il leggero eco di passi precede una signora che riconosco essere l'infermiera della scuola, che adesso mi fissa con sguardo severo e sinceramente preoccupato.
- ti sei svegliata finalmente!
Che brutto calo di zuccheri che hai avuto. Signorina, cosa pensavi di fare? Saltare il pranzo? Ma siamo impazziti!
Fortuna che i tuoi amici ti hanno trovata e ti hanno portata qui, altrimenti ti saresti potuta far male.-
La guardo un attimo confusa, e poi ricordo.
Una serie di immagini mi scorrono davanti agli occhi, la bruciatura sul tavolo, Jessie, quella creatura mostruosa. A quel ricordo sento la spalla bruciare. Scosto la leggera manica della tunica e i miei occhi si allargano per lo stupore. Al posto dei solchi lasciati dall'Idra, ci sono solo leggere cicatrici biancastre. La donna si sta ancora affaccendando intorno a me, canticchiando tenue una melodia a me sconosciuta.
- M-mi scusi cosa è successo? Non ricordo bene.-
Lei si interrompe e mi si avvicina.
- Davvero non ricordi?-
Scuoto la testa in un cenno negativo e lei si siede ai margini del mio lettino.
- Sei svenuta mentre andavi a lezione, e alcuni studenti ti hanno portata qui ancora incosciente. Tuo fratello Calum mi ha detto che non hai fatto colazione stamattina e i tuoi compagni mi hanno rivelato che non avevi neanche pranzato.
Ormai però mi sembra tu stia bene, quindi puoi anche andare a casa. Spiegherò io al preside la tua assenza alle lezioni pomeridiane.-
L'infermiera lascia la stanza, ed io scendo dal lettino per cambiarmi i vestiti.
Una volta pronta, mi giro verso la porta ed il mio cuore perde un battito.
Un ragazzo è comodamente seduto su una delle poltroncine, lo sguardo fisso su di me. Sento il rossore salirmi alle guance, abbasso il viso sperando che non lo noti e lo sento ridacchiare sommessamente.
Alzo gli occhi su di lui e lo squadro da capo a piedi con le sopracciglia corrugate in un espressione perplessa.
Fisicamente non si può dire che sia brutto, al contrario, i tratti del viso sono affilati, ma al tempo stesso addolciti dalla forma piena delle labbra, i cui angoli sono adesso sollevati in un ghigno divertito. Gli occhi sono come due lastre di ghiaccio, impenetrabili, delle più svariate sfumature di azzurro e blu.
I capelli sono però ciò che più mi colpisce. Sono bianchi come la neve, folti e quasi argentei, alcuni ciuffi gli coprono in parte il viso.
Senza abbandonare quell'aria maliziosa, si alza dalla poltrona ed in un attimo mi è davanti. Mi supera in altezza di svariati centimetri, così che devo piegare la testa verso l'alto per riuscire a scorgere il suo viso.
- e tu chi saresti?-
Alzo ancora di più il mento, rivolgendogli uno sguardo di sfida, nonostante mi senta leggermente intimorita dalla sua figura.
- non ti facevo così sfrontata-
Mi restituisce lo stesso guardo, che se su di lui era stato inefficace, mi fa sentire a disagio e sento le guance avvampare di nuovo. Mi allontano leggermente per guardarlo meglio negli occhi e incrocio le braccia al petto, sulla difensiva.
- Ripeto la domanda. Chi sei? Da quanto sei qui?e soprattutto perché?
Vedendo la mia reazione, il suo sorriso si allarga ancora di più e negli occhi compare un luccichio folle e selvaggio, come quello di un animale selvatico di fronte alla preda.
- sono qui da un po'. O per lo meno, da abbastanza tempo da non perdermi il tuo spettacolino. Perché? Volevo avvertirti.-
Si avvicina di un passo, istintivamente indietreggio e punto il mio sguardo infuriato su di lui.
- Quale spettacolino? Ti pare il caso di spiare una ragazza!? E perché dovresti avvertirmi? Io non ti ho mai visto, cosa avresti a che fare con me?
Mi guarda ancora divertito, ma il sorriso si è affievolito e gli occhi sono imperturbabili e duri.
Mi si avvicina pericolosamente e mi squadra, passando lo sguardo su tutto il mio corpo prima che il ghiaccio si scontri ancora con il fuoco ardente dei miei occhi.
- Non c'era molto da guardare in realtà.- ghigna malizioso prima di avvicinarsi ancora. - e se proprio vuoi saperlo, Alexis- il modo in cui pronuncia il mio nome, sembra il sibilo di un serpente, mi fa venire i brividi e indietreggio ancora, ora chiaramente impaurita da questo individuo. - tu, hai molto a che fare con me. Non pensare neanche una volta il contrario, perché tutti gli uomini mi conoscono, prima o poi.-
Appoggia una mano al muro alle mie spalle e il suo sguardo si fa serio e aggressivo, lo sento bruciarmi la pelle.
- Sei stata fortunata questa volta. I tuoi amichetti eroi ti hanno aiutato, ma la prossima volta sarai sola. Mi sei sfuggita per poco, riuscivo già a sentire la tua anima scorrermi tra le dita, prima che quei mocciosi ti salvassero.
Presto mi apparterrai. Nel frattempo, renderò la tua vita un Inferno.-
Detto questo si allontana di colpo, chiudo gli occhi e quando li riapro è sparito.
Ancora frastornata da quello strano incontro, prendo le mie cose e corro a casa, chiudendomi in camera.
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Figlia della Sapienza
AdventureAlexis Lancaster. Figlia di Robert Matthew Lancaster. Le persone normali per il proprio 16 compleanno, ricevono regali costosi, una macchina, una carta di credito, un viaggio lontano da tutto e tutti. Io ricevo un dono che potrà salvarmi da me stes...