yogurt indigesti

62 3 0
                                    

Sentii la sveglia suonare, erano già le 6.30? Ancora stordita e con gli occhi chiusi mi alzai dal letto stiracchiandomi come un gatto ciccione che passa le giornate su un termosifone. Come al solito avevo i capelli ridotti uno schifo, che somigliavano più a delle caramelle a forma di vermi ma invece di essere di colori sgargianti come verde e rosso erano di un color cioccolato 65%, e io passavo 30 minuti della mia vita ogni giorno cercando di trasformare quell'ammasso apparentemente zuccheroso in un'acconciatura che si potrebbe definire decente. Odiavo tenere i capelli sciolti sulle spalle, sono talmente fastidiosi quando vagando ti finiscono davanti agli occhi e oscurano completamente la vista costringendoti ogni due secondi a spostarli distraendoti da tutto il resto. Decisi quindi quella mattina di raccoglierli in una cipolla volutamente disordinata lasciando che la mia frangetta coprisse la fronte alta. Dopo aver indossato un comodo paio di jeans e un maglioncino bianco a sottili strisce blu e delle converse bianche a collo alto uscii di casa per dirigermi a lavoro. In realtà amavo vestirmi elegante con gonne, vestiti e tacchi alti, ma purtroppo per il momento lavoro semplicemente come cameriera in un piccolo bar principalmente frequentato da universitari, gestito da un'anziana signora molto gentile e cordiale, aspettando di laurearmi e d trovare un vero lavoro che mi permettesse di vestirmi elegantemente ogni giorno e soprattutto che mi permettesse di comprare quei vestiti.

Aprii la saracinesca, come al solito alle 7:40 (e si impiego un'ora la mattina per prepararmi se sono veloce), e iniziai a sistemare i tavoli e a renderli presentabili per i clienti che non sarebbero arrivati prima delle 9:00. Dopo pochi minuti la signora Montalto, la proprietaria del bar venne a farmi visita, come era solita fare almeno una volta a settimana, avevo ormai conquistato la sua fiducia gestendo quel bar e assumendomi la responsabilità di tutto, <<Oh buongiorno cara, come stai questa mattina? noto che sei sola, Alfred è in ritardo?>> mi chiese con tono sospetto, Alfred era il mio ''assistente'' riuscii a convincerla qualche settimana prima ad assumerne uno poiché da sola non ero più in grado di dirigere il bar dovendomi dividere tra lavoro e studi, il ragazzo però purtroppo non le era mai piaciuto e cercava un motivo valido ogni volta per licenziarlo. <<Ehm..si signora mi ha inviato un messaggio mezz'ora fa avvisandomi che sarebbe arrivato in ritardo a causa del...ehm.. ha detto che sua madre stava poco bene e quindi doveva portarla al pronto soccorso>> inventai una scusa sul momento cercando di coprirgli le spalle, in fondo era un ragazzo simpatico. Proprio in quel momento si spalancò l'entrata del piccolo locale mostrando un giovane sul metro e ottanta con i capelli biondi scompigliati come se avesse appena preso la scossa, era Alfred, i suoi vispi occhi verdi vagavano da me alla signora Montalto come se ci fosse una partita di tennis in corso e cercando di riprendere fiato disse <<mi perdoni per il ritardo signora ma sa ho dovut..>> non fece in tempo a finire la frase che lo interruppi <<ehm si Alfred ho già detto alla signora del tuo problema con tua madre, a proposito si sente meglio adesso?>> sperando che decifrasse il mio sguardo reggendomi il gioco, <<ah.. si certo, sta.. sta molto meglio ora grazie>> per fortuna non mandò in fumo la copertura. <<mm mi fa piacere..bene allora io vi lascio lavorare, buona giornata>> e dopo averci salutati la signora Montalto uscì dal bar dirigendosi probabilmente verso il mercato, <<cavolo Ven
grazie mille non so come farei senza di te, sei un'angelo davvero grazie grazie grazie>>, <<non preoccuparti Alfred, però cerca di arrivare prima la prossima volta ok?>>, annuì e andò a mettersi il grembiule pronto per servire i clienti. La mattinata stava procedendo come al solito i clienti più fidati erano seduti ad uno dei tanti tavolini di legno su delle poltroncine di pelle color verde bottiglia; in effetti il 'maison du cafè' era un posto molto carino dai toni caldi e accoglienti che riescono a farti sentire a tuo agio, o almeno era quello che avevo pensato io la prima volta che avevo messo piede lì dentro. <<Buongiorno Venere come stai questa mattina?>>, era Carl, un ragazzo che ogni giorno passava dal bar e ogni giorno cercava di convincermi ad andare fuori a cena con lui, non che non fosse gentile ma..non era esattamente il mio tipo ecco, troppo basso <<buongiorno carl, molto bene grazie, prendi il solito?>> cercai di liquidarlo in fretta sperando che non provasse ad invitarmi anche quella mattina, <<oh bene grazie, si il solito.. ecco allora mi chiedevo sai..non è che ti andrebbe di andare al cinema questa sera? sai esce il nuovo film di cui parlano tanto e mi chiedevo se ti andasse di andarci insieme..>> come non detto, allora decisi di usare la solita scusa <<oh beh ecco, mi piacerebbe ma sai sono sotto esami in questo periodo e beh.. sai lavorando di giorno devo recuperare la sera, ma grazie comunque>> e gli porsi il suo solito cappuccino da portar via e la frittella di mele e cannella, <<ah si ok, beh buono studio allora, magari la prossima volta, io ora vado ciao Venere>> ricambiai velocemente il saluto cercando di non far trasparire la mia indifferenza al suo sguardo da cucciolo bastonato sfoggiando un sorriso a 32 denti.

La giornata passò velocemente, dopo aver chiuso il bar alle 18:15 mi avviai verso casa per studiare, in fondo ero veramente sotto esame quella volta e avevo intenzione di mantenere la mia media del 29. Camminando però mi venne in mente che avevo finito lo yogurt, il mio principale nutrimento durante tutta la giornata, allora mi avviai verso il supermercato più vicino sperando che fossero forniti di quello al caffè o in alternativa al pistacchio. Attraversai le porte automatiche dirigendomi verso il banco frigo e mentre scrutavo tra gli yogurt alla ricerca del mio gusto prediletto caddi improvvisamente a terra. Quando mi rialzai avevo una raffica di insulti pronti per essere urlati a chiunque si fosse presentato davanti ai miei occhi, fosse stato anche il Papa in persona. Ma dopo essermi pulita i jeans mi ritrovai davanti una statua greca, un metro e novantacinque di muscoli che dirigevano lo sguardo verso un viso angelico con due pietre color ghiaccio incastonate e contornate dai capelli corvini. Ma come ho già detto il suo sguardo strafottente da bello e dannato non mi avrebbero ipnotizzata e così iniziai: <<ma come cazzo ti permetti razza di scimmione?! dove credi di essere al parco giochi eh?! ma stai più attento quando cammini idiota!>> il suo viso,come previsto, cambiò espressione da strafottente a scioccato, ma per mia sfortuna in meno di cinque secondi tornò al precedente sguardo e rise di gusto, <<ma chi sei? cavolo non avevo mai visto una pulce incazzarsi tanto!>> e continuò a ridere piegandosi in due dalle risate (e nonostante fosse piegato era comunque più alto di me) allora a quel punto stufa del suo menefreghismo decisi di prendere gli yogurt e dirigermi infuriata verso la cassa.

Tornata a casa stavo ancora ribollendo per quello che era successo al supermercato, così preparai in fretta la cena e cercai di studiare qualcosa provando ad ignorare la rabbia ma non riuscendoci decisi di fare un bel bagno caldo con la calda voce di Ben Howard che mi cullava sulle note di Deph Over Distance rilassando completamente il mio corpo e sopratutto la mia mente. Quando uscii dalla vasca mi asciugai, misi il pigiama e mi coricai dopo aver puntato la sveglia, la settimana era appena cominciata.

hell for heaven's sickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora