Ricordo che quando ero più piccola mi piaceva stare nel lettone dei miei genitori; mi piacevano le coccole e la domenica mattina alzarmi presto per intrufolarmici dentro.
Oggi invece amo restare sola nella mia stanza per molto tempo, sdraiata sul mio letto singolo appoggiato alla parete fredda ad ascoltare musica, lontano da tutti.
Mi sento diversa da altre mie coetanee.
Ho compiuto 16 anni lo scorso mese.
Gennaio. Un mese assurdo, freddo ed inutile. Ho sempre odiato gennaio e pensato che il calendario dovesse cominciare da febbraio, molto più allegro e meno nostalgico.
Io sono nostalgica.
Sono schiva, timida. Non sono per niente brutta.
Mia madre voleva che andassi dallo psicologo perché non ho grandi amiche. Non capisce che io odio l'ipocrisia che c'è nella mia classe.
Tutte a guardarsi le scarpe ed i vestiti; ogni giorno a sfilare come modelle; borse griffate ed accessori in tinta, persino con l'abbigliamento intimo.
Io indosso sempre i soliti jeans stretti alla caviglia e una t-shirt nera d'inverno ed una bianca in estate.
Non sopporto i loro discorsi frivoli.
Non ho il ragazzo. Nessuno si interessa a me perché non sono loquace ed aperta come le altre.
Insomma, per i miei genitori, sono un caso disperato.
Quest'anno, il 1986, i miei genitori hanno celebrato i loro primi vent'anni di matrimonio.
Io non so neppure se troverò un marito, figuriamoci pensare di starci insieme vent'anni.
La scuola procede bene, anche se non mi piace assolutamente ciò che sto studiando. Mia madre mi ha iscritto a ragioneria; vorrebbe che la imitassi. Chiusa in un ufficio pieno di carta con numeri che ti escono dalla testa.
Lei conta pure a casa.
Annota ogni spesa su di un taccuino, entrate, uscite e conserva scontrini di ogni negozio.
Mio padre con lei sta in una botte di ferro.
Non discutono mai per soldi o conti.
Gestisce tutto lei come una piccola banca casalinga.
Io la ammiro, ma non credo di poter diventare come lei.
Adoro disegnare; faccio ritratti in bianco e nero, ma mia madre dice che non ci posso sicuramente campare. Per questo mi ha iscritto a ragioneria.
Mi presento: sono Giulia.
L'inverno è ancora lungo. Passo i pomeriggi a studiare e a trastullare il mio corpo sotto alle coperte.
Ho scoperto che toccandomi in alcuni punti, provo calore e un piacere immenso.
A volte penso che sia peccato, ma non riesco a resistere alla forte tentazione di infilare la mano nelle mutandine.
Chiudo la porta della camera, spengo la luce, mi sfilo i vestiti e scappo sotto alle lenzuola.
È molto bello ed appagante ma dura pochi istanti e quindi spesso, lascio trascorrere qualche minuto e poi ricomincio.
Una vampata di calore mi invade e mo percorre dalla testa ai piedi.
Subito dopo provo vergogna e corro a rivestirmi e a far finta di leggere.
Non ho una migliore amica con cui confrontarmi, per cui non so se sbaglio oppure no e poi non so neppure se le confiderei certe situazioni intime. Forse no, o forse si solo perché alle migliori amiche si confida sempre tutto.
Forse allora mi piacerebbe averne una. Dividerei con lei ogni sensazione, ogni attimo e sarei per lei una cassaforte per i suoi segreti.
A nessuno rivelerei le sue confidenze e lei sarebbe per me un'ancora di salvezza e un rifugio quando ho tutti contro.
Mia sorella ha quattro anni più di me. Sicuramente non ha stima di me. Non mi parla. Ha tantissimi amici e fa una vita totalmente diversa dalla mia.
Forse fa parte delle mie ipocrite compagne di classe.
È interessata solo alla marca dell'ultimo profumo o rossetto sul mercato e ai suoi meravigliosi capelli biondi.
Ha successo con i ragazzi, che restano a bocca aperta e la guardano come se vedessero la madonna. (non la cantante ma, l'immagine sacra!)
Non abbiamo nulla in comune e per questo mi considero figlia unica.
Oggi alla seduta dallo psicologo, nella sala d'attesa, ho visto un ragazzo carino.
Di sicuro non è molto regolare se si trova anche lui in quel luogo oppure, come me, vuole accontentare i suoi genitori per farli sentire meno in colpa di avere un figlio non proprio "perfetto".
È biondo, alto e quando è entrato nella sala d'attesa mi ha sorriso.
Ha dei bei denti.
Tutti bianchi e in fila. Deve aver messo l'apparecchio.
Io guardo i denti delle persone. Non mi piacciono i denti ingialliti o ancor peggio storti o marci.
Devo parlare di questa mia fissazione allo psicologo. Magari trova un motivo vero per potermi curare senza più spillare soldi ai miei genitori.
Voglio rivederlo. Spero che i nostri appuntamenti coincidano.
Ho provato un fremito al basso ventre quando l'ho visto. La stessa sensazione che provo ogni volta che sto per infilarmi sotto alle coperte e sto per peccare.
Voglio chiedergli come si chiama.
Non voglio perderlo di vista.
Mi chiedo quali possano essere le sue manie, le sue fissazioni.
Credo abbia qualche anno più di me.
Mi domando cosa gli piaccia, che cibi gli cucina sua madre e che fa nel tempo libero.
E se non ce l'avesse una madre? E se fosse solo e nessuno gli cucinasse?
Potrei essere io a occuparmi di lui; so cucinare tante portate. La mamma mi ha insegnato a fare pasta al forno, gnocchi e anche carne e frittata. So fare una frittata alle cipolle fantastica!
Non voglio perdere questa occasione.
Sembra la persona giusta per condividere tante avventure.
Non vedo l'ora che sia già mercoledì prossimo per poterlo rivedere!
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DIARIO DI UNA ADOLESCENTE IRREQUIETA E PERVERSA
Teen FictionGiulia è una adolescente schiva, timida, nostalgica che odia l'ipocrisia e il conformismo. Sta sperimentando il desiderio, l'eccitazione, il risveglio dei sensi che la sua età porta con se. Le giornate si susseguono regolari e il passare delle setti...