5. no broken hearts in the club

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NIALL

Un urlo di eccitazione da parte di Harry mi svegliò. Venni scosso più volte prima di riuscire volontariamente ad aprire gli occhi, per poi essere accecato da una luce artificiale.
«Svegliati, ti prego!» mi pregò.
«Sono già sveglio» biascicai con ancora la voce impastata dalla notte, «ma ora sarà meglio che tu mi dia una spiegazione logica per questa interruzione traumatica del mio sonno.»
«Louis!» si giustificò «È a Londra! Sta andando in un locale qui vicino!»
Sospirai, buttando la testa all'indietro sul cuscino. Non avevo intenzione di alzarmi e seguirlo nella sua ennesima idea folle. Portai il piumone oltre la testa. «Lasciami dormire, domani dobbiamo visitare un sacco di posti.»
«Ma Niall, sai quanta voglia io abbia di rivederlo! Ti prego, giuro che ti lascerò fare qualunque cosa tu voglia. Accompagnami solo da quel ragazzo.»
Non risposi. Il riccio mi fece scivolare dalle mani le coperte, costringendomi a guardarlo. Le sue labbra formularono un ultimo "ti prego" prima che mi arrendessi. Subito iniziò a saltellare e battere velocemente le mani tra di loro.
«Fai silenzio, rompipalle!» Lui sorrise, per poi avventarsi su di me e stringermi in un abbraccio, una volta in piedi.
«Grazie» sussurrò, aumentando la presa.

Harry accettò senza nessun capriccio le regole stabilite da Mr. Stone, il nostro insegnante: non bere, non cacciarsi nei guai, tornare all'albergo prima delle sei e non ingravidare ragazzine ubriache (forse una delle più semplici da rispettare una volta conosciuto il suo orientamento sessuale). Il riccio saltellò per la grande città come un bambino, estasiato dall'idea di vedere nuovamente occhi blu.
Fu una gioia riconoscere nuovamente nelle sue iridi la voglia di vivere che aveva perso dopo che quel coglione lo aveva fatto cadere a pezzi, come se fosse stato di vetro. Gli aveva tolto ogni speranza di essere amato nonostante la sua posizione critica nella società. Sapevo che Harry stava bene in compagnia di Jason, era come se fosse l'attimo di pace che faticava a concedersi.
Più li osservavo, più mi convincevo che lui era quello giusto, che avrebbe portato il castano all'altare e che avrebbe messo in discussione ogni singola certezza per stargli accanto, ma mi sbagliavo.
Era solo uno come gli altri, una nuova definizione di stupidità. Mi deluse in un modo talmente inaspettato che lo odiai profondamente. Aveva distrutto il mio migliore amico, lo aveva umiliato e messo in ginocchio davanti alla sua crudeltà e non potevo perdonarlo. Non avrei mai potuto farlo.
Il riccio si fermò per qualche secondo, aspettando che lo raggiungessi.
«Pensi che mi voglia rivedere?» mi interpellò una volta accanto a lui.
«Altrimenti perché ti avrebbe lasciato il suo contatto facebook, cosciente che tu potessi vedere ogni suo contenuto?» Lui sorrise, annuendo.
Presi l'amico per un polso, costringendolo a guardarmi negli occhi.
«Giurami solo che sai cosa stai facendo, che non permetterai a un altro coglione di spezzarti il cuore, umiliandoti davanti a tutti. Che, nel caso non dovesse finire bene, non consentirai alla depressione di riportarti dentro quel vortice.» sussurrai con tono autoritario.
«Louis non è come gli altri, c'è qualcosa che lo differenzia. Sento che è la mia seconda occasione dopo Jason, fidati di me» pronunciò quelle parole con tale convinzione che gli credetti.
«Promettimelo, solo questo» lo scongiurai «sono stanco di vederti triste.»
«Ma ora sono felice» esclamò eccitato, «sono così dannatamente felice che non riesco neanche io a crederci, mi sento vivo, dopo tanti mesi.»
«Sì, ma appena questa felicità finirà...» provai a intervenire, ma lui mi fermò.
«Non voglio pensare a quando sarà esaurita, voglio essere me stesso. Sono stanco anche io di vivere dentro il dolore, nascosto tra le mie coperte a piangere per un amore mai esistito. Voglio prendere in mano quello che sento potrà essere il mio futuro, voglio costruire ogni singola emozione da solo, non posso più dipendere dalla droga. Non puoi neanche tu, abbiamo già commesso troppi sbagli. Io ti prometto che non li rifarò, però promettimi che uscirai da quello schifoso giro che spaccia merda. Promettilo e continueremo a vivere per davvero, senza nessun altra pillola o polvere.»
Quelle parole ferirono più di un coltello, ma non potei fare a meno di accettare. Ero esausto di quella situazione, di spendere soldi per poche ore di spensieratezza per poi tornare alla solita schifosa vita, senza di lei.
Harry mi strinse in un abbraccio e alcune lacrime mi rigarono il volto. I miei migliori amici e la sconosciuta dell'autobus erano le ultime chance per poter ricominciare, e non le avrei sprecate.

Il locale era più distante di quanto noi credessimo, ma ce la cavammo in meno di un quarto d'ora. Dopo i giuramenti fatti in quella strada mi sentivo più leggero, come se tutti i problemi fossero scomparsi. Tuttavia, una volta che le mie narici annusarono il forte odore dell'alcol dentro la stanza, decisi di prendermi un po' di tempo per me e andare a bere un caffè. Avevo augurato a Harry in bocca al lupo e successivamente mi ero congedato, guardandolo saltellare all'interno della discoteca, sorridendo. Speravo davvero che quel Louis potesse ridargli tutto quello di cui Jason lo aveva privato. Avevo rinchiuso in quegli occhi blu e quello spirito impetuoso tutta la spensieratezza e la felicità che auguravo a Harry, e confidavo che quel ragazzo lo avrebbe fatto tornare quello di una volta, come meritava di restare ed essere ricordato.
Appena entrai dentro la caffetteria un'ondata di ospitale caldo mi costrinse a togliere la giacca. I tavoli erano tutti vuoti tranne uno in fondo alla sala, in cui sedeva un vigile del fuoco, probabilmente in pausa. Mi sedetti sopra allo sgabello proprio di fronte al banco della barista. Domandai un cappuccino e attesi in silenzio. Era incredibile quanto Londra riuscisse ad aumentare di fascino durante la notte, quando la maggior parte delle persone erano a dormire. Il panorama pieno di luci mi tranquillizzava e allo stesso tempo scaturiva in me una voglia inspiegabile di esplorare ogni angolo, ogni vicolo, ogni casa che quella città possedesse. Fin da bambino amavo ipotizzare la vita di chi, per una ragione o per l'altra, percorresse le strade di Mullingar. E ho sempre continuato a farlo, nonostante gli anni passassero e io crescessi.
Ma poi telefono vibrò dentro alla mia tasca, risvegliandomi dai miei pensieri, e io con un movimento veloce della mano lo sfilai da essa.

Messaggio da Hazza:

"Oddio Niall! Neanche puoi immaginare cosa è successo!
Ci ha spudoratamente provato con me ed è così sexy nei suoi
skinny jeans! Appena mi ha visto mi ha salutato con un abbraccio
e un bacio sulla guancia e... cazzo! Ed è solo la seconda volta che ci vediamo!
Dimmi che non è un sogno."

Ridacchiai prima di digitare la risposta:

"Ehi caro Harold, calma gli ormoni e di' a quel tappo di tenere a posto le mani, che altrimenti mi sente!
Se vuole fare qualcosa di sporco glielo proibisco categoricamente! Specialmente se si tratta di farlo in quei schifosi bagni.
Ti vengo a prendere tra un'ora e mezza, non fare cazzate."

Appena il mio cappuccino fu sul tavolo, lo afferai e uscii, pronto a godermi la tranquillità di Londra.

Halo!

Scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare, ma tra le interrogazioni, le vacanze e seri problemi in famiglia non ho proprio trovato un minuto disponibile. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto nonostante la lunghezza abbastanza limitata.
Volevo farvi sapere che ora potete trovare me e la mia soulmate anche su twitter con il nick di sovulswriters, lo stesso di wattpad.

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Scritto da adovrelovato

Strangers. || Niall Horan ❁ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora