CAPITOLO DUE

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Si rigirò la cintura tra le mani incredula, se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire le grida eccitate del pubblico che la tifava e il conto dell'arbitro all'ennesimo tentativo di schienamento della rossa.
1...2...3... La campanella sancisce la fine dell'incontro ma soprattutto annuncia che la piccola Jess in soli due anni era riuscita a strappare il titolo di campionessa italiana.
"Sei un talento naturale Jess, credici" le diceva Jake sin dai primi allenamenti e la prova che forse quello che diceva era vero era nelle sue mani e aveva il nome di "Italian Women Championship".
Ad interrompere i suoi pensieri fu la suoneria del suo cellulare a risuonare per tutto il suo soggiorno. Era Jake. "Jake che si dice di bello? Wow sono passati tre giorni e ancora non mi capacito di come io abbia vinto la cintura" sorrise soddisfatta la rossa "Jess devi promettermi che non ti partirà un embolo appena ti dirò ciò che sto per dirti" disse serio lui "parla, lo sai che odio i giri di parole" l'ansia iniziò ad insidiarsi in lei, non poteva riguardare il titolo, avevano appena deciso a sua insaputa di farla vincere non potevano già togliergli la cintura, decisamente no. "La WWE tra 4 giorni farà tappa qui in Italia e la sera prima dell'evento c'è una specie di festa diciamo. Noi della federazione, essendo quella più importante in Italia, dobbiamo esserci e tu come campionessa non puoi mancare. Ah e devi portare la cintura ovviamente e ti serve un vestito da urlo, ti avverto." Non poteva essere vero. Lei. Jess. La piccola ragazza sfigatella che aveva appena realizzato un piccolo sogno, stava per realizzarne un altro. Conoscere molti membri del main roster della sua amata WWE e soprattutto sarebbe stata presentata come campionessa italiana. "Jake perdonami ma l'embolo mi parte davvero adesso. Ti richiamo dopo." Lanciò il cellulare sul divano e si stese a terra incredula. D'un tratto ebbe un illuminazione. Che diavolo avrebbe indossato per un evento così?!
Eh oh, era pur sempre una donna.

"Maledizione devo trovare un vestito" si aggirava con la tua testolina rossa per negozi in cerca di un vestito che attirasse la sua attenzione. Tutti vestiti che non facevano al caso suo. Troppo pesanti, troppo leggeri, troppo da suora, troppo da spogliarellista di Las Vegas, troppo larghi, troppo attillati, troppo semplici, troppo floreali. Dopo l'ennesimo negozio che "spulciava" si era decisa a buttare la spugna e uscendo esclamò sbuffando "Jake mi ucciderà davvero stavolta". Aveva bisogno di qualcosa di fresco da bere, quell'estate calda non facilitava le già faticose spedizioni di shopping, forzate tra l'altro. Camminando distrattamente alla ricerca di un bar passò davanti ad negozio e con la coda dell'occhio lo vide. Un vestito rosso fuoco come i suoi capelli, a tubino, senza spalline, con tre fasce nere dietro la schiena a "sorreggere" il tutto, dal fondoschiena in poi rosso e dello stesso tessuto del davanti, corto quanto basta ma non troppo da risultare volgare.
Senza pensarci due volte entrò e se lo provò. Mai nella vita aveva indossato un vestito del genere ma qualcosa in quel pezzo di stoffa l'aveva conquistata, che fosse il suo colore preferito, la morbidezza della stoffa o forse il fatto che quel vestito gridava disperatamente "sono una donna forte e voglio lasciare tutto alle spalle". No ok, i vestiti non parlano e siamo d'accordo ma boh, la mente di Jess lavorava più del dovuto a volte, immaginando situazioni inverosimili e tragicomiche ai limiti dell'umana percezione. Ridacchiando tra se e se immaginando un vestito parlante scosse la testa, si tolse il vestito, si rivestì e si diresse a passo spedito alla cassa per comprarlo.


"Jess rilassati, sembri una pallina impazzita e mi stai facendo salire l'ansia in spalla a mò di zaino. Ti prego" la guardò con finta disperazione Matt, il suo migliore amico "Matt per te è facile parlare, non sei tu quello che deve cercare di non svenire davanti a gente della federazione per eccellenza, il tutto con un vestito succinto, tacchi da trampoliere, cercando di mantenere un decoro da star, il tutto coronato da una bellissima cintura in spalla che è un modo come un altro per dire << hey eccomi! Sono la campionessa e tutto ciò che faccio deve essere perfetto nei minimi dettagli per non far sfigurare la gente che ha premiato i miei sforzi dopo solo due anni di allenamenti spacca-culo>>... Ok rimuovi l'ultima parola ma... Hai capito cosa intendo" gesticolava la poverina camminando avanti e indietro con l'asciugamano in testa a contenere la sua chioma rossa bagnata in attesa di essere asciugata. "Jess. Stai delirando, guardami. Guardami per l'amor del cielo" si alzò dal suo letto Matt e la prese per le spalle scrollandola "sappiamo entrambi quanto hai lottato per arrivare a questi risultati e fanculo a chi pensa il contrario. E per qualcuno magari saranno piccoli traguardi ma io so quanto vale tutto questo per te, come so che hai la tenacia di mille leoni per raggiungere obiettivi ancora più grandi. Sei la donna più forte che conosco e dopo tutto quello che hai passato ti meriti un po' di sana felicità. Ora fila a prepararti se non vuoi fare tardi e sai meglio di me che Jake su queste cose è fiscale e non ammette scuse. Io vado che stasera ho gente a cena, tu pensa a divertirti, domani voglio sapere tutto" le diede un buffetto sulla testa e scappò via lasciandola interdetta a pensare alle sue parole. Matt, l'unica persona che le era stata davvero accanto quando la vita sembrava avergli brutalmente alzato il dito medio in faccia scaraventandogli tutta la merda che poteva contro. Non aveva del tutto torto però, si meritava di essere felice per una volta. Felice davvero dopo tutto il sudore e la fatica.
Con questi pensieri iniziò a truccarsi, asciugarsi i lunghissimi capelli ricci che decise di lasciare sciolti piastrandoli, si infilò il vestito, le décolleté nere opache altissime ma bellissime, prese la piccola clutch nera dove infilò telefono e chiavi di casa e scese di sotto. Un'ultima controllata allo specchio dell'ingresso ed era pronta per andare. Era davvero bellissima ma mai lo avrebbe ammesso a se stessa, troppo concentrata su quei dettagli che la mente le suggeriva etichettandoli come "difetti". Un sospiro, chiavi della macchina alla mano, cintura in spalla e uscì alla volta del locale dove si sarebbe svolto il party.

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Si lo so non pubblicavo da una vita ma ultimamente non sono quasi mai a casa e il tempo da dedicare alla scrittura purtroppo è pochissimo :(
Non abbandonerò la storia, tranquille <3

Strange Life of a DreamerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora