#Kiara#
Alec non aveva sentito, continuava a guardarmi con occhi spenti e vuoti, mormorava parole che non stavo ascoltando.
Sento i passi salire le scale, faccio un grande sospiro.
Succede tutto in pochi secondi, Cy guarda il mio corpo pieno di lividi e le mie lacrime sulle guance.
La schiena di Alec sbatte violentemente contro alla parete.
"Coglione di merda! Ti avevo detto che non dovevi toccarla porca puttana, tu non devi toccarla merda"
Gli sferra un forte pugno sulla mascella, il sangue macchia il pavimento.
Alec tossisce pesantemente e quando finalmente lo lascia si accascia sul pavimento portandosi le mani al petto respirando affannosamente e sputando sangue.
Cy corre immediatamente da me con un aria preoccupata.
"Oddio scricciolo che cosa ti ha fatto?"
Le sue braccia circondano il mio corpo e il suo calore mi avvolge, crollo di nuovo, i singhiozzi mi scuotono il corpo e faccio quasi fatica a respirare fra uno e l'altro.
"Shhh ci sono io ora a proteggerti, giuro che non ti lascerò mai più da sola in casa con quel mostro, te lo giuro"
Si stacca dolcemente e mi toglie i capelli dal viso, passa il pollice sulle guance per asciugarmi le lacrime come faceva sempre, e infine mi lascia un bacio sulla fronte.
"H-ho paura di essere incinta Cy.."
"Cosa?!"
"N-non lo so è due mesi che vado avan..."
"Cosa? Cosa diavolo stai dicendo?! È due mesi che sopporti tutto questo?"
Abbasso lo sguardo sulle mie mani.
"Sì.."
Si rigira verso Alec che adesso era seduto con la schiena contro al muro e continuava a tossire.
"Io ti ammazzo pezzo di merda"
Si rifonda contro di lui che questa volta non ha il tempo di ribattere, le parole escono dalla mia bocca prima che possa comandarle
"Basta Cy basta!"
Sembra tornare in se stesso si alza dal pavimento e sollevando duramente Alec per un braccio come se fosse un bambino esce dalla stanza.
Mi accascio sul letto stringendo forte la maglietta rossa di mio padre, ha ancora un po' del suo profumo.
Mi manchi tanto papà.
#Ashton#
Guardo la casa, quei pochi metri mi dividevano da lei, dopo due mesi che non la vedevo più, rintracciare il numero non era stato facile ma ora eravamo qui.
Sto venendo a prenderti piccola.
Stringo forte la sua collana, la tengo sempre nella tasca da quando non c'è più, mi da conforto.
I signori Belikov scendono dalla macchina insieme a me, Faith è sull'orlo delle lacrime, Dimitri ha un espressione incredibilmente seria, ma comunque continua a stringere sua moglie fra le braccia.
Ci avviciniamo lentamente all'abitazione, davanti a noi gli agenti di polizia camminano con le pistole alzate.
Buttano giù la porta e ci troviamo in un salotto molto moderno, vuoto.
"È probabile che tenga la ragazza nello scantinato..con me solo i familiari..."
Lo sceriffo fa segno di scendere per le scale buie di quella che sembrava una cantina.
Arriviamo davanti alla porta, l'emozione è talmente forte che mi pizzicano gli occhi per le lacrime, ma cerco di trattenerle.
Lo sceriffo apre la porta all'improvviso.
Quello che mi trovo davanti è un enorme cantina abbastanza luminosa, al centro un letto matrimoniale disfatto.
Lei non c'era.
Dimitri cammina velocemente in tutta la stanza, ma di lei non c'è traccia.
" Dimitri.."
La voce di Faith è smorzata dai singhiozzi.
Ha gli occhi rivolti verso il copriletto, mi avvicino e vedo la grande macchia di sangue, e collego immediatamente tutto.
"NO CAZZO NO!"
Dimitri appena vista la macchia sferra un forte pugno alla parete.
"NON C'È L'HA PORTATA VIA QUEL FIGLIO DI PUTTANA, DOV'È?! DOV'È MIA FIGLIA?! "
In quel momento Faith crolla per terra, iniziando a piangere, Dimitri corre immediatamente da lei per darle un po' di conforto.
E riguardando la macchia di sangue sul copriletto le lacrime che avevo provato a trattenere escono fuori come un fiume in piena.
Non lei non lei, non riuscivo a sopportare l'idea che le mani di qualcun'altro la toccassero in quel modo, quasi mi sembrava di sentire il suo pianto, mi tappo le orecchie con le mani lasciandomi scivolare sul pavimento, chiudo forte gli occhi e altri singhiozzi mi scuotono il corpo.
Era tutta colpa mia.
Quando ho il coraggio di aprire gli occhi mi trovo seduto per terra ai piedi di quel maledetto letto.
Un pezzo di carta bianco sotto la rete del letto attira la mia attenzione.
Allungo la mano per prenderlo, sotto il letto è pieno di polvere, quando ritiro fuori il quaderno noto subito la scritta "Help me" a caratteri cubitali.
Ci passo una mano sopra, una lacrima bagna il foglio, è la sua scrittura, lei era stata davvero qui e c'era speranza che stesse bene.
Sfogliai varie volte il quaderno di disegni cercando qualche prova, qualche indizio.
Mi fermo su una pagina disseminata di occhi verdi, ce ne saranno stati una decina alcuni più grandi altri più piccoli, giro la pagina leggermente raggrinzita, ci aveva pianto sopra.
Nella pagina seguente era raffigurato un ragazzo, i capelli marroni e gli occhi verdi che avevo visto prima, teneva stretta fra due dita una sigaretta, le braccia muscolose erano cosparse di tatuaggi particolari.
Mi alzo asciugandomi le lacrime con la manica della felpa e mi avvicino ai corpi stretti in un amaro abbraccio di Faith e Dimitri.
"I-io credo di avere trovato qualcosa"
Si staccano lentamente, Faith ha le guance rigate di lacrime e gli occhi fortemente arrossati.
Senza dire una parola gli porgo il quaderno disegnato.
Faith lo prende con mani tremanti ed inizia a sfogliarlo lasciando deboli singhiozzi.
"È suo.."
Dimitri stringe la presa intorno al suo bacino, sembra sul punto di vomitare.
"Aspetta.."
Si ferma sulla pagina piena di occhi, girata quella pagina il quaderno cade senza fare rumore sul pavimento chiudendosi.
"A-alec."
Dimitri si risveglia da suo stato di trance.
"No, no no, LO SAPEVO CAZZO LO SAPEVO, QUEL PEZZO DI MERDA"
"Dimitri basta.."
Faith è esausta, si vede da come continuamente cerca di fermare il marito.
Ormai Dimitri si era lasciato al pianto.
"Alec, alec è lui, è lui, quei tatuaggi, o mio dio.."
Faith si porta una mano alla bocca singhiozzando più forte, devo uscire da lì, non ce la facevo più.
E inizo a correre, corro per le scale dello scantinato.
"Non lo so, io ho paura che quella ragazza sia morta, non può essere ancora viva diamine!"
Lo sceriffo continua a sostenere della sua morte, io non posso accettarlo, non può essere così facile.
Esco da quella maledetta casa cercando di respirare aria pulita.
E la cosa che mi viene più istintiva da fare è urlare, urlo a pieni polmoni,l'urlo più liberatorio della mia vita.
Mi sento davvero meglio, almeno le lacrime avevano smesso di scendere, ora dentro di me avevo solo una grandissima rabbia, perché nessuno poteva permettersi di toccarla,nessuno poteva permettersi di farle del male, non così, non quando non posso starle accanto.