i care about her, 3rd part

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Ambra ed io facemmo colazione insieme una domenica, e di martedì la accompagnai ad un evento in cui dovette servire da cameriera per beneficienza.
Mercoledì sera mi chiamò al telefono e volle parlare di tante, troppe cose. Giovedì mi chiese di pranzare insieme, ma le dissi di non sentirmi molto bene. Non era vero, ovviamente, ma avevo bisogno d'aria. Ambra era davvero soffocante, e non per la frequenza con cui richiedeva di vedermi, ma per i suoi atteggiamenti nei miei confronti. Richiedeva una costante attenzione e apprezzamento riguardo al suo lavoro, ai suoi problemi e come era magnificamente in grado di risolvere quelli di altri.
In caso iniziassi un discorso riguardo il mio lavoro, un mio passatempo o un mio pensiero, era ovvio il suo scarso interesse nei miei confronti.
La compagnia di Ambra non mi entusiasmava. Non era sgarbata, ma comunque non piacevole.

Zoèlie odiava Ambra.
Forse Marcus aveva ragione; ne era profondamente e maledettamente gelosa. Non le invidiava le qualità, l'aspetto, la cultura o gli interessi. A Zoèlie danno la nausea le persone troppo buone, troppo perfette.
Quello di cui Zoèlie era palesemente gelosa, era il tempo che le veniva strappato di mani, con me.
All'inizio era quasi interessante se non divertente, essere conteso fra due ragazze estremamente diverse, estremamente di testa loro, con caratteri estremamente dominanti. Quello che sapevo fin dall'inizio è che fra Ambra e Zoèlie, io avrei sempre scelto Zoè. E la cosa non era affatto normale; perché dovrei mettere a confronto quella che è la mia sorella mancata, con la mia ragazza, e chiedermi chi preferisco? Perché dovrei metterle in competizione?

"Mi porti al mare?"

"Zoè, non è che puoi farti la patente?"

"Stai scherzando? Non posso guidare"

"Perché no?"

"Tu ci saliresti in macchina con me alla guida?"

"No"

"Ecco"

Zoèlie sapeva che mi ero inventato una scusa per non vedermi con Ambra. La cosa le procurava un perverso ed evidente piacere che non volle diede a vedere, anche se palese.
Era stesa sul mio letto con le gambe sollevate per aria, e mi fissava –perché sapevo che lo stava facendo– mentre riposavo ad occhi chiusi e braccia conserte sulla poltrona più mal conciata che avessimo potuto procurare a quell'appartamento.

"Mi porti?"

Aprii gli occhi e ricambiai il costante sguardo fissamente puntato, e passarono i secondi. Accade così spesso che il silenzio sovrasti la mia relazione con Zoèlie. Si può quasi dire che la nostra relazione sia in silenzio.

Ma a Zoèlie e a me piace il silenzio.

"Non posso"

"Che devi fare?"

"Ho promesso ad Ambra che domani mattina saremmo andati in ospedale insieme, non posso stare fuori casa tutta notte"

Zoèlie era turbata. Il suo viso impassibile, lo sguardo uguale a quello precedente, la posizione pure, il silenzio anche. Non è facile distinguere le emozioni di Zoèlie, se non fosse per i suoi occhi così eccessivamente espressivi e grandi.

"Sei arrabbiata?"

Non rispose.

"Gufetta?"

Zoèlie si ricompose, s'alzò dal materasso e si raddrizzò la gonna di jeans stiracchiandola lungo i fianchi stretti. Sospirò e s'incamminò verso il soggiorno.

"Ambra sa che mi chiami così?"

"No"

"Non farti scoprire"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22, 2016 ⏰

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Ti parlo di Zoèlie. (In sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora