Capitolo 1

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Osservai la mia immagine riflessa nello specchio, sistemando minuziosamente la chioma castana che mi caratterizzava. Ero sempre stata una maniaca della cura del capello, questo perché, diciamocelo, i miei capelli sono favolosi, e li amo per la loro perfezione. Poco modesta, direte. Semplicemente odio la falsa modestia.
Portai una mano sotto l'occhio, passando lievemente un dito sulle lentigini che vivacizzavano la parte superiore delle guance.
Sorrisi, lasciando che le fossette comparissero senza nessun velo di imbarazzo ed uscii dal bagno della mia camera di dormitorio, così da lasciarlo alla mia compagna.
Guardai l'orario alla sveglia digitale nera, notando che erano le sette e venti.
Guardai il letto della mia coinquilina, accorgendomi che dormiva beata, sommersa dalle lenzuola.
La conoscevo solo da un giorno, ma dovevo ammettere che aveva un bel carattere, escludendo la timidezza che quasi le impediva di spiccicare parola.
Sospirai, mettendo gli ultimi libri nello zaino celeste chiaro a pois bianchi, sistemando anche un piccolo beauty-case.
Un lieve mugolio mi fece voltare, inquadrando una spettinata biondina uscire dal groviglio di stoffa che poteva tranquillamente essere definito una "tana".
-Sveglia principessa, sono le sette e ventiquattro- ridacchiai, poggiandomi con la schiena contro il muro ed osservandola.
Mi squadrò con i suoi occhi indaco, soffermandosi sul mio vestiario.
-Sei già pronta?- sussurrò, stropiggiandosi gli occhi ed alzandosi del tutto.
-Possiamo dire che sono un tipo mattiniero- scrollai le spalle con nochalance, mentre mi osservava curiosa.
Indossavo una comoda maglietta a tre quarti di maniche, bianca ed un paio di jeans chiari attillati.
Lasciai scorrere un piede a terra, creando con la suola delle mie scarpe azzurre un rumore che diede parecchio fastidio alla giovincella.
-Forza, così mangiamo qualcosa in mensa-
Ci mise una mezz'oretta per lavarsi e prepararsi, poi prese il suo zaino e cominciò a sistemare le varie cose al suo interno.
Non ero un tipo che legava molto facilmente, ma almeno lei non era come altri che avevo avuto modo di osservare il giorno precedente.
Quasi tutti figli di papà che credono di poter avere il mondo ai loro piedi con uno schiocco delle dita.
Pochi minuti dopo, stavamo percorrendo il giardino del campus in silenzio, senza che nessuna delle due osasse pronunciare anche una sola lettera.
Io non faccio mai la prima mossa, se non si tratta di distruggere il mio nemico.
Lo spiazzale era ampio e si alternavano vaste aree di cemento e asfalto con verdi prati lussureggianti; c'erano degli alberi sparsi, ma non esageratamente, il che rendeva il paesaggio più "naturale", ma non boschivo, fortunatamente.
Cosa sicura era che avrei passato la maggior parte del mio prezioso tempo a perdermi e cercare una soluzione.
Una volta raggiunto il "migliore bar del campus" a detta di Hanna, ci avvicinammo al bancone per ordinare.
-Il cibo qui è davvero così buono come dici?- chiesi curiosa, osservando le meravigliose ciambelle esposte.
-Lo scoprirai quando assaggerai qualcosa- mi rivolse un sorriso timido, attorcigliandosi una ciocca di capelli al dito, cosa che faceva, da come avevo notato, quando era nervosa.
-Allora, un Donuts al cioccolato ed un bicchiere d'acqua- dissi al ragazzo al bancone, che si affrettò a preparare l'ordine.
-Per me una alla fragola- cinguettò la ragazza alla mia sinistra, osservando sorridente il giovane.
-Ecco a voi- disse porgendoci le due delizie, mentre gli passai una banconota da venti
-Ma non pagare anche per me- disse Hanna, guardandomi imbronciata
-Consideralo come un biglietto di scuse per il come ti ho trattata ieri- risposi, sistemando il resto nello zaino e prendendo il mio delizioso dolcetto.
Lo divorai letteralmente mentre ci dirigevamo verso l'edificio che accoglieva le aule dove si sarebbero svolte le lezioni.
-Che hai alla prima ora?- chiese, mentre addentava la sua deliziosa ciambella.
-Scienze- dissi, guardando la foto che avevo scattato al foglio col cellulare, almeno non l'avrei perso.
-vai nell'aula numero 32. Quello è il corso che devi frequentare- rispose, dopo averci pensato su qualche istante.
Continuammo a parlare qualche altro minuto, prima che un gruppo di ragazzi mi passò accanto.
Notai Milton al mio fianco irrigidirsi di colpo e chinare il capo, come spaventata da qualcosa.
Una ragazza biondo ossigenato ci bloccò la strada, seguita da un gruppo di ragazze, tutte vestite come delle bamboline di porcellana.
-Uh, guardate- la sua voce mi parve come un tuono a ciel sereno, visto che quasi urlò quelle parole- la piccola Milton ha trovato un'amichetta-
Non so per quale assurdo motivo, le altre scoppiarono a ridere, suscitando in me una voglia irrefrenabile di saltarle al collo e strangolarle tutte, una ad una.
-Uh, guardate- cinguettai allegramente, parandomi di fronte alla ragazza-pensavo non fosse possibile trovarne una, eppure ho di fronte a me una vera Barbie- mi lasciai sfuggire una risata cristallina, paragonabile a quella di un bambino che ha combinato qualche marachella -Tutta finta, fatta, rifatta e senza un briciolo di cervello-
Ghignai, mentre il sorriso che aveva fino a pochi istanti prima sulle labbra scompariva poco a poco.
-Ma chi ti credi di essere?- sputò acidamente, squadrandomi da capo a piedi.
-Uh, la bambolina si è offesa- mostrai i miei occhioni, fingendo di asciugare qualche lacrima immaginaria e sporgendo il labbro inferiore -La bambolina non starà per piangere, vero? Non vorrei avere i sensi di colpa poi-
Fu il mio turno di squadrarla da capo a piedi- Ma che, tra l'altro- cominciai, appurando che era maggiore la proporzione di pelle scoperta, rispetto a quella che coprivano i vestiti -Credo tu abbia sbagliato strada- indicai la strada con un dito, allungando la mano- lì passano più auto, magari troverai più clienti disposti, magari gratuitamente- portai una mano sul fianco e l'altra a coprirmi appena le labbra- Ups~ spero non ti faccia male la verità, altrimenti dovresti andare in infermeria a farti curare sia quello che la mancanza di cervello-
Non mi dispiaceva per nulla ammetterlo, ma ero la personificazione della stronzaggine; nessuno ne usciva indole da una discussione con me.
-Beh, almeno clienti ne trovo- cercò di arrampicarsi sugli specchi -tu, nemmeno uno ne trovi- sollevò il mento, osservandomi derisoria e sorridendo.
Credeva davvero di zittirmi con così poco?
Inarcai un sopracciglio- Hai ragione, io non ho bisogno di cercarli- scossi la testa, lasciando ondeggiare i capelli e sorridendo- loro sono già tutti ai miei piedi-
Rimase spiazzata, sbattendo un paio di volte le palpebre e boccheggiò.
Le labbra tinte di un rosso più intenso del sangue e gli occhi che non riuscivo a distinguere tra tutto il trucco che le ricopriva il viso.
Un'idea malsana mi balenò in mente, ma la scartai subito; non potevo perdere il controllo, o sarei finita nei guai. Non c'era mio padre a proteggermi le spalle ora. -È guerra aperta- disse, mentre il suo tono di voce si alzò di un'ottava -Ed io sarò più che felice di vincerla-risposi, sporgendomi verso di lei e puntando i miei occhi nei suoi -non hai la minima idea di contro chi ti stai mettendo- ridacchiai felicemente, come una bambina, scostandomi e superandola.
Hanna mi raggiunse velocemente, affiancandomi, mentre continuavamo per la nostra strada, ignorando le ochette.
Passarono molti minuti di silenzio, prima che la ragazza osò fiatare -Grazie per prima-
-Non devi ringraziare- borbottai, scartando la testa lateralmente per nascondere il velo di imbarazzo che aveva colorato le mie pallide guance.
Non era da me essere gentile, ma quel gesto mi era uscito spontaneo.
Da lontano intravidi l'aula che dovevo raggiungere, così salutai con un pugnetto sulla spalla la mia nuova... amica?

Velocemente varcai la soglia, notando di essere l'unica.
Sbuffai, lanciando lo zaino sull'ultimo banco accanto al muro e raggiunsi la finestra dalla parte opposta, aprendola e sporgendomi.
Ripensai a mio padre, chiedendomi cosa stesse facendo in quel momento, poi ripensai a mia madre. Chissà se era andata dalla zia...
L'avrei chiamata a fine lezioni.
Il flusso dei miei pensieri venne interrotto dal suono della campanella, che riecheggiò nell'aria, mentre vari studenti affollavano i vari corridoi.
Alcuni ragazzi entrarono nell'aula di scienze e raggiunsero i loro banchi, squadrandomi con attenzionee soffermandosi, troppo per i miei gusti, sul mio sedere.
Roteai gli occhi, dirigendomi al mio banco e prendendo posto.
Pochi minuti dopo, regnava il caos più completo, mentre io non partecipavo a rendere più caotica la situazione, cosa strana per me.
Continuai a sognare ad occhi aperti, fin quando lui non attirò la mia attenzione, entrando in aula e guardandosi intorno.
Mi venne da sorridere mentre sussurrai -Niente male-

Angolo Autore
Un pò noiosetto come capitolo, ma lo considero un piccolo su quello che avverrà e quello che combinerà Spencer.
Per quanto riguarda il "lui" misterioso, chi sarà mai?
Avrei in mente una cosuccia, ma non so se può andar bene
Detto questo, ringrazio soloro che mi hanno dato le stelle e commentato
Grazie☆☆
Per dubbi o perplessità non esitate a chiedere!
CALDI ABBRACCI!

Stronzette al CollegeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora