La profezia sorella.

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Cadere in un sogno condiviso non è come me lo immaginavo. Pensavo che sarei caduta in buco per un'eternità e quando fossi arrivata sarei rimasta a girare in caverna illuminate da torce e basta. Magari con qualche animale strano o qualche mostro.

Invece quando aprii gli occhi la luce del sole mi accecò costringendomi ad usare la mano per ripararmi. Sentii Nico, accanto a me, imprecare in greco antico.

Appena mi fui abituata alla luce mi guardai intorno, ero in una piazza. Era ricoperta di mattoni color giallo crema e gli edifici che la circondava erano attaccati l'uno all'altro con i tetti grigi. C'era profumo di pane appena sfornato e suoni di risate nell'aria calda e piacevole che ti sfiorava la pelle come una carezza. Non sembrava una città americana, e dagli abiti che portava la gente che camminava vicino a noi, non era neanche il ventunesimo secolo. Provai ad origliare qualche discorso, ma la lingua non mi era di alcun aiuto. Guardai Nico, aveva la fronte corrugata

– Dove siamo? Non lo conosco questo posto, non ci sono mai stato nemmeno in sogno! Be, non che abbia fatto tutti questi viaggi eh .. – bisbigliai avvicinandomi maggiormente a lui mentre lanciavo occhiate preoccupate alle persone che continuavano ad ignorarci.

Nico scosse le spalle – Non ne ho la minima idea, mi sembrava Venezia, ma non lo è – si guardò attorno per un attimo – Dovremmo andare a dare un'occhiata in gi.. – si bloccò fissando un punto dietro di me. Ovviamente la sua reazione mi fece voltare immediatamente.

Dietro di noi, una costruzione di ferro si stagliava su tutte le altre, alta e imponente, fiera. Era una torre. Quella Torre.

– Rosie. Siamo a Parigi. – constatò Nico trattenendo il fiato. Conoscevo Parigi, cioè sapevo che era una città europea e basta, non l'avevo mai vista eppure mi sembrava così familiare...

– Ho una strana sensazione Nico, non mi piace questa cosa– sussurrai portando una mano sul fodero della spada.

Nico alzò una mano in segno di silenzio e mi indicò un altro punto con gli occhi fissi. Davanti all'ingresso di quella che sembrava un piccolo bistrot, c'era Ade. Un Ade leggermente più giovane e con i capelli neri lucidi di brillantina portati in modo selvaggio, certo, ma era sicuramente lui. Indossava un jeans, con una maglia nera e una giacca di pelle morbida, l'anello a forma di teschio onnipresente era al suo dito. Mi ritrovai a pensare che mio padre fosse davvero sexy. E me ne vergognai.

Scossi la testa velocemente e seguendo Nico ci avvicinammo di più al locale. Cercammo un posto per nasconderci ed origliare, ma non c'era niente. Nico voleva tornare indietro, ma lo bloccai dal braccio.

– Aspetta, lui in teoria non ci conosce no? E poi è un sogno .. – lo trascinai fino ad un tavolino sistemato proprio dietro a quello dove Ade e una misteriosa donna stavano allegramente parlando.

Nico alzò il menù nascondendo il viso dal collo al naso, lasciando gli occhi scoperti. Io cercavo di ascoltare e decifrare le espressioni di mio fratello.

– Fabienne, lo sai che per te farei qualsiasi cosa – stava dicendo Ade.

Io mimai con le labbra a Nico – Non parlano francese – e lui annuì tornando ad ascoltare.

La donna, Fabienne, rise facendomi riscaldare il cuore. Quella risata era così calda e dolce.

– Tu e Maria siete talmente simili che a volte mi sembra di parlare con lei – continuò Ade con una punta di tristezza.

Nico si irrigidì stringendo il pugno, lo guardai preoccupata e gli sfiorai la mano.

– Ehi – sussurrai – Ci sono io – sorrisi lievemente, lui annuì sembrando meno tormentato e tornò ad ascoltare.

Daughter of HadesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora