Capitolo 9 * Zucchero filato e neve

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<< Sicura che non vuoi venire alla festa dei Walters? >>

<< Tranquilla, ho così tanto da studiare, divertitevi tu e papà, e poi voglio finire l'albero... >>

<< Sta attenta bambina mia, saremo di ritorno presto... >> .

Mia mamma era sempre dolce con me, ma mi chiamava bambina mia solo quando ero malata o lei era preoccupata per me per qualche motivo.

Non le serviva la magia, né una bacchetta per sapere che qualcosa non andava.

Scesi le scale nel pomeriggio e mi concessi qualche dolcetto davanti alla tv. Non amavo molto guardarla ma usare gli apparecchi babbani mi faceva sentire più a casa.

Passai dal corridoio e vidi il mio riflesso allo specchio. Avevo il viso pallido, il naso rosso e gli occhi gonfi nascosti in parte dai capelli arruffati. Cercai di sistemarli con le mani, pizzicai le guance e mi sistemai la felpa celeste. << Sei una strega brillante, i tuoi voti sono ottimi, e a breve dovrai affrontare i G.U.F.O., smettila di piangerti addosso! >> aggrottai le sopracciglia dalla rabbia, sbuffai e feci una linguaccia al mio riflesso. Grattastinchi sonnecchiava sulla sedia di paglia della cucina e fu svegliato dal rumore del bollitore. << Perdonami piccolino... >> sussurai sovrappensiero, gli sfiorai appena il pelo mentre passavo con una tazza di fumante te. Anche lui, proprio come mia madre, sapeva bene quando qualcosa non andava e così da qualche giorno era diventato la mia ombra, specie quando mi bloccavo a guardare il nulla per troppo tempo.

<< Appendiamo qualche pallina micino mio? >> mi rendevo conto che quando cercavo di tirare su di morale lui in realtà ero io ad animarmi. << Astuta palla di pelo >> gli sussurai guardandolo con gli occhi stretti, lui fece le fusa compiaciuto e io lo presi in braccio per avvicinarmi all'albero. Alcune palline erano piene di polistirolo che ad ogni movimento cadeva come neve e io ricordai la mia piccola Boule con gli usignoli. Posizionavo i decori a serpente senza vederli attraverso gli occhi appannati. Stava già cominciando a fare buio ma io non mi ero accorta finché il mio peloso amico non si lamentò dalla fame. Svuotai una lattina di cibo per gatti nella sua ciotola e misi dentro il microonde il polpettone di mamma, con contorno di puré di patate, piselli e carote.

Sentii un rumore provenire dalla porta sul retro. Era presto ancora per il ritorno dei miei e poi perchè sarebbero entrati da lì e non dalla porta principale? Mi allarmai così salii di corsa a prendere la bacchetta e furtiva mi avvicinai alla porta sul retro con il braccio teso di fronte a me, pronto all'attacco. Dalla finestrella non vidi nessuno così mi feci coraggio e aprii la porta, Grattastinchi alle mie spalle col pelo dritto. << Chi c'è?! >> mi tremava la voce con mio gran rammarico. Poi con la coda dell'occhio vidi un'ombra alla mia destra, puntai la bacchetta e quasi urlai quando capii che c'era una persona.

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<< Ehi! Così caverai l'occhio a qualcuno! >> indietreggiai inciampando quasi in un bidone dell'immondizia. << E poi non credo che faresti spaventare molti babbani con la bacchetta sguainata non trovi? >> mi sistemai i capelli e il giaccone. Lei era impietrita, la bocca semiaperta, i capelli arruffati. E poi qualcos'altro. Gli occhi gonfi e rossi, le occhiaie marcate, il colorito pallido.

<< Come stai Granger? >> nascosi le mani dentro le tasche. Lei in un attimo mi fu addosso e quasi mi fece cadere. Infilò le braccia sotto la giacca e mi strinse forte la vita premendo il viso sul mio petto e la sentii singhiozzare.

<< Ti prego scusami, non volevo farti piangere, se vuoi vado via così ti calmi, giuro non... >> lei alzò la testa e la sua espressione mi zittì, gli occhi spalancati, la bocca chiusa in una linea dura e le narici dilatate.

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