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Pov's Francesco

Salimmo subito il macchina e guidai velocemente fino all'ospedale. Bea stava avendo delle contrazioni fortissime, mi sentivo impotente davanti al suo dolore e alla sua sofferenza. Appena arrivati la fecero mettere su una sedia a rotelle e la portarono via, io intanto compilai i dati dell'accettazione, poi la raggiunsi nella stanza in cui l'avevano messa. Era sdraiata sul letto che si contorceva per trovare la posizione in cui sentiva meno dolore, ma sembrava non trovarla. Mi sedetti a fianco a lei, su una sedia.
-Respira, andata tutto bene- non sapevo che dirle, le presi la mano e lasciai che lei la stringesse quando sentiva la contrazione. Un'infermiera entrò con una cartellina e si mise seduta alla fine del letto di Bea.
-Allora come andiamo?- chiese cercando di rasserenarci.
-Le contrazioni sono fortissime ma non sono vicine tra loro- le disse, era abbastanza calma in questo momento.
-Bene, ancora non siamo vicini al parto, quindi cerca di distrarti, vai a fare una passeggiata per i corridoi magari, ma non pensare di partorire, adesso- ci disse uscendo, ne deve aver viste tante di situazioni così, io ero spaventato a morte. Presi la mano di Bea e l'aiutai ad alzarsi. Percorremmo il lungo corridoio dove si trovava la sua stanza, passammo davanti a molte stanze con già appesi sulla porta i fiocchi rosa o azzurri, sentimmo i pianti di bambini arrivati da poco e vedemmo la gioia dei padri che cullavano i figli fuori dalle stanze. Tornammo in camera e Bea si sdraiò sul letto. Presi il telefono e chiamai mia madre.
-Mamma- la voce mi mancava, era emozionato, agitato e anche un po' spaventato.
-Che succede? Tutto bene?-
-No, cioè si, insomma siamo all'ospedale, Beatrice sta per partorire-
-Chiamo le ragazze e partiamo subito, a dopo- riattaccai e composi velocemente il numero della madre di Bea, le dissi le stesse cose che dissi a mia madre, solo che lei mi rispose che stava lavorando e che sarebbe arrivata la sera. Infine chiamai i ragazzi, dovevano esserci. Rimasi tutto il pomeriggio in stanza con Bea, mi faceva star male vederla soffrire senza che io potessi fare niente.

Arrivarono per prime mia madre con le mie sorelle, le andai a salutare e poi arrivano anche i ragazzi, erano agitati anche loro. Erano le 20 e ancora il bambino non era pronto per nascere, le infermiere facevano avanti e indietro dalla stanza ma non facevano entrare nessuno a parte me. Io stavo vicino a Bea, le tenevo la mano e le sussurravo parole dolci cercando di tranquillizzarla. Era agitata anche lei, le contrazioni si fecero sempre più ravvicinate e un' infermiera entrò di corsa, si mise davanti al monitor e chiamò una dottoressa. La dottoressa entrò velocemente, guardò i vari punti che le indicava l'infermiera e infine annuì.
-Ragazzi, è ora che il vostro piccolo venga alla luce ma purtroppo ci sono delle complicazioni e dobbiamo portarla in sala operatoria- la trasferirono velocemente da un lettino ad un altro e la portarono via, io seguii i medici ma arrivati davanti alla sala operatoria non mi fecero entrare. Andai nella sala d'attesa insieme agli altri, era piccola e ceravamo solo noi.
-Tutto bene? Come sta Bea? È nato?- mi tartassarono di domande non appena entrai.
-L'hanno portata in sala operatoria, ci sono state delle complicazioni- tutti trattennero il fiato per un secondo. Riccardo si alzò e mi venne vicino, mi diede una pacca sulla spalla, aveva notato che ero super agitato.
-Andrà tutto bene vedrai, tra poco potrai tenere tuo figlio tra le braccia- a quel pensiero mi calmai un attimo ma appena tornati a pensare che Bea era dentro una sala operatoria per delle complicazioni mi agirai di nuovo. Uscii da lì e camminai avanti e indietro lungo il corridoio. Andai davanti alla sala operatoria e mi misi seduto su una piccola panca.

I minuti passavano come fossero ore, poi alla fine la porta di quella sala si aprii e un lettino ne uscii, trasportato da 4 infermieri. Sopra c'era Beatrice in tutta la sua bellezza, aveva le guance leggermente arrossate e stava dormendo, probabilmente era sotto anestesia. Li seguii fino in camera dove la rimisero sul suo letto, ma non vidi ancora il bambino, così mi avvicinai ad un infermiere, sembrava simpatico.
-Scusi, dov'è mio figlio?- gli chiesi agitato.
-Sta facendo dei controlli, sarà qua tra poco- immaginai fossero i controlli di routine così mi tranquillizzai mi sedetti vicino a Bea, le presi la mano e lei piano piano aprì gli occhi.
-Sta bene?- fu la prima cosa che mi chiese ed ero contento così.
-Sì, sta facendo dei controlli- le baciai la fronte poi il naso ed infine la bocca, lì mi soffermai un po' di più.
-Sei stata bravissima- mi fece un sorriso debole. In quel momento entrò in stanza un'infermiera, teneva tra le braccia un fagottoino azzurro, era nostro figlio. Si avvicinò e lo mise nelle braccia della madre, era così bello, aveva ancora gli occhi chiusi e sembrava così delicato. L'infermiera si avvicinò a noi con una cartellina.
-Allora il bimbo pesa 2.8 Kg ed è perfettamente sano, ora devo mettervi i braccialetti, posso sapere il cognome?- io e Bea ci guardammo, sorridemmo e dicemmo insieme:
-Pierozzi-

Ecco l'ultimo capitolo, spero che questo racconto vi sia piaciuto, aspetto i vostri commenti, anche sul finale. Baci ❤️

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