C'era molto caos in quella casa, la finestra della cucina dava sul parcheggio del supermercato,
E da quella della sala allungandosi un po si riusciva a toccare l'insegna verde appesa sotto.
In fondo al corridoio,se si poteva chiamare così c'era il bagno che dava sul terrazzo mentre nelle due camere a lato c'erano due porte a vetro bianche che collegavano il lungo terrazzo , strapieno di alte piante,o almeno cosi mi ricordo ,
La cuccia del cane e le mattonelle di un colore tra il rosso e l'arancione .
Vivevamo in tre ,o in 4 contando il cane, io,mia mamma e mio babbo.
Ero molto piccola ,eppure mi ricordo,
Mi ricordo le litigate di mia madre e mio babbo, gli urli che sentivo da camera mia e che soffocavo con qualche canzoncina e le dita nelle orecchie.
Ricordo mio babbo che tornava a casa alla sera ,ricordo che dopo tutte le litigate preparava la valigia e mi diceva che sarebbe tornato e quelle promesse si rilevavano mantenute.
Ma in fondo era talmente strana quella casa che una persona in meno o una in più non faceva differenza.
Ricordo le cene ,la mia educazione rigida che mi rimaneva piantata in testa...
Non tenere i gomiti sul tavolo,
Prima di alzarti devi chiedere permesso,
Se dico si puoi,un no resta no.
Se ti chiamo tu torni ,sempre.
A tavola a pranzo babbo non c'era mai, lavorava dalle 8 della mattina alle 9 della sera , e la sera a cena non lo vedevo nemmeno nell'altro capo della tavola, vedevo le sue mani sulle posate ma il viso era coperto sempre da una bottiglia di vino appoggiata davanti al suo piatto .
Stavo sempre con mia mamma e sostenevo che quando andavamo a letto doveva dormire con me e con il 'pigiamino' rosa , aveva un tessuto stupendo quel pigiama e io dicevo che con quel 'pigiamino' lei diventava buona forse perché nonostante la guerra per ogni cosa da bambini terminava quando andavamo a letto e li si faceva sempre pace.
Mi leggeva la favola prima di dormire la mia mamma,mi leggeva sempre la stessa perché non mi stancavo mai di ascoltarla, Alice nel paese delle meraviglie.
Non avevo fatto la scuola dell'infanzia non c'era stata scusa,non c'era stato verso, io non volevo andarci.
Quei pochi momenti con babbo erano parecchio monotoni,rispondeva ai miei 'perché', mi spiegava risposte che non capivo ma mi impegnavo e con un po di fantasia riuscivo a crederci.
"Babbo che piante sono?"
"Pomodori"
"Se gli parlo mi sentono"
"Mary, versa l'acqua qua, si ,ti sentono".
Iniziarono le elementari,non andavo molto d'accordo con i miei compagni ,non mi sentivo a mio agio in mezzo alla gente,ma mi dicevano sarebbe passato insieme al tempo.
Babbo ogni tanto mi accompagnava a scuola, anche se, raramente dato che, io non volevo passare del tempo con lui;dovevamo sempre fermarci al bar a prendere il suo aperitivo mentre io stavo ad aspettare chiusa in macchina e non importava l' ora, potevano essere le 7 del mattino,o le 4 del pomeriggio ...
Era molto piccolo quel paese e tutti sapevano tutti di tutti,cosa che io,non ho mai sopportato.
Gli anni passarono e con loro la nebbia che oscurava la realtà dei fatti....