Capitolo 2

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Era già passato un mese da quando Evans e Blaze erano partiti per la loro ultima missione.
Blaze immaginava la moglie con il pancione sempre più grosso, e con il bimbo sempre più sano e forte. L'aveva promesso a sé stesso, a Mark, a Katya e al piccolo che sarebbe tornato, ed è quello che avrebbe fatto.
La missione stava andando per il verso giusto: gli avvistamenti erano più rari e le incursioni nel campo nemico davano i loro frutti. Presto sarebbe tornato a casa. Mancava un'ultima parte del piano: lui e altri suoi compagni avrebbero dovuto sorvolare l'oceano per vedere se la flotta nemica si era ristabilita poiché da quella giapponese non c'erano notizie. Si trovavano in una piccola isola dell'Oceano Atlantico.
Esattamente il 5 giugno, il generale Gregson chiese a Axel Blaze di prendere una parte del suo battaglione per svolgere la missione. Affidò invece a Mark Evans e il resto del 5° una missione di ricognizione sull'isola dove erano accampati.
I due amici si salutarono fraternamente prima di dividere gli altri soldati e recarsi ai punti prestabiliti. Evans portò il suo battaglione sull'orlo della scogliera, a un centinaio di metri da dove Blaze sarebbe partito con l'aereo militare.
La squadra di Blaze salí sull'aereo, che si sollevò in volo, verso est. Evans e i compagni li guardarono allontanarsi, fino a quando non furono un puntino in lontanza.
Poi, senza preavviso, il puntino esplose, e cadde in mare.
Evans guardò con orrore la palla di fuoco cadere in acqua e non lasciare alcuna traccia.
-Axel...-
Evans sapeva che ad un'esplosione del genere nessuno sarebbe sopravvissuto, nemmeno il suo migliore amico. Sapeva che non l'avrebbe più rivisto, eppure nutriva una speranza infondata che lui fosse ancora vivo. Ma in cuor suo Evans iniziava a capire.
Blaze se n'era andato.
Non capì molto di quello che successe nelle ore successive. Glielo raccontarono bene qualche ora dopo: l'aereo di soccorso era andato sul luogo dell'incidente e aveva trovato alcuni corpi, intatti o carbonizzati, e rottami dell'aereo in un raggio di 2 km. Il corpo di altri non era stato nemmeno trovato. Nessun soppravvissuto.
I soccorritori erano tornati a mani vuote, il viso sconsolato.
Evans si lasciò andare. Corse fino alla spiaggia dell'isola dove si lasciò cadere sulla sabbia e urlò al mare tutto il suo dolore per la scomparsa del suo migliore amico: di un ragazzo che considerava suo fratello. Pianse tutte le lacrime che non aveva versato e consumó tutte le energie che gli rimanevano dopo solo un mese di missione.
Furono 15 in totale le vittime, metà del 5°battaglione: uomini, forti, leali, coraggiosi e detiti al loro paese. Evans fece mandare a casa le lettere ai parenti delle vittime, ma decise che a Katya lo avrebbe detto lui. La sua ultima missione stava per essere completata e sarebbe tornato a casa entro una settimana; stavolta per sempre.
Di nuovo il pensiero tornò a Blaze, e una lacrima gli scese dolce sulla guancia, poi disse, rivolto alle stelle
-Axel, ti giuro che mi prenderò cura di tua moglie e di tuo figlio. Te lo prometto, amico mio-
La settimana dopo Evans prese il taxi che lo avrebbe portato dall'aeroporto a casa sua.  L'ultima volta in cui c'era salito aveva deciso di aprire il finestrino e sventolare fuori la bandiera giapponese urlando che finalmente era a casa, ma quella volta era solo.
L'auto parcheggiò davanti a casa sua. Fortunatamente Katya non stava aspettando Axel. Era a scuola, e non sapeva nulla del loro rientro.
Si diresse verso casa sua e si guardò indietro, sperando che fosse un sogno e che il suo amico spuntasse da dentro il taxi nero; ma ciò non avvenne.
Girò la chiave nella serratura ed entrò in casa. Sua moglie non lo stava aspettando, anzi, era tranquilla sotto la doccia, ignara che suo marito fosse appena tornato.
Mark andò in cucina, si versò un bicchiere d'acqua e lo bevve. Si guardò in giro per vedere se in quel mese e mezzo fosse cambiato. Si mise sul divano, aspettando che la moglie uscisse per abbracciarla e restare per sempre con lei.
Il suo sguardo si posò su una foto. All'epoca aveva solo 18 anni: era una foto di lui, Axel e tutta la squadra della Inazuma Japan dopo aver vinto il FFI, poco prima che si unissero all'Accademia Militare.
Quella foto gli vece venire nuovamente le lacrime agli occhi.
Dopo il diploma aveva mantenuto i rapporti con pochi suoi ex compagni di squadra, uno dei quali era Axel, ma col passare degli anni, e l'inseguire le proprio passioni, si persero di vista. Con Axel invece non cambiò mai rapporto, forse il loro andava via via rafforzandosi.
Si rese conto solo in quel momento quanto gli mancasse giocare spensieratamente a calcio e quanto gli macassero i suoi amici. Si ripromise che li avrebbe chiamati tutti per il funerale di Axel. I suoi pensieri furono interroti da un grido di sorpresa
-Mark! Mark sei tornato!-
il viso rabbuiato del ragazzo si trasformò velocemente e corse raggiante a baciare sua moglie
-Sì, e non ti lascerò mai più!-

UNBROKEN BLAZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora