MARGO
«Smettila di intrometterti nella mia vita sessuale, inculo chi cazzo voglio!»
«Allora vai a fotterti qualche altro idiota senza cervello che mi ha fottutamente presa in giro per tutta la durata del liceo!»
«Porca puttana, il mondo non gira intorno a te, Margo!»
Dieci parole. Dieci parole abbatterono il mio egocentrismo, la mia testardaggine, il mio voler essere sempre e comunque dalla parte giusta, mai da quella del torto. Dieci stupide parole bastarono per farmi tacere, sospirare. «Va bene» dissi allora, passandomi una mano fra i folti capelli moro scuro, quasi nero.
Louis sbuffò. «Vado a farmi un giro» disse, per poi andarsene a grosse falcate.
Louis era il mio migliore amico da sempre, eravamo nati nello stesso ospedale, lo stesso giorno, con pochi minuti di differenza. Le nostre madri avevano legato molto durante il periodo passato in ospedale, e noi eravamo destinati fin da subito o ad essere grandi amici o ad essere nemici giurati. O magari ad essere amanti, come speravano tanto le nostre madri quando avevamo cinque anni, ma alla fine, precisamente dieci anni dopo, si erano arrese al fatto che Louis era totalmente ed irrimediabilmente gay, quindi che l'idea di stare con un essere privo di organo riproduttore maschile - alias io - lo faceva inorridire, e che non c'era speranza per un nostro futuro matrimonio. Per questo, io e lui optammo per la prima opzione: essere migliori amici. Veramente, essere gli unici amici fra di noi, finché a dieci anni non conobbi Giselle, studentessa modello e santarellina rompicoglioni, che trasformai in una specie di demone dai capelli biondi amante delle parolacce e delle sigarette, il terzo membro della nostra cricca. Solo noi tre, nessun altro. Solo noi tre in sala studio, solo noi tre a pranzo, solo noi tre in giro per Parigi alla gita per la fine dello scorso anno dopo esserci persi al Louvre. Litigavamo di rado in modo così brusco, anche se Louis e Giselle si sopportavano a stento, ma la maggior parte delle volte i nostri battibecchi duravano neanche mezza settimana, per colpa dell'ultima patatina rimasta nel pacchetto o di chi mi doveva accompagnare al concerto di una band che non piaceva a nessuno di loro due. Il nostro unico problema era la gelosia che entrambi nutrivano nei miei confronti, il loro litigarsi il mio affetto ogni volta che ce n'era l'occasione, come se non fosse già ovvio che io volevo bene ad entrambi allo stesso modo. Ma questo non bastava, a quanto pare.
Tornando a noi, io e Louis non avevamo mai litigato così. Principalmente perché ci rispettavamo reciprocamente e sembrava sempre che le decisioni dell'uno dipendessero dall'altra, e lui aveva rotto questo equilibrio fra di noi, questo equilibrio che non avevo mai avuto con nessun altro, nemmeno con Giselle, con cui litigavo ogni due per tre per cose stupide, come chi dovesse mettersi il vestito più carino o chi delle due piacesse di più ad un certo ragazzo di cui ci eravamo innamorate al secondo anno di liceo.
«È stata colpa mia» sussurrai alla fine, quando ormai lui se n'era andato a fumare chissà dove in quell'autogrill, decisa a scusarmi non appena fosse tornato per evitare la fine della nostra amicizia per un motivo così stupido. A volte l'orgoglio si può mettere da parte per un amico, soprattutto se è quello che quando avevi quattordici anni veniva a casa tua nel cuore della notte a portarti una pizza e dei fazzoletti perché il tuo ragazzo ti aveva rovinosamente piantata davanti a tutta la scuola. Uno shock per una ragazzina appena entrata nel clima dell'adolescenza, clima che purtroppo ti risucchia e non ti fa più uscire finché non maturi un po', e per quello ci vuole molto tempo.
Forse meno tempo di quello che impiegai aspettando inutilmente che Louis tornasse, ma che mi sembrò lo stesso un'eternità, eternità che alla fine conclusi alzandomi da quello scomodo sedile di quello stupido mezzo di trasporto conosciuto anche come autobus, e iniziando ad incamminarmi verso l'uscita più che arrabbiata, forse furiosa senza un apparente motivo sensato, per poi notare un ragazzo biondo e davvero, davvero bello seduto qualche posto davanti a me e rimanerne totalmente abbagliata, mentre quasi inciampavo nei miei stessi passi scendendo dal pullman alla vista del suo mezzo sorriso sbilenco, appena accennato, seguito da una risatina fatta sottovoce per non risultare maleducato alla vista della mia goffaggine.Scritto da druniall
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Strangers. || Niall Horan ❁ Larry Stylinson
FanfictionNiall e Margo incrociano i loro sguardi tra i vetri dei loro autobus durante una pausa in autogrill. Margo fa parte di una scuola francese in scambio culturale a Londra, Niall è stato costretto dai suoi amici a partecipare alla gita nella bellissima...