#Ashton#
I polmoni mi stanno esplodendo, le gambe iniziano a cedermi ma io corro lo stesso, corro per Kiara senza rallentare mai.
Dopo la chiamata ho iniziato a correre verso la casa dei signori Belikov.
Ho ancora le lacrime agli occhi, e la paura che possa esserle successo qualcosa di male mi stringe la gola ed il cuore.
Cosa faceva male? Cosa? Che le avevano fatto?
Rischio di essere investito e vado a sbattere contro decine di passanti che mi imprecano dietro urlandomi di stare più attento, ma non ho tempo per loro, voglio solo che Kiara torni a casa, che torni fra le mie braccia, che possa rivedere il suo sorriso, ed i suoi occhi.
Finalmente arrivo alla villetta di Kiara, sembra più buia, più triste da quando non c'è più.
Batto forte sulla porta impaziente di entrare, le mie gambe non smettono di tremare, e ogni respiro equivale a milioni di aghi che mi bucano il petto.
Viene ad aprirmi Faith, gli occhi stanchi, i capelli scompigliati e due grandi e profonde occhiaie.
"Ashton? Ashton dio mio che hai fatto? Vieni dientro"
Mi preme una mano delicatamente dietro la schiena e mi fa sedere sul divano.
Dopo poco sento Il signor Belikov scendere le scale e velocemente entra in soggiorno anche lui.
"Ashton?!"
"H-ho..."
Non riuscivo a respirare, figuriamoci a parlare, annaspavo per cercare aria.
"Ashton prendi fiato"
Faith corre in cucina a prendermi un bicchiere d'acqua.
Bevo solo un piccolo sorso e dopo poco inizio a sentirmi meglio.
"H-ho notizie di Kiara"
Tutti e due si stringono attorno a me con aria incredula.
"Oddio la mia bambina, s-sta bene vero?"
Il signor Belikov sembrava di nuovo sull'orlo delle lacrime.
"S-si, m-mi ha chiamato poco prima, non m-mi ha detto dov'è, continuava a ripetere che faceva male, e di venirla a prendere"
"Io lo ammazzo...IO LO AMMAZZO"
Il signor Belikov sferra un pungo contro la parete.
"D-dimitri.."
Faith si avvicina a lui con gli occhi preoccupati e lucidi e lo abbraccia da dietro, sembra subito rilassarsi.
"Se andiamo dalla polizia possiamo rintracciare il cellulare, ed è tutto finito"
Faith si fa stringere fra le sue braccia e gli appoggia la testa sul petto.
"Ve lo giuro signori Belikov, la troverò"
#Kiara#
La macchina continuava a camminare da ore, ero sicura solo di una cosa: non eravamo più nel Maine*.
La testa mi scoppia, il dolore nel bassoventre sta diventando insopportabile, vorrei sparire dal mondo e piangere tutte le mie lacrime.
Le gambe continuano ad essere di gelatina e continuano a tremarmi, sento i brividi in tutto il corpo, voglio scendere...
Sento un dolore all'altezza dello stomaco voglio scendere...
Il dolore si trasforma presto in nausea, mi prende tutta la gola e la bocca faccio fatica a chiuderla.
Respira, respira piano...
Sento la bile salirmi dallo stomaco e arrivarmi in gola.
Devo fermarmi.
"FERMATI! "
Urlo con una forza che neanche io sapevo di avere, Alec spaventato dalla mia improvvisa azione inchioda su quella che sembra una strada di montagna.
Sopportando il grande dolore a tutti i muscoli riesco ad alzarmi dai sedili senza svenire e aprire la portiera della macchina e in pochi secondi sono in ginocchio per terra a vomitare.
Sento una mano stringermi i capelli e sollevarli in una coda alta.
Dopo aver finito mi accascio seduta sull'asfalto, sento di essermi liberata da un peso.
Mi pulisco la bocca con il dorso della mano e mi trascino fino alla macchina dove mi metto seduta con la schiena appoggiata su di essa.
"Stai bene?"
Prova a toccarmi il braccio ma mi tolgo velocemente, solo a pensare alle sue mani sul mio corpo di nuovo mi venivano milioni di brividi.
"N-non toccarmi"
Sento la gola bruciare, e la bocca improvvisamente asciutta.
"T-ti ho già detto che mi dispiace, m-mi servi per mandarlo via ok? Per mandarlo via, per farlo sparire per sempre dalla mia testa, sono sicura che tu ci riuscirai, non abbandonarmi, ti prego io ti amo"
Sollevo la mano sinistra dall'asfalto e gli tiro un forte schiaffo.
"T-tu non devi permetterti di parlarmi così chiaro?! N-non devi"
"Ti prego Kiara io-"
"No, tu non puoi fare niente, devi solo lasciarmi in pace, lasciami andare lasciami andare via dal mostro che sei"
Provo ad alzarmi per rientrare nella macchina ma come mi aspettavo le mie gambe cedono sotto il mio peso, una forte fitta al bassoventre mi fa ricadere a terra.
"F-fatti aiutare"
Prova a mettermi un braccio dietro la schiena per sollevarmi.
"No!"
Sposto il suo braccio bruscamente e inizio a strisciare verso la portiera.
Dopo averla aperta con la forza delle braccia mi tiro sul sedile posteriore e ricado su di essi dopo essermi sollevata qualche secondo sulle mie gambe tremanti.
Decido di mettermi seduta anche se la testa mi scoppia.
"Kiara io..."
"Non parlare, non parlare ti prego"
Chiude lo sportello e dopo poco mette in moto.
Mi aspettano altre due ore di viaggio.
Siamo in Kentucky.
Riconosco il posto, ci sono stata quando ero piccola con i miei genitori.
Dopo circa un altra mezz'ora si ferma davanti ad una casa costituita principalmente da assi di finto legno colorate di indaco, una villetta immersa nel verde con un enorme giardino ed un ciliegio spoglio che però ne domina la figura.
Sento un brivido di freddo e fremo leggermente una volta scesa dalla macchina, ho accettato l'aspirina che Alec mi ha offerto in una stazione di servizio, stavo troppo male, ora sto decisamente meglio, anche se sento spesso fitte al bassoventre e a volte continua a scendermi sangue, non voglio dirlo ad Alec, non ora.
"Hai freddo?"
Alzo lo sguardo, le sue guance sono arrossate credo per la bassa temperatura i suoi occhi verdi sono belli, ma spenti, guardo le sue lunge dita stringersi intorno alla manica destra della sua giacca di pelle per poi sfilarsela.
Si avvicina a me lentamente, continuo ad indietreggiare, è l'unica cosa che mi viene da fare.
Vorrei correre, correre lontano da lui, scappare e nascondermi, ma non riesco, riesco a malapena stare in piedi, non riuscirei ad arrivare da nessuna parte, devo solo aspettare.
"Shh non voglio farti male"
"Non voglio la tua cazzo di giacca"
Quelle parole sembrano ferirlo, con aria triste si rimette la giacca con un gesto rapido.
Si avvia verso la porta della casa, lo seguo a distanza di sicurezza.
Arriva fino alla veranda, i tre scalini di legno scricchiolano sotto il suo peso ma non sotto il mio, il legno è vecchio e umido, i miei piedi nudi salgono i tre gradini fino alla veranda dove si fermano mentre Alec bussa un po' violentemente alla porta.
"Cy? Cy apri questa maledetta porta!"
Dopo qualche secondo una chioma bionda simile a quella di mio padre spunta fuori dall'entrata.
"Non devi sfondarmi la porta coglione"
Ha due profondi occhi marroni, dalle braccia sembra che abbia un fisico muscoloso.
Sposta lo sguardo su di me, e sorride compiaciuto.
"L-lei è Kiara"
"Lo vedo bene, Vieni più vicino bambolina"
Non mi muovo di un centimetro, la paura mi stringe lo stomaco.
"Cy lasciala stare, l'ho portata qui solo per tenerci al sicuro, tu non devi neanche guardarla chiaro?"
Cerco in tutti i modi di tirare giù la maglietta per coprire più parte di coscia possibile, sto morendo dal freddo.
Il mio labbro inferiore comincia a tremare come i miei denti, stringo forte le braccia buttando fuori una nuvola di aria condensata dalla bocca.
"Venite dentro"
Appena metto piede sulla moquette un incredibile sollievo mi avvolge il corpo, il fuoco scoppiettava nel camino dietro a due divani bianchi paralleli un tavolino di vetro basso è posizionato al centro.
"Vieni, non ti mangio mica"
Cy inizia a ridacchiare, io non ci trovo niente di divertente, poche ore prima il suo "amico" mi aveva violentata.
Alec era uscito a prendere i borsoni in macchina ero da sola.
"Siediti sul divano, sembri stanca"
Mi siedo ditubante su uno dei due divani ed inizio a guardare il fuoco.
"Ecco qui"
Mi porge una coperta pesante che non tardo ad avvolgermi intorno alle spalle.
Rannicchio le ginocchia al petto e appoggio la testa sulla spalla sinistra.
Sento di nuovo la porta riaprirsi e con lui arriva una grande folata di vento gelido mi sbatte sul viso. Chiudo gli occhi per rilassarmi un po e mi distendo quasi completamente sul divano.
"Alec?"
Dice quasi sussurrando Cy, crede che io stia dormendo.
"Che diavolo le hai fatto"
"Lo sai Cy, mi ha fatto arrabbiare, sai cosa mi succede quando mi arrabbio, e non ci ho visto più, dio mio non volevo, non volevo farle questo, sono sicuro che lei riuscirà a mandare via quel mostro, ma non riesco a controllarlo quando viene fuori...i-io non posso credere d-di aver fatto del male ad una creatura così bella e indifesa"
Alec sta piangendo, faccio di tutto per mantenere un espressione neutrale.
"L'hai stuprata?! Dio mio Alec, è così piccola guardala, riesce a malapena a stare in piedi, non pensare che io ti conosoli, non questa volta"
Sento una mano ruvida e calda accarezzarmi piano la guancia, non è quella di Alec, il profumo è completamente diverso.
"Piccola mia,dormi tranquilla ci sono io qui"
Faccio di tutto per non tirargli un calcio nelle palle o uno schiaffo, perché dovevo essere di qualcuno?! Era odioso non ce la facevo più, volevo piangere.
"No, n-non chiamarla così.."
La voce incerta di Alec fa bloccare i movimenti di Cy sulla mia guancia.
Fa scivolare un braccio dietro la mia schiena e uno sotto le mie ginocchia e mi solleva dolcemente dal divano.
"La porto nel letto, tu vedi di procurarle qualcosa con cui vestirsi"
Sale delle scale anchesse in legno e mi porta al piano superiore dove la temperatura è leggermente più alta.
Dopo poco sento che mi posa su un morbido materasso leggermente freddo.
Mi rimbocca le coperte mi sposta i capelli dagli occhi mettendomeli dietro l'orecchio.
"Dormi bene piccola"
Mi lascia un bacio sulla fronte ed esce dalla stanza spengendo la luce.
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*Stato in cui si trova Portland