"Good Girls Are Bad Girls That Haven't Been Caught"
questo è quello che ci fanno credere, ma forse...
"Bad Girls Are Good Girls That Haven't Been Caught"Dedicato alle ragazze incomprese e definite come "Bad Girls" perché il mondo non capisce le nostre azioni.
***
Portai alla bocca il mozzicone di sigaretta, per fare un ultimo tiro, prima di buttarla a terra e spegnerla con la punta dello stivaletto. Mi aggiustai la bandana rossa che avevo al polso. Non mi andava che i miei amici mi chiedessero a cosa fossero dovuti quei segni scuri sulla mia pelle lattea. Non avrei potuto rispondere, e nemmeno avrei voluto.
- Alexis!! - urlò qualcuno dal cancello. Non alzai nemmeno lo sguardo, sapendo benissimo chi era. Lasciai che la gente fissasse America, lasciando me nell'ombra. La ragazza mi si avvicinò velocemente e quasi travolgendomi mi abbracciò, come se non mi vedesse da una vita. Forse era così. Ricambiai l'abbraccio per qualche secondo, prima di posare lo sguardo su due ragazzi dietro a Mare.
- Ciao. - mi salutò il moro. Rimasi sconvolta da quella visione.
- Hood? - dissi confusa. - Che ci fai qui? -
- "Ma che piacere, Cal. Mi hai fatto una sorpresa fantastica!" - cercò di imitare la mia voce Calum. Ridacchiai avvicinandomi a lui e posando una mano sul bicipite scoperto.
- Da quando vai in palestra? -
- Da quando Ashton mi ha costretto. - rispose, mentre una smorfia gli si dipingeva in viso. Ashton... la bandana rossa che portavo me l'aveva regalata lui prima che andassi in riabilitazione. Ma ora non si vedeva. Ne rimasi delusa. Annuii alla risposta di Calum rivolgendo uno sguardo ad America.
- Pensavo dovessi venire da sola. -, abbassai lo sguardo. Non volevo che mi vedessero in quelle condizioni. Specialmente Michael. Non riuscivo ad alzare lo sguardo per incrociare quegli occhi di ghiaccio tanto simili ai miei esternamente. I suoi erano il ritratto della vita, i miei erano il ritratto della morte.
- Hanno insistito tanto. - parlò dispiaciuta. Presi un respiro profondo. Un masso mi si era posato sul petto e avevo un nodo alla gola. Rischiavo seriamente di scoppiare a piangere come una lattante. Contegno Alexis. Cos'hai imparato in tutti quei mesi rinchiusa in quelle quattro mura? Devi controllare le tue emozioni.
- Hai fame? - mi chiese improvvisamente Calum, cercando di smorzare la tensione che si era creata.
- Un po'. -. Non era assolutamente vero. Dovevo solo sembrare credibile.Rosicchiai un pezzettino del panino. Gli sguardi dei tre ragazzi non mi mollavano un secondo.
- Ehm, quindi cosa avete fatto in tutto questo tempo? - chiesi nervosamente, rimettendo a posto il panino mangiucchiato. I ragazzi sembravano essere caduti dalle nuvole.
- Noi? - fece Calum.
- No. Parlavo della coppia di vecchietti là infondo. - replicai ironicamente.
- Oh, ehm... Io mi sono iscritta all'Università di Macquarie, alla facoltà di Arte. - mi aggiornò America. - Loro stanno iniziando ad affermarsi come band qui in Australia. -
- Davvero? - domandai facendo finta di non saperne nulla. Loro due annuirono confermando tutto. Sapevo benissimo che loro fama non si limitava all'Australia. Sapevo del loro tour con gli One Direction, sapevo del loro album nuovo, sapevo che tra meno di un anno avrebbero fatto un tour mondiale solo loro. Ma non dovevo sapere niente in realtà. - E le ragazze iniziano a ronzarvi attorno, quindi? - ammiccai.
- Più o meno. - rispose vago Cal. - Tu invece? -
- Io? - ripetei scioccata dalla domanda, ma rimasi impassibile ai loro sguardi. - Sai com'è... infermieri carini ogni tanto, altre ragazze come me, giochi da tavola il venerdì sera, la tv il sabato e una passeggiata ogni tanto una domenica al mese. -. Silenzio. - Bello, eh? -. Silenzio. - Ah, e non dimentichiamoci della montagna di pillole la mattina, il pomeriggio e la notte. Anche gli psicologi ci facevano divertire, sono quasi impazzita una volta, dev'essere stato uno spettacolo migliore dei programmi che fanno vedere in televisione. Tutto sotto gli occhi delle altre ragazze, durante i gruppi di supporto. - spiegai. Mare iniziò a giocare con una ciocca di capelli. - Ma ora sono normale. - sussurrai appoggiandomi allo schienale della sedia. Avevo appena perso per un attimo il controllo e loro si stavano decisamente spaventando. Se fosse stata una persona sana di mente ad avere un attacco simile, non sarebbe successo niente, ma io non lo ero.
- Lo sappiamo, Alexis. Non devi dirlo. - parlò per la prima volta Michael.
- Non è vero. - replicai con lo sguardo perso nel vuoto. - Oppure Luke ed Ashton sarebbero qui. Oppure America sarebbe venuta da sola. Sono squilibrata, non scema. -. Incrociai quegli occhi di ghiaccio. Dicevano niente e tutto. Non riuscivo più a leggerli, forse. O non volevo.
- Ashton doveva badare ai suoi fratellini. Luke non stava bene. - replicò Mike. Feci una smorfia. Non mi ero mai bevuta quelle stronzate. Lo sapevo che non era assolutamente vero. - È la verità, Alex. - ribadì. Certo. Annuii stancamente. Avevo sonno. Tanto sonno.
- Potreste accompagnarmi in un motel? Vorrei riposare un po'. - dissi. Erano appena le sette del pomeriggio, ma tutti si alzarono.
- Perché non stai con uno di noi? - propose Mare mentre entravamo in macchina. Sorrisi triste.
- Non voglio che passiate la notte in bianco nell'incertezza che potrei impazzire. -. Non c'era un velo di ironia in quello che avevo detto. Era la verità.
- Non passeremo la notte in bianco. - ridacchiò Calum senza incrociare il mio sguardo.
- Sei un pessimo bugiardo, Hood. - risposi. Nessuno parlò più per il resto del viaggio in macchina. Michael portò a casa Calum e poi America. Nessuno aveva detto niente riguardo al mio pernottamento e sinceramente a Michael non avrei rivoltato la parola.
- Dormirai a casa mia. - disse Clifford rompendo quel silenzio sacro.
- Come? - risposi smarrita.
- Starai da me. Non ti permetterò di rimanere sola in un dannatissimo motel! - ribatté irritato. - Se ti succedesse qualcosa? -
- Non mi succederà assolutamente niente. Prendo sempre le mie medicine. -
- Medicine? Quali medicine? -
- Dovresti saperlo... - sussurrai. Sapeva dei miei problemi. Tutti lo sapevano, ecco perchè non avevo nessuno.
- Non hai bisogno di medicine. - borbottò lui. Lui non mi avrebbe capito.
- Portami in un motel! - strillai. Non mi rispose. Forse aveva capito. Presi il cellulare ed inserii gli auricolari. Era il mio modo di rilassarmi. Di dimenticare. Chiusi gli occhi e scivolai lentamente nell'oblio del sonno.
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5 Seconds of Winter || 5SOS
FanfictionRaccolta di One Shot ispirata all'album 5 Seconds Of Summer dei 5SOS. Non saranno pubblicate in ordine come le track dell'album, ma successivamente messe in ordine. Alcune saranno collegate alla serie "69 Things That I Hate About You" e sequel e sar...