Capitolo 2

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Neanche un rumore. Neanche un respiro, non una sola mosca che vola.

Da ieri, dopo aver chiuso nello scantinato Eveline, non ho sentito più niente. La casa è diventata terribilmente silenziosa e vuota, adesso ci sono solo io al centro della stanza. Inghiotto l'aspirina con l'aiuto del whisky, poi sbatto il bicchiere vuoto sul tavolino di fianco a me rumorosamente. Mi siedo sul divano e lo faccio di nuovo. Vetro contro legno. Lo rifaccio, ancora, ancora e ancora. Continuo a colpire il legno con il bicchiere, come se fosse un sottofondo.

Mi sento meno solo ora.

Ma mi manca qualcosa.

Qualcosa che il rumore di uno stupido bicchiere di vetro non potrà mai sostituire. E' lei, Eveline. Vorrei solo stringerla in questo momento, vorrei smetterla con questa farsa, vorrei solo baciarla e dirle che va tutto bene e che tutto questo passerà presto. Che non dovrà soffrire più per colpa mia in questo modo.

E potrei anche farlo.

Potrei andare da lei, ora, liberarla, abbracciarla e baciarla. Potrei farla mia di nuovo. Potrei respirare ancora una volta il suo dolce profumo floreale, potrei asaggiare le sue belle labbra e premere il suo morbido corpo contro il mio. Potrei asciugarle le lacrime e rassicurarla, e poi lasciarla decidere. 

Lasciarle la possibilità di scegliere cosa fare, se scappare da me oppure restare qui. E io a quel punto potrei anche dimenticare ogni cosa per lei, ogni stupida battaglia, ogni ridicola briciola di invidia e rabbia. Potrei mettere da parte il passato ed essere davvero felice, come mi aveva detto Roxy...

Ma che ne sarebbe della mia vendetta, del mio orgoglio, del mio obbiettivo? Che fine farebbe tutto il lavoro che ho fatto per arrivare fin qui e ottenere ciò che volevo? Tutti i sacrifici e i rischi? Andrebbe tutto a puttane. E questo per lei

Per una... sgualdrina.

Sgualdrina. Sgualdrina. Sgualdrina.

Me lo ripeto anche quando una parte dentro di me prende il sopravvento e mi fa alzare di scatto, poi corro verso la porta dello scantinato. 

Sospiro e mi decido ad aprirla, scendendo le scale di fretta.

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Non mi sento più le gambe, dal tanto che sono rimasta immobile.


Non mi sono mossa di un centimetro da quando Damon è uscito da questo maledetto scantinato. Le lacrime hanno smesso di scendere e di formarsi, il mio viso è rimasto secco e disidratato.

Il mio cervello è come se si fosse messo in pausa, i pensieri hanno improvvisamente smesso di girarmi come trottole in mente. Non c'è più nessuna ragione per cui io possa continuare a pensare, a camminare o a respirare. Non c'è più speranza, è davvero la fine per me.

La fine della mia vita, anche se ancora non fisicamente, ma psicologicamente. Sono finita.

Ma poi un forte rumore mi fa sussultare e scattare in piedi. Sembra quasi che un vetro abbia incontrato un muro, e ci sia andato contro, rompendosi. Il mio respiro ora è accellerato e i miei occhi sgranati scattano alla porta ancora prima che lui la apra. Damon scende le scale di corsa, poi si avvicina, passo dopo passo, lentamente.

Io non faccio niente. Non lo guardo negli occhi, ma certamente non abbasso neanche lo sguardo, lo tengo solo puntato dietro di lui. Verso la parete grigia e fredda.

"Non ti voglio fare niente, Eveline. Fidati di me. Fidati di me..." Sussurra. A questo punto i miei occhi si fissano subito in quelli scuri e insicuri di lui. "Non ci casco più. Smettila di provarci, Damon. Non funziona con me, quindi allontanati. O ancora meglio... uccidimi." Sibilo, prendendo coraggio e avvicinandomi. Il suo familiare profumo forte e maschile mi entra nelle narici, ma io espiro subito, cacciandolo via dal mio corpo e.... dal mio cuore.

"Uccidimi, Damon. Altrimenti alla prima occasione lo farò io, fidati. Non vorrai rovinarti il momento, no? Di certo... non vorrai." Dico ancora, avvicinando sempre di più il viso al suo. Qualcosa di animalesco scatta in lui, e mi afferra il viso, premendo le labbra contro le mie. Cerco con tutta me stessa di ritrarmi e sfuggire alla sua presa, ma le sue dita mi artigliano le guance e mi tolgono il respiro.

Si stacca poco dopo, il respiro affannoso come il mio. "No. Non lo farai. Non succederà." Mi viene da ridere. Sghignazzo nervosamente, fissandolo. Poi mi avvicino al suo orecchio, con lentezza studiata. "Dammi una lametta, Damon. E poi ti darò il sangue che bramavi da tanto tempo. Va bene anche un semplice coltello, ma pensavo che con le lamette sarebbe stato più teatrale e poteva anche sembrare un suicidio, almeno!" Esclamo ridacchiando, gli occhi ancora spalancati.

Damon è immobile, impassibile, paralizzato. Ha lo sguardo spaventato, quasi dispiaciuto.

Rido, rido e rido ancora, finchè la vista non mi si annebbia completamente, finchè le lacrime non formano una patina opaca e sfocata davanti ai miei occhi. Il mio riso nevrotico si trasforma in un'infinita serie di singhiozzi che mi scuotono dal profondo. Barcollo, andando indietro e appoggiandomi al muro freddo. "Uccidimi! Uccidimi, cazzo!" Strillo, piegata in due da un dolore interno che mi lacera. "Uccidimi! Non voglio più vivere, Damon, facciamola finita qui!" Grido ancora, disperata.

Spalanco la bocca, cercando di respirare più aria possibile. Ma lei sembra non voler entrare, e ora mi gira la testa, gira tutto.

Guardatemi.

Dio, non pensavo di poter arrivare a questo livello. Volevo solo una vita che fosse bella, genuina, colma di grandi e piccole cose. Avevo un sogno nel cassetto, una famiglia incredibile, delle amiche, un fidanzato quasi perfetto. Ora è tutto bruciato, consumato, sparito. E sto sparendo anch'io, piano piano. Come il fumo di una sigaretta accesa che svanisce nell'aria, perdendosi intorno a noi.

Ma due braccia forti vengono in mio soccorso, sostenendomi, tenendomi. Ed io, distrutta come sono, non posso far altro che appoggiarmici contro. "Sono qui. Shh...sono qui, sono qui, piccola." La sua voce profonda riesce a farsi strada nella mia mente confusa e dolorante. 

E' la mia oscurità, eppure contemporaneamente il creatore della mia luce, della mia salvezza. 

Mi lascio andare a quel calore così rassicurante e familiare che mi aiuta a rilassarmi, a tranquillizzarmi. "Sono... sono stanca, Damon." Alzo il capo, guardando negli occhi Damon. Lui mi accarezza i capelli, l'espressione contratta e sofferente. "Ho solo bisogno che il dolore se ne vada, capisci?" Lui annuisce, tirandomi di nuovo contro il suo petto e circondandomi con le sue forti braccia. "Lasciami morire, ti prego...." Mormoro ancora dopo un po', stordita.


Sento i muscoli cedere, poi i miei occhi si chiudono.



SPAZIO A ME!!!!

Nuovo capitolooo! 

Purtroppo è iniziata la scuola, e sappiamo tutti quanto tempo questa bastarda si porti via. Non riuscirò più ad aggiornare tanto spesso quanto in questi ultimi mesi, però cercherò comunque di fare del mio meglio per ritagliare più tempo possibile nei week-end :D

Comunque, vi è piaciuto questo secondo capitolo? Cosa pensate che accadrà? Lasciate un votino e un commentino, se vi va :) 

Bacioni, Giorgia <3


Senza Cuore - La FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora