Capitolo 2

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2 SETTIMANE PRIMA

<< Perché non posso accompagnarti? >>

I capelli biondi di Alice ondeggiarono all'indietro, il suo sguardo supplicante era tutto concentrato verso la sorella, in piedi sullo zerbino, con uno zaino sporco in spalla.

<< Perché la strada è troppo pericolosa. Dai, Alice, torna dentro. >>

<< Non voglio. Voglio accompagnarti. Non ho capito perché non posso. Sono abbastanza grande, sai? Ho undici anni! >>

Shirly si avvicinò a lei e sorrise. Le prese la testa fra le mani e la baciò sulla testa, aspirando quel meraviglioso profumo di ciliegia. << Ne abbiamo già parlato. La strada è brutta e noiosa. Soprattutto oggi. Quando compi dodici anni ti prometto che potrai andare a scuola in autobus anche tu. >>

Alice accennò ad un sorriso, e rimase sulla soglia di casa per vedere sua sorella allontanarsi. Shirly si voltò una sola volta, ad osservare la bambina che amava di più al mondo, chiedendosi se entrambe sarebbero sopravvissute fino al giorno dopo.

Era una domanda normale, ormai. Shirly guardò l'orizzonte. Come sempre vide il sole che stava sorgendo. Era arancione scuro, espandeva la minima luce che bastava per vederci. Da quando c'era la Bolla tutti i colori del cielo erano finti, e Shirly non sapeva dire se quella tonalità di rosso fosse veramente il colore originale del sole. La terra intorno a lei era costellata da erba gialla, secca, morta. Il panorama deprimente si estendeva per tutto il suo campo visivo, non c'era nient'altro. Solo aria pesante, e il rumore delle sue scarpe sull'asfalto cotto dal sole. La ragazza arrivò alla fermata. Era una panchina vecchia, di metallo arrugginito e bruciacchiato. Un cartello appoggiato alla bene i'meglio accanto al marciapiede segnava le fermate. Shirly si sedette, attendendo un'altra giornata uguale a tutte le altre, perché lì non cambiava mai niente. Niente.

Adesso che ci pensava, c'era qualcosa che cambiava.

Il numero di bombe che i rivoluzionari piazzavano in diversi punti del mondo. Il numero di morti. Quello che dicevano i politici, la paura della gente.

Erano dati che ogni giorno crescevano. E lei non ce la faceva più. Questi fatti, quel panorama deserto e tremendamente orribile l'aveva portata ad odiare la sua Terra. Voleva solo scappare. Andare su Second. Abbracciare Rachel.

Si chiese cosa stesse facendo Rachel in quel momento. Sicuramente stava meglio di lei.

Sentí il rombo di un motore malato in lontananza proprio quando il suo sguardo si spostò sui grattacieli della vecchia Milano. Il territorio sporco, la polvere e la tossicità si potevano intuire fin da chilometri di distanza. Gli sceletri dei palazzi si innalzavano verso il cielo, in ricordo alle catastrofi accadute in passato. Stavano lì, tutti i giorni, fermi, ogni minuto decomponendosi un po' di più, morendo un po' di più, in mezzo ad un mondo già morto, che era come tenuto insieme da scoch e pilastri, in un equilibrio perentorio che non sarebbe durato a lungo.

L'autobus azzurro coperto da ruggine le passò davanti, oscurandole per un secondo la visuale. Shirly lo seguì con lo sguardo, finché non si fermó qualche decina di metri più in là. E di nuovo provò l'irrefrenabile impulso di alzarsi, di correre verso quel veicolo e di salirci sopra.

Quel l'autobus non era di linea, lo sapeva, era guidato da un vecchio pazzo che puntualmente tutte le mattine si fermava lì, per portare la povera gente nei resti catastrofici della vecchia Milano.
Negli scheletri di quei palazzi abbandonati ci vivevano le poche persone che non potevano permettersi nemmeno un tetto sulla testa.

Shirly si auguró di non far mai parte di quella piccola percentuale.

Voleva andare nella vecchia Milano perché sentiva che lì c'era qualcosa, qualcosa che faceva parte del passato, qualcosa di fondamentale che sembrava molto più reale di quel panorama triste.

Ma aveva promesso a sua madre che non si sarebbe messa in pericolo. E non l'avrebbe fatto.

Qualche minuto dopo vide lo specifico muso di un mezzo di trasporto arancione. Si alzò, attendendo.

<< Ehi! >> Gwen la salutò con un sorriso. << Ciao! Come va? >> chiese la ragazza sollevando gli angoli della bocca.
Gwen alzò le spalle e premette il piede sull'accellleratore. L'autobus ripartí immediatamente con un lieve scricchiolio. << Oggi va meglio di ieri. >> ammise la donna sorridendo di più. Le rughe erano ormai abbastnaza evidenti ai lati degli occhi e vicino alla bocca, ma Gwen, con il miglir trucco, riusciva a dimostrare più di dieci anni di meno.
<< E perché? >> chiese Shirly con un tono pieno di aspettative.
Connor l'ha contattata? Ti prego dimmi di sì.
<< Ieri Connor mi ha lasciato il solito biglietto. Ma questa volta... indovina? C'era scritto qualcosa di diverso! >>
Shirly si sedette sul sedile dietro quello dell'autista, in attesa di saperne di più. Appoggiò la testa al tessuto vellutato del sedile.
<< Mi ha detto che tornerà a casa entro un mese! >> esclamò Gwen entusiasta. Cercò disperatamente di far capire che la bella notizia fosse finita lì, che non ci fosse da aggiungere nient'altro. Tenne gli occhi fissi sulla strada per non incrociare lo sguardo della ragazza. Ma tanto sapeva che Shirly era troppo sveglia per non accorgersi che c'era qualcosa in più.
Lei alzò gli occhi al cielo.

<< E poi? >>

<< E poi basta. >> disse di nuovo Gwen, cercando di essere il più convincente possibile.

<< Non me la bevo. Non saresti stata così felice se non avessi saputo per quale motivo tuo marito se ne è andato. >>

Gwen sospirò. Capiva perché si confidava con quella ragazza. Non le si poteva nasondere niente. Era troppo furba ed intelligente.

Gwen non era mai stata brava a mentire. Ma doveva provarci. Le aveva rivelato che Connor l'aveva informata di una notizia straordinaria, cioè che sarebbe tornato entro un mese, perchè sapeva che non sarebbe riuscita a mascherare l'entusiasmo. Ma ora non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire altro. Cominciò a parlare, con una voce il più credibile possibile, raccontando una mezza verità.

<< Connor mi ha detto che è andato al razzoporto. Vuole scoprire perché si danno tutti tenta pena per salvare gli ultimi rimasti sulla terra. Il Governo è sempre stato razzista. Perché sprecare un mucchio di soldi per spedire un sacco di persone, per la maggior parte africane a asiatiche, su un posto più sicuro? Nessuno gli ripagherà mai quei soldi. E' partito con dei suoi amici. Tornerà presto. >> aveva detto tutto d'un fiato, la storia in parte vera che si era ripetuta davanti allo specchio per almeno quaranta volte.

Shrly la guardava perplessa.

Un mese per andare al razzoporto? E dove dormiranno? Io non ci credo.

Ma prima che potesse dar voce ai suoi pensieri, l'autobus frenò violentemente, fermandosi alla pensilina del primo centro abitato. Shrly si alzò controvoglia. Non avrebbe più potuto parlare liberamente con Gwen, ora. Non ci fu bisogno di dire nulla, il rituale si ripeteva tutte la mattine. Shirly si avviò verso il fondo dell'autobus, mentre le porte si aprivano con il solito rumore metallico facendo entrare una folata di aria calda.

La ragazza si rannicchiò contro il finestrino di destra, diventando invisibile agli occhi dei ragazzi drogati e più che fatti che invadevano il pulmann di risate disgustose e voci da oche terribili.

Shirly odiava la gente che aveva deciso di buttar via la propria vita così.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 26, 2015 ⏰

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