Capitolo 6

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Era davanti a casa sua. Dopo quasi due anni era riuscito a tornare a casa. Tutto ció che aveva passato gli scivoló via, sostituito dall'emozione che provava nel rivedere sua moglie e di vedere per la prima volta sua figlia. Essere andato da Mark e Nelly e non averli trovati in casa l'aveva demoralizzato, perché pensava che neanche sua moglie sarebbe stata in casa, ma aveva la tele accesa e aveva deciso di provare. Magari i suoi amici erano lí. Bussò.
-Ciao-
gli aprí una bambina sui 9,10 anni, che sicuramente non poteva essere sua figlia.
Axel si trovò spiazzato. Poi da dentro casa la voce di una donna
-Amore, chi é?-
e quella non era sicuramente la voce di Katya
"Maledizione. Dove sono tutti?"
-Un ragazzo. Ha l'uniforme. Forse é un soldato-
poi si rivolse ad Axel
-Sei un soldato?-
annuí lentamente
-Mamma, vieni tu-
Da dentro casa arrivò una donna -Posso aiutarla?-
-Sto cercando Katya Harris. La conosce?-
-Uh, sí. É la ragazza che ci ha venduto la casa. Veramente adorabile. Come mai ti interessa?- -É una vecchia amica... desideravo rivederla-
la donna gli sorrise
-Mi disse che si sarebbe trasferita nell'Hokkaido insieme alla bambina, ma non so dove di preciso-
-Oh, capisco-
-Mi dispiace tanto-
-Non si preoccupi. Chiederó in giro. Invece sa degli Evans? Abitano qui di fianco-
-Si sono trasferiti anche loro nell'Hokkaido. Non so dirti altro-
-Oh... Grazie tante-
Axel si giró, lasciando la donna un po' in pensiero sulla porta di casa. Sia Katya che i suoi amici si erano trasferiti e lui conosceva solo una persona che avrebbe saputo dirgli dove, e come tutti questa persona lo credeva morto.
***
Aveva preso un taxi e in due ore si era ritrovato davanti alla Sede Militare Giapponese. Non gli restava che entrare, identificarsi e trovare il Maggiore Gregson. Impresa difficile dato che lui, secondo i registri, era morto. Suonó al citofono
-Richiesta?-
-Desidero incontrare il Maggiore Gregson, signore-
-Motivo?-
-Di natura personale-
-Le mando un soldato che la scorti fino al suo ufficio-
-Grazie signore-
la conversazione si chiuse e Axel tiró un sospiro di sollievo.
La parte facile era andata.
Vide dal lontano un soldato armato arrivare mentre il cancello si apriva e lui entrava
-Identificati-
gli ordinò il soldato.
Fece per aprire bocca quando quegli fu abbastanza vicino da poterlo guardare in faccia ed esclamó
-Blaze? Axel! Credevamo fossi morto!-
-Luke?! Santo cielo! Sei davvero tu?-
-Amico mio che bello rivederti-
si strinsero in un veloce abbraccio.
Anche Luke a suo tempo faceva parte del 5°, ma quel fatidico giorno era nel gruppo di Mark.
Loro due erano stati insieme in molte missioni, e avevano rischiato la vita molto volte. Si poteva dire che fosse il miglior amico di Axel dopo Mark.
-Dove sei stato tutto questo tempo?-
lo sguardo di Axel si fece cupo. Tutti i mesi che aveva vissuto nella paura, nel terrore, nella sofferenza, tutto il dolore che aveva provato, stava cercando di raffiorare
-Non é una bella storia-
Luke capì. D'altronde, era difficile per lui vivere normalmente e tornare nel mondo reale dopo quello che aveva passato là fuori, ma per Axel... Non poteva neanche immaginarlo
-Andiamo da Gregson-
lo esortó Luke.
Si incamminarono verso la base e superarono molte sale dove i cadetti si preparavano alla vita che li attendeva.
Incontrarono qualcun'altro del 5° e qualche conoscente fino a che non arrivarono all'ufficio di Gregson
-Avanti-
Luke entrò per primo
-C'é un soldato che desidera vedervi, signore. Non ci crederà, signore, ma é Blaze, signore-
il maggiore alzó gli occhi dalle carte
-Blaze?-
Luke si voltò verso Axel, facendogli cenno di entrare
-Salve signore-
-Buon dio, Blaze! Che piacere, ragazzo! Credevo fossi morto-
-L'ho creduto anche io, signore- disse con ironia Blaze -Ma sono contento non sia cosí-
-Sono molto contento di riaverti fra noi. Ma dimmi. Dove sei stato? Cosa ti porta qua?-
-Non é facile da raccontare signore, e con il suo permesso eviterei di parlarne-
il Maggiore annuì comprensivo
-Sono qua per motivi personali. Vede, mia moglie e Evans si sono trasferiti e vorrei sapere dove trovarli-
-Capisco. Ho parlato con Evans qualche giorno fa. Mi ha detto che il piccolo Kevin era appena nato quella mattina. E che si trovava bene nella nuova città-
-Mark ha un figlio?-
-Oh, si. Ma niente di paragonabile alla piccola Eileen-
-Eileen?- chiese
-La tua bambina, Blaze-
"Ha il nome di mia madre. Oh, Katya"
-Lei ha visto mia figlia...?-
chiese al maggiore Axel, con le lacrime agli occhi
-Si. É bella proprio come la sua mamma-
-Voglio trovarle. Mi dica dove abitano-
-Un secondo che guardo negli archivi. Ah, ecco: vivono tutti nell'Hokkaido. Katya vive a casa dei suoi zii. Presumo tu sappia dov'é?-
-Certo-
-Domani è il primo compleanno della piccola, é nata il 15 Novembre. Perché non le prendi qualcosa? Tieni questi, scommetto che non hai un soldo-
gli disse il maggiore Gregson, porgendogli delle banconote
-La ringrazio, signore-
Axel fece per uscire, ma il maggiore lo richiamò
-Blaze-
-Sì, signore-
-Non c'è bisogno che ti dica che sarai congedato con tutti gli onori-
Axel sorrise
-Grazie, signore-
***
Aveva guidato tutta la notte fermandosi in un autogrill per dormire un'oretta e poi riprendere ed era arrivato a Sapporo, la capitale, alle 11. Decise di compare un regalo per Kevin, ma soprattutto per la sua piccola Eileen. Andò in un negozio di sport e prese un piccolo pallone da calcio, sperando che il figlio di Mark prendesse la passione per quello sport da suo padre.
Per Eileen in realtà non aveva idea di cosa fare. Ogni cosa sembrava nulla in confronto alla gioia che avrebbe provato lui. Alla fine decise per dei libri su un papà e la sua bambina che vivono mille avventure.
Andó in un negozio di vestiti e si compró qualcosa di nuovo, non volendo andare al compleanno di sua figlia con la sua uniforme completamente rovinata.
Prese l'auto prestatagli dal maggiore e guidó fino alla villa dei Williams. Katya gli aveva detto che tutti i parenti da parte di sua madre vivevano lì, insieme anche ai suoi cugini Christine e Samuel.
Percorse il piccolo vialetto che portava fino alla porta che avrebbe cambiato la sua vita.
Bussó. Fu sorpreso nel vedere Nelly con in braccio Kevin ad aprirgli la porta
-Nelly? Che ci fai qui?-
la donna si portó le mani alla bocca sorpresa e pianse lacrime sottili
-Axel! Sei vivo!-
Nelly gli buttó le braccia al collo abbracciandolo. Poi si allontanò poggiandogli una mano sulla spalla mentre con l'altra reggeva il figlio
-Dio solo sa come la prenderà Katya-
esclamó per poi riavvicinarsi a lui e riabbracciarlo.
Poi si voltó verso le scale che portavano al piano superiore e gridó
-Mark! Scendi giù a prendere la torta!-
-Arrivo! Solo qualche minuto! Non posso perdere contro questa peste di Shane-
Nelly sorrise sconsolata come pure Axel, che immaginava che l'amico stesse giocando a calcio con un bambino. Nelly lo fece accomodare sul divano e iniziarono a parlare mentre Axel giocava con il piccolo
-Uh- esclamó -gli avevo portato un piccolo pensiero-
e tiró fuori un pallone da calcio di gomma
-Non bastava solo suo padre, volete far diventare ossessionato del calcio anche mio figlio-
Axel sorrise imbarazzato
-Ahahah, mi dispiace-
-Cavolo, ti ricordi quando abbiamo vinto il FFI. Che tempi!-
Axel sorrise ricordando quel periodo splendido della sua vita che era stato sí pieno di intoppi, ma pur sempre il più puro.
-Maledizione! Questi bambini non hanno più ripetto per i veterani!- esclamó Mark scendendo velocemente le scale, massaggiandosi la mascella.
Poi alzó lo sguardo sul divano e vide quei familiari capelli bianchi, che quando erano ragazzo vedeva sempre dalla porta del campo.
Si portó le mani sulla testa, spalancando gli occhi, non riuscendo a credere a ciò che stava succedendo
-Axel-
-Ciao Mark- rispose Axel alzandosi dal divano e camminando lentamente verso di lui.
Si fermarono l'uno a pochi metri l'uno dall'altro.
-Ti ho fatto aspettare, eh?-
Mark lasció cadere le mani e sorrise, con le lacrime agli occhi -Il solito Axel- guardó il suo amico negli occhi -Sempre in ritardo- anche Axel sorrise asciugandosi una lacrima
-Hai un aspetto orribile- gli disse Mark.
- Ma come? Sono appena tornato dalla spa-
I due risero, mentre Nelly li guardava sorridendo.
I due amici si avvicinarono e si strinsero in un forte abbraccio ricco di amore fraterno. È terribile perdere un amico, qualcuno con cui hai condiviso momenti belli e brutti, ma è ancora peggio perdere un fratello che anche quando non c'è, è lí, nei tuoi pensieri ad aiutarti e che, quando sai che non c'è più ti priva della parte più importante che quando scompare fa più male che morire. Ed ora, dopo aver creduto di aver perso il suo fratello per sempre, lo aveva ritrovato ed era tra le sue braccia, e non gli importava minimamente di versare qualche lacrima.
-Cazzo, due anni. Due fottuti lunghissimi anni!-
Axel strinse ancora piú forte il corpo dell'amico aggrappandosi alla sua felpa e stringendola tra le mani.
-Ritardatario fino al midollo-
Mark rise, come non rideva da tempo, da due anni.
Si separano
-Mi sei mancato, amico mio-
-Anche tu, capitano-
-Promettimi che non ti dovró credere morto un'altra volta prima che tu muoia seriamente-
Axel rise.
-Contaci Mark-
Mark sorrise. Ancora non riusciva a crederci.
-Senti, prima di andare da Katya, ti va di vedere Eileen?-
Axel spalancó gli occhi speranzoso
-E me lo chiedi pure?-
i due salirono le scale lasciando Nelly con Kevin e la torta ancora in cucina.
Salirono al piano superiore a quello dove c'era la festa ed entrarono nella camera da letto di Katya e Eileen.
Questa era piena di fotografie di Axel e Katya insieme, su un comodino c'erano tutte le medaglie che aveva preso negli anni di servizio e la sua divisa, e un ritratto che aveva fatto lui di Katya pochi giorni prima che l'aereo precipitasse.
La bambina dormiva tra due cuscini sul letto matrimoniale, gli occhi chiusi e un'espressione beata in volto. Axel sorrise teneramente alla vista della figlia. Si sedette sul letto e spostó un cuscino sostituendosi a lui e accarezzando paternamente la morbida guancia della figlia.
La piccola peró si accorse del tocco leggero tocco del padre e aprí gli occhi. Axel temendo che iniziasse a piangere la prese in braccio e la culló, sussurandole parole dolci e ondeggiando le braccia. La bimba peró non piangeva e fissava il padre con aria stranita
-Apà- disse piano.
Axel la guardó. La bambina allungó un ditino verso la sua faccia
-Apá- ripetè.
Poi indicó una foto
-Apà-
Axel sorrise.
La bambina, la sua Eileen, lo aveva riconosciuto da una foto che Katya teneva in camera, vicino al letto. Prese sua figlia da sotto le ascelle e rise, con le lacrime agli occhi
-Sí, piccola Eileen. Sono io: apà-
la strinse al petto mentre la piccola emetteva gridolini di gioia: le piaceva essere abbracciata dal suo papà.
Axel e Mark si scambiarono uno sguardo contento
-Andiamo da Katya- disse Axel contento.
Prese bene in braccio sua figlia e scesero le scale. La porta della sala era socchiusa. Mark bussó e Axel posò la bambina a terra. Lei entró nella stanza ridendo, e camminò verso la sua mamma. Quando Katya se ne accorse si avvicinó ad Eileen e la sollevó teneramente
-Ehi, vagabonda, chi ti ha portato qui?-
La bambina indicó la porta
-Apà-
Katya la guardó interdetta
-No, amore. Non può essere stato papá. Papà non c'è più- le disse, accarezzandole la delicata testolina
-Apà- ripetè nuovamente la piccola Eileen, indicando la porta.
Katya si voltó nuovamente e vide un uomo, con la carnagione abbronzata, i capelli chiari, quasi bianchi e gli occhi neri, lucenti
-Ciao Katya- fece lui, con la voce tremula
-Axel?-
Il marito rimase in silenzio, sopraffatto dalla bellezza della moglie. Era ancora piú bella di come la ricordava.
Katya gli si avvicinó lentamente e sobbalzó quando poté posare realmente le dita sul suo viso. Appoggió l'intero palmo sulla guancia di Axel, e lui sovrappose la sua mano a quella di lei e premette più forte il viso contro la mano di Katya. Assaporó il momento chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dai ricordi. Una smorfia di dolore si dipinse sul suo volto e una lacrima iniziò a scorrergli sullo zigomo. Poi aprì gli occhi e ammiró sua moglie.
Prese la sua mano tra le sue e la baciò. Katya lasció sfuggire un singhiozzo di gioia e con impeto improvviso affondò il volto sul suo petto e sprofondó tra le sue braccia, mentre piangendo si lasciava accarezzare dal marito, anch'esso in lacrime. Katya poi gli prese il volto tra le mani, guardandolo negli occhi, cosí uguali a quelli della figlia, in cui si perdeva sempre in ricordi cercando un pezzo di lui, e ora lo aveva. Lui era lí
-Come? Come puoi essere tu qui. Eri morto-
-Ho pensato di esserlo molte volte anche io, ma il mio amore per te, mi ha tenuto in vita- si guardarono, come si guarda la propria ultima speranza comparire e Katya decise che non toccava le sue labbra da troppo tempo. E lo bació, un bacio pieno di amore e nostalgia, di ció che era stato e di ció che non avrebbe più potuto essere e di ció che invece sará. Un lungo bacio, appassionato e tenero
-Giuro che se ti dovrò credere morto un'altra volta prima che tu muoia veramente, ti uccido-
-Mi considero avvisato- disse sorridendo Axel, e riabbracciò la moglie un'altra volta, e la tenne stretta a sè, per non lasciarsela scappare di nuovo.

FINE

Questo breve racconto è finito... non ha coinvolto tanta gente, ma ha coinvolto me, con anima e corpo... sono soddisfatta di come si è concluso.
Ho scritto questo racconto per me, per dimostrarmi che valgo, anche un pochettino. Ringrazio la manciata di persone che ha seguito tutta la storia. Siete pochi, ma siete importantissimi... GRAZIE

UNBROKEN BLAZEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora