Prologo

307 9 1
                                    

Quando ero bambina avevo l'abitudine di distendermi a terra sull'erba soffice del giardino e guardare il cielo.

Adoravo osservare le nuvole e in relazione alla loro forma assimilarle a qualche oggetto o animale.

Ma soprattutto mi affascinava vedere gli uccellini spiccare il volo.

Fantasticavo su quanto fosse bello farlo e mi chiedevo che sensazioni si provassero.

Ma poi ,realizzando che non avrei mai trovato le risposte alle mie domande, abbassavo lo sguardo e rientravo in casa.

Tempo fa sono giunta alla conclusione che mi sbagliavo.

Volare è sinonimo di libertá.

Libertá significa essere se stessi ed io con lui lo ero.

Grazie a lui potevo spiccare il volo e non c'era sensazione più bella di questa.

Con lui non avevo paura di essere giudicata.Con lui mi sentivo felice. Con lui mi sentivo invincibile.

Lui era semplicemente il mio tutto,il mio mondo.

In questo momento,distesa sul letto nell'oscuritá totale,ricordi frammentari mi stanno travolgendo,come ogni notte da ben quattro mesi.

Lacrime amare iniziano a rigarmi il viso,e mi chiedo come posso fare a svegliarmi da un incubo,quando non sto dormendo.

Prendo in mano la foto che ho sul comodino accanto al letto.

L'abbiamo scattata il giorno del mio diciassettesimo compleanno.
Avevo la testa appoggiata al suo petto e lui mi cingeva la vita sorridente come sempre.

Eravamo cosí belli insieme.

Ormai negli occhi ho il mare e l'unica cosa che desidero è morire,visto che nella mia vita ormai non c'è più niente di bello.

Adesso sono sola,non ho più nessuno.

I miei unici compagni sono il dolore e il senso di colpa.

Vorrei scacciarli via,ma più ci provo più loro annientano me.

E come se tutto questo non fosse già abbastanza,ad aumentare la mia sofferenza contribuisce la societá.

A scuola tutti mi maltrattano.

C'é chi mi picchia,ricordandomi ad ogni pugno e calcio che se è successo quello che è successo,è solo colpa mia.

C'è chi mi offende verbalmente,aumentando il mio senso di colpa.

E infine,ci sono gli spettatori,che non dicono e non fanno nulla.

Ma non c'è nessuno che mi consoli,nessuno che mi dica che non merito tutto questo odio e che io non ho colpe.

A volte penso di meritare tutto ció.

È la pena che devo scontare per la colpa che ho commesso.

Qualche giorno fa mia madre ha scoperto quello che subisco ogni singolo giorno.

Non so come sia venuto a saperlo,poichè sono sempre stata attenta a nascondere i miei lividi.

Ma comunque, capendo la gravitá della situazione,ha deciso di portarmi via da qui.

Il suo capo è stato così gentile da mettersi in contatto con un suo collega e trovarle velocemente un nuovo lavoro in America.

Ovviamente lei ha accettato subito,perchè pensa che più lontano ci trasferiamo meglio è.

E non fa altro che ripetermi che lì potrei iniziare un nuovo capitolo della mia vita.

Il problema è che ,nonostante io sappia che dovrei davvero cercare di andare avanti,ovunque io sia,qualsiasi cosa stia facendo c'è lui nei miei pensieri.

E quindi,magari con il tempo potrò dimenticare tutte le violenze che ho subito.

Ma non potrò mai smettere di sentirmi in colpa per l'accaduto.

Semplicemente per il fatto che lui ha salvato me,ma io non sono riuscita a salvare lui.


#

Angolo autrice

Salve a tutti, questa è la mia prima storia.Spero che vi piaccia e che vi appassioni.
Vorrei gentilmente chiedervi di lasciare un commento o un voto, qualsiasi critica, per capire se la storia piace ed è seguita.

SalvamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora