prologue;

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Sia io che Zoèlie abbiamo sempre pensato che sarei stato io, ad uscirne ferito. Abbiamo sempre pensato che sarebbero state le sue domande inopportune, le sue labbra screpolate, la sua mania del controllo, i suoi sguardi profondi, a crearmi problemi.

Zoèlie era una che creava problemi con la quiete. Dove la gente rideva piangendo, Zoèlie doveva esserci stata di sicuro.
Ridevano perché faceva stare bene chiunque, senza mai donare sorrisi o usare chissà quale formidabile senso dell'umorismo.
E poi piangevano, perché con le sue chiacchiere a primo impatto così stupide, faceva toccare davvero con mano il nulla più assoluto. Il nulla che fa vibrare l'infinito nelle vene, perché Zoèlie stimolava la ragione, che si metteva in moto finché non si consumava.

Io non ho nessun effetto sulle persone. L'indifferenza, è quella che mi avvolge. Indifferenza per chiunque e qualsiasi cosa, ed indifferenza la hanno anche le persone con me, quando mi parlano.

Se Zoèlie era la presenza più colorata in ogni stanza, io sono l'esatto contrario.

Cosa ci legasse, non mi è ancora chiaro.

Io a Zoèlie piacevo, era una frase che mi sentivo canticchiare quasi ogni giorno quella del "Mi piaci.", sospirato dal nulla.

"Perché?"

"C'è un perché a farti piacere una persona?" chiese, scrollando la cenere della sua sigaretta, nel prato su cui eravamo seduti.

"Di solito sì."

"Non mi importa, Ezra."

A Zoèlie piacevano anche gli adesivi senza alcun motivo. Ed anche le calze a rete, i ponti di legno, i nei sul petto, intingere le dita nella tempera e sciogliersi le caramelle in bocca.

Le piaceva tanto nuotare, più di qualsiasi altra cosa. Per quello però, una ragione la aveva. Ne aveva tante di ragioni, per cui mi convinceva ad andarla a prendere a casa a qualsiasi ora del giorno e della notte, e portarla alla piscina pubblica.

Le piaceva avere i capelli bagnati, perché erano un peso che sapeva reggere. Adorava trattenere il fiato, e rimanere a fondo, a più di tre metri di profondità.

"E il silenzio, Ezra. Il silenzio che puoi ascoltare là sotto nutre l'anima."

L'ho conosciuta proprio alla piscina, lavorandoci come bagnino da anni, e non abbiamo mai smesso di andarci insieme ogni giorno.
Mi chiamava e dovevo rispondere, non importa se stavo lavorando, studiando o ero fuori con amici. Se Zoèlie mi chiamava, significava solamente due cose: voleva nuotare o stava piangendo. A volte entrambe le cose, mi chiedeva piangente di portarla in piscina e lasciarla a mollo fino all'orario di chiusura.

La prima volta che me lo chiese, andò proprio così. Non mi rivelava mai la causa, ma non credo ne avesse mai di precise. A volte si perdeva nel vuoto e le emozioni da cui si faceva accarezzare erano sempre negative. Così sfilava un costume stroppicciato dall'armadio, usciva di casa e saliva sulla mia auto senza sputare una singola parola.

In sostanza, Zoèlie tanto apposto di testa non era. Con quelle lentiggini, la pelle abbronzata e lo spazietto fra i denti. Si tagliava la frangetta con le forbici da cucina, tutta storta. Perdeva e recuperava chili in un mese soltanto, e fumava come un turco.

Mi manca, un po'. Qualsiasi sentimento ci fosse fra di noi, mi manca. Vorrei solamente che le ultime parole che mi sentì dire, fossero state diverse.



Ti parlo di Zoèlie. (In sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora