Capitolo 9

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  Aprì gli occhi nello stesso istante in cui il sole si levò alto nel cielo. Quello spiraglio di luce lo aveva infastidito e costretto a destarsi ancora molto stanco. Si passò una mano tra i crini biondi e si massaggiò la nuca ancora mezzo addormentato. Si alzò con un po' di resistenza da parte dei suoi muscoli intontiti e più addormentati di lui, ma con uno sforzo, si mise seduto e si ritrovò sulla sua scomoda brandina. Si guardò intorno e non vide nessun altro. La stanza era luminosa e perfettamente in ordine, pulita e ricoperta da una perfezione quasi maniacale. Distese le gambe davanti a sé e provò ad alzarsi. Indossava uno di quei pigiami che la Granger gli aveva dato, quello era provvisto di pantaloni bianchi a righe blu e una maglietta a maniche corte di un azzurro cielo che lo fasciava nei punti giusti. Con i capelli scarmigliati si diresse in bagno vinto dalla voglia di farsi un bel bagno ristoratore...
Aprì la porta e vi entrò. Incapace di attendere ancora riempì la vasca di acqua calda con la sua bacchetta e poi la posò accanto al lavandino, si liberò dei vestiti e si immerse completamente nella vasca. L'acqua lo accolse come braccia di una madre e lo cullarono in un dolce sonno senza sogni. Si sentiva terribilmente stanco e per questo si abbandonò al dolce cullare delle onde, non aveva voglia di pensare a niente, di pensare a lei.
Non si trovava nella sua camera, e così non aveva dovuto parlarle: sarebbe stata una conversazione alquanto scomoda. Ricordava che dopo l'incantesimo tutti gli avvenimenti dimenticati gli erano ritornati alla mente e che questa, privata di forza, si era abbandonata ad un cedimento. Non sapeva quanto avesse dormito e, anche se doveva essere molto tempo, si sentiva ancora a pezzi. Svariati minuti dopo si risvegliò, ma di uscire ancora non ne voleva sapere, e così iniziò a giocherellare con l'acqua: ne accarezzava la superficie con le dita, le immergeva delicatamente e ne saggiava la morbidezza senza mai riuscire a sentirla davvero. Piccole gocce fuoriuscivano dalla vasca di ceramica e raggiungevano il pavimento espandendosi fino a diventare macchie indistinte a sommergere il freddo pavimento color salmone.
A contatto con la parete interna della vasca, una scarica di brividi gli aveva attraversato la schiena ma il calore del suo corpo presto coprì anche quel gelido improvviso che, tuttavia, fece in tempo a raggiungergli il cuore e a rimembrargli ciò che aveva fatto, ciò che era successo con Hermione - con la Mezzosangue -.

***Aveva vegliato su di lui per tutta la notte ma non aveva mai accennato ad alzarsi. Aveva avuto la possibilità di studiare il suo viso pallido e la bellezza dei suoi lineamenti. Aveva voluto accarezzare il suo profilo e l'aveva fatto, con dita morbide e gentili, aveva percorso tutta la linea che dal mento si diradava su fino all'orecchio. Ne aveva accarezzato il profilo degli zigomi, le palpebre chiuse che celavano uno dei più grandi e oscuri segreti a cui non era mai riuscita a resistere, la sua fronte liscia e i suoi capelli morbidi.
Poi, con lentezza, aveva fatto scorrere la mano sul suo collo e sulla sua clavicola, sfiorandone l'osso e accarezzarne la consistenza sotto la pelle calda. Sfiorò i pettorali rigidi e scese sul suo addome percorrendo il sentiero segnato dagli addominali...
Era immersa nella contemplazione quando sentì bussare alla porta. I suoi genitori erano al lavoro, perciò spettava a lei fare gli onori di casa!

Scese di corsa al piano di sotto e aprì la porta. Si ritrovò investita da una furia rossa che la strinse disperatamente a sé. Quella furia era la sua migliore amica, Ginny Weasley. Hermione la scostò e la guardò negli occhi cristallini -Ginny?!- mormorò confusa e felice di averla lì a casa sua -Che ci fai qui?- tuttavia un po' si sentiva spaventata anche se non stava più nascondendo un fuggitivo ma stava assecondando le richieste del Ministero.
-Sono venuta a verificare che la migliore amicia sia viva e stia bene, l'hai vista per caso? Perché a me non ha inviato neanche una lettera nell'ultima settimana, ne è venuta a trovarmi. Cosa dici a tua discolpa?- la rossa mise le mani sui fianchi e la guardò infuriata assumendo le spoglie di Molly Weasley, matrona della famiglia.
Hermione si sentì minacciata da quegli occhi furibondi e tentò malamente di sorridere -Sono stata un po' impegnata, mi dispiace...- Ginny allargò le braccia e le fece schioccare rumorosamente sui fianchi prima di dirigersi verso il divano e sedersi puntado lo sguardo sul piccolo tavolino che vi era davanti. Era davvero arrabbiata!
-Ti dispiace... ti dispiace! Ma sei diventata pazza? Non hai mai passato tanto tempo senza scrivermi o farmi sapere che stavi bene. Avresti dovuto farlo... soprattutto perché hai accolto in casa tua un Mangiamorte che potrebbe farti qualunque cosa!- qualcosa l'ha già fatto... pensò la ragazza silenziosamente.
-Non può farmi niente Ginny.. non credo voglia andare ad Azkaban!-
-Questo non giustifica il fatto che non mi hai fatto avere tue notizie! Ero molto preoccupata Herm...- ora, più che arrabbiata, sembrava rasserenata dal vederla sana e salva. Si alzò dal divano e l'abbracciò di nuovo. Hermione ricambiò senza esitare e la tenne stretta per molti secondi, quasi poteva sentire le lacrime pizzicarle gli occhi.
-Allora, come stai? Com'è la vita con... quello?- Ginny si asciugò le lacrime che, al contrario dell'amica, erano scese sulle guance.
-Quello, come lo chiami tu, sta bene ed è innocuo. Non morde, Ginny...- Hermione le offrì dell'acqua in un bicchiere di vetro che la rossa bevve tutto d'un fiato.
-Ma dorme in camera tua per caso?- Hermione annuì e Ginny assunse un'espressione abbastanza scioccata. -E... dorme davvero?-
-Non inventa strategie per evadere se è questo di cui hai paura...- rise la ragazza, divertita dall'espressione assunta dall'amica
-Non mi sento molto sicura a saperti da sola con lui.- Ginny si preoccupava troppo, sembrava una madre ancor prima del tempo. Hermione sapeva benissimo cavarsela da sola e non aveva bisogno della balia.
-So difendermi, Ginny, credo di aver dimostrato ciò che valgo in più di un'occasione.- cercò di difendersi, infatti.
-Sì, Herm, ma lui è un Malfoy!- Ginny sembrava predisposta ad argomentare le sue ragioni, come se Malfoy avesse commesso crimini inimmaginabili... beh, forse li aveva fatti o almeno ci aveva provato
-Non fa più paura di Voldemort!- anche Hermione era pronta a non demordere, si sentiva in dovere di difendere Draco ma non sapeva quale fosse il motivo...
-Non saprei dirlo...- Hermione si voltò inviperita verso di lei. -Ginny...- la voce le tremò di compassione -Ma che ti è successo? Perché sei così spaventata?-
-C'è qualcosa che mi nascondi, non è così?- Hermione distolse lo sguardo -Dimmi cosa è successo Herm... tu non sei il tipo di ragazza che si porta a casa un Mangiamorte, nemmeno se è innocente...-
-Non lo sono?! Ma Ginny, sembra che tu non mi conosca affatto.-
-Proprio perché ti conosco bene, e ci tengo a te, voglio sapere che succede.- Ginny incrociò le braccia sotto al seno e si accomodò sul divano.
Hermione boccheggiò varie volte prima di prendere coraggio e sedersi accanto a lei. -Va bene... ti dirò cosa è successo.- Ginny era in trepidante attesa e l'amica invece cercava di tergiversare il più possibile. -Al ballo, c'è stato un momento in cui sono uscita in terrazza e lì lo vidi per la prima volta da mesi... se ne stava lì appoggiato alla balaustra a sorseggiare champagne, bello come non mai, indossava uno splendido completo nero! Mi ha riconosciuto subito ma io non posso dire lo stesso di lui. Abbiamo parlato per qualche minuto e poi... e poi mi ha baciato. Mi ha baciato!- Ginny divenne rossa quanto e più dei suoi capelli e la sua espressione fu quella di una donna scandalizzata -E poi è sparito. Si è smaterializzato senza dir più nulla.- Ginny era palesemente scandalizzata e abbastanza in difficoltà con il racconto dell'amica. A lei non era mai piaciuto Malfoy, ne lui ne la sua famgilia. Per tutto quello che erano e che rappresentavano e per quello che le avevano fatto al suo primo anno ad Hogwarts. E sapere che aveva baciato la sua migliore amica ad una festa piena di Auror pronti a catturarlo la inquietava.
-E quando l'hai rivisto dopo?- chiese curiosa e un pochino spaventata.
-Dopo avervi lasciato andare... è sbucato fuori dal nulla mentre correva come un disperato, inseguito da alcuni Auror del Ministero, mi ha afferrato per un braccio e mi ha trascinato dietro con lui...- il racconto proseguì per lungo tempo. Ginny ad ogni parola era ammirata e sempre più attirata dalle parole di Hermione. Fino a quando l'amica le raccontò della macchia rossastra e della memoria del ragazzo.
Gli occhi di Ginny si sgranarono dalla sorpresa quando Hermione finì di raccontare, si alzò e l'abbracciò. Hermione la strinse forte e si asciugò le lacrime che le caddero sulle guance. Era bello poter contare su un'amica così speciale...
-Non ci posso credere! Tu e... Malfoy! Tu e Malfoy! Tu e... quello.- ora sembrava schifata e leggermente scioccata.
-Mi dispiace Ginny, io...- ma la rossa la interruppe posandole due dita sulla bocca.
-Non devi essere dispiaciuta né devi scusarti. Se tu sei felice...- boccheggiò in cerca delle parole adatte -Se lui...- niente, proprio non le venivano le parole! -Insomma, sono venuta per vedere se stavi bene e a quanto pare stai bene, perciò è ora che io torni a casa da Harry.- Hermione annuì
-Come stanno andando le cose con Harry?- Ginny si imporporò e abbassò lo sguardo mentre Hermione gioiva della felicità dell'amica.
-Sempre meglio, finalmente. Ora devo proprio andare... salutami quello.- disse sarcastica, poi aprì la porta di casa e dopo aver abbracciato Hermione un'ultima volta, e averle detto che si sarebbero riviste presto, uscì richiundendola dietro di sé. Era un'amica fantastica.

Il cavaliere nero e la dama d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora