Stasera mi sento un fuoco che arriva dal più profondo delle mie viscere. Penso e ripenso all'incontro emozionante di ieri.
Ho voglia di stuzzicare i miei piccoli seni; quei due lievi promontori si irrigidiscono non appena li sfioro con le dita.
Mia sorella bussa alla porta perché sta cercando una maglietta, ma io resto ferma al buio non potendo far a meno di continuare a toccarmi.
La sua insistenza è fastidiosa.
La mia mano scivola dentro agli slip e non riesce a fermarsi.
So che mi bastano cinque minuti per raggiungere quel piacere che mi fa stordire e quindi seguito a stimolarmi con il dito indice velocemente.
Lei non si arrende e bussa ancor più forte.
È insopportabile.
Io non voglio smettere. Continuo quella danza con le dita, sapendo che manca poco al piacere perverso che sto per provare. Nella mia mente l'immagine di quel ragazzo incontrato allo studio; le mie dita come fossero le sue.
Trattengo il gemito finale inspirando tutta l'aria e lascio andare in un soffio tutto il mio piacere.
"Allora! Vuoi aprire questa porta?"
Mi rilasso dolcemente per qualche istante, mi sollevo le mutandine abbassate fino alle ginocchia e mi appresto ad aprire la porta.
Oggi è mercoledì. Sono furiosa.
Sono andata dallo psicologo tutta profumata ed imbellettata con tutto ciò che ho trovato sulla scrivania di mia sorella e lui non c'era.
Non l'ho visto.
Ho aspettato in sala d'attesa. Sono arrivata anche prima del previsto.
Lui non è arrivato.
Mi sento delusa.
Ho voglia solo di piangere.
Non ho cenato.
Odio l'amore. Odio l'attesa meravigliosa e il mal di pancia che l'accompagna.
Stasera mia sorella ha annunciato di essersi fidanzata ufficialmente con un ragazzo di buona famiglia e si sta procedendo per organizzare una cena tra genitori per conoscersi meglio.
Non credo che a me succederà mai.
Nessuno si interessa a me se non per criticare ciò che faccio, come mi vesto e con chi esco.
Sono chiusa in camera mia.
Vorrei sprofondare sotto alle coperte per provare quel piacere che mi farebbe dimenticare ogni problema ma, il pensiero di visualizzare quel ragazzo, mi infastidisce.
Non voglio chiudere gli occhi e pensare a lui.
Li tengo aperti e come altre volte procedo con quel rito che oramai è diventato liberatorio.
Oggi l'ho visto! Era vestito con una camicia a quadri che sembrava un plaid da pic-nic, ma sempre bellissimo.
Mi ha sorriso.
Credo di piacergli.
I suoi denti bianchissimi illuminano quella stanza sempre in penombra.
Ho chiesto notizie al mio psicologo, ma non mi ha dato nessuna informazione rilevante e quindi devo procedere da sola.
La prossima volta accenno un saluto e provo a vedere se mi risponde.
Perché non dovrebbe farlo?
A meno che non sia muto, un saluto non si nega a nessuno. Credo sia una questione di educazione.
Oggi i miei genitori hanno programmato le vacanze estive.
Vogliono che io vada da mia zia in collina; un posto infelice fatto di casette costruite di sasso, in cui ci saranno al massimo cento persone contando anche le mucche dell'allevamento del suo vicino di casa.
Lì, di solito, dedico molto tempo alla lettura.
L'unico problema è la lunghezza di tale vacanza; non voglio restare lontano dalla città, dallo studio dello psicologo e dal ragazzo misterioso.
Lo studio di sicuro non è aperto nel periodo estivo, ma credo di aver intuito che quel ragazzo abiti in centro e quindi non voglio allontanarmi dalla città per tanto tempo.
Per due mercoledì di fila non l'ho visto. Oggi l'ho salutato e lui ha ricambiato.
Ora sono in camera mia.
Fra poco si andrà a tavola.
Io non ho fame; lo stomaco chiuso.
È questa la sensazione che si prova ad essere innamorati?
Oggi si è fermato a parlare.
Ha 20 anni. Non credevo fosse tanto più grande di me.
Si chiama Daniele.
Gli ho detto che devo andare in collina la prossima settimana; gli ho dato l'indirizzo. Ha promesso di scrivermi.
Mi ha sfiorato la mano mentre gli davo il biglietto con la via della zia.
Ha provocato un fremito, il solito fremito, lo stesso di ogni giorno in cui in segreto mi nascondo sotto alle coperte.
Sto pensando di volere che sia lui a far scivolare la sua mano nelle mie mutandine abbassate fino alle ginocchia.
Non credo sia peccato in quel modo.
Tutti lo fanno.
Mia sorella lo fa.
I miei genitori lo fanno e credo anche le ragazze ipocrite della mia classe.
Desidero che sia lui a farlo.
Glielo voglio proporre un giorno.
Sono ormai due settimane che sono in collina.
L'aria è sicuramente più fresca di quella di città, ma tutto il resto è una noia mortale.
Io e Daniele intratteniamo una fitta corrispondenza di lettere.
Lui scrive con un italiano scorretto, facendo molti errori di ortografia e di grammatica, ma io capisco appieno i concetti.
Mi ha detto che, appena torno dalle vacanze, mi vuole vedere da sola.
Non vedo l'ora che arrivi quel momento!
Oggi è domenica ed in paese c'è la festa. Ognuno porta qualcosa da mangiare in piazza, c'è musica e si balla.
A me non interessa ballare.
Sono in casa sola. La zia è andata ad aiutare gli altri a servire portate varie e vino a tutti.
È da un po' che non mi trastullo più.
Era diventato un vizio. Lo facevo spesso e anche due volte di fila.
Oggi però sento una spinta accesa come una fiamma, quasi demoniaca.
Chiudo a chiave la porta di casa e mi dirigo al piano superiore; mi levo i vestiti ed abbasso le mutandine.
Mi sdraio sul letto senza coprirmi e con frenesia e foga inizio a giocare inumidendomi le dita con la saliva, con le mie parti intime.
Tengo gli occhi socchiusi avendo ben visibile nella mente il viso di Daniele, che in un istante mi porta all'eccitazione.
"Forse non sono normale" - penso, mentre mollemente adagiata al materasso, respiro rilassata.
Credo di dover parlare di questi momenti allo psicologo. Poi però ritratto il precedente pensiero; non credo ci sia nulla di sbagliato a fare qualcosa per cui ci si sente leggere, libere e soddisfatte.
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DIARIO DI UNA ADOLESCENTE IRREQUIETA E PERVERSA
Dla nastolatkówGiulia è una adolescente schiva, timida, nostalgica che odia l'ipocrisia e il conformismo. Sta sperimentando il desiderio, l'eccitazione, il risveglio dei sensi che la sua età porta con se. Le giornate si susseguono regolari e il passare delle setti...