Capitolo III - Parte II

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 Nico era a dir poco furioso: era trascorsa una settimana da quando Percy era venuto lì da loro tutto trafelato a riferire La Terribile Notizia, ed era trascorsa una settimana da quando Jason era scomparso dalla circolazione. I primi due giorni si era limitato a far di tutto per non incontrarlo nei corridoi, ma se succedeva faceva finta di nulla e gli parlava come al solito, ma poi la situazione era peggiorata e lui aveva incominciato ad accampare scuse su scuse per non parlargli, per non accompagnarlo a casa, per non fare niente di niente con lui, tanto che a Nico pareva volesse troncare definitivamente ogni contatto. E la cosa lo faceva terribilmente infuriare: era stato al suo fianco in ogni momento della sua vita da liceale, era stato la spalla su cui piangere e l'amico che mai ti abbandona, cosa c'era di diverso questa volta? Forse che non era solo Nico a essere sotto lo sguardo accusatorio di tutti, ma anche lui? Forse che si sentiva in colpa per qualcosa? Forse che era uno stupido menefreghista e basta?
«Secondo me dovresti parlargli chiaramente» intervenne Will. Era curioso che proprio lui gli avesse letto negli occhi ciò che stava pensando, ma forse era dovuto alla distanza fra loro che si stava sempre più assottigliando.
Ecco un altro bell'interrogativo: Will. Da un giorno all'altro aveva iniziato a seguirlo ovunque, a trascurare i suoi amici di sempre per stare insieme a lui, a dargli consigli e a comportarsi da amicone. Non che prima l'avesse trattato male, anzi, ma l'aveva sempre considerato più un "socio in affari particolarmente amichevole" piuttosto che un amico vero e proprio, e invece adesso era sempre disponibile, sempre pronto a porgergli una mano anche quando non ne aveva bisogno, eppure non esagerava, sapeva quando doveva lasciarlo solo, quando poteva cavarsela e quando una frase di conforto avrebbe stonato più che una battuta. Si stava rivelando un amico vero, a differenza di qualcun altro.
«Non stavo pensando a Jason» rispose Nico.
«E allora perché guardi nella sua direzione e lo fulmini con lo sguardo manco fossi Zeus?»
«È che è il mio migliore amico, Will... mi dà fastidio non sapere perché mi sta evitando, e soprattutto che lo faccia» esclamò ad un tratto Nico, esasperato.
«Parlagli allora».
«E come? Mi evita tutti i giorni, tutto il giorno da una settimana a questa parte».
«Spero che tu non abbia dimenticato il suo indirizzo, nel frattempo!»
Nico esitò un attimo, poi disse: «E va bene: oggi andrò a casa sua e gli parlerò».

Will continuava a chiedersi che cosa ci facesse lì: va bene che si era ripromesso di aiutare Nico in ogni circostanza, ma non pensava che questo nella sua testa avrebbe significato pedinarlo di nascosto per evitare che gli succedesse qualcosa di male fino a casa di Jason. Non era forse un po' un'esagerazione? Sicuramente se Nico l'avesse visto, si sarebbe arrabbiato con lui e l'avrebbe allontanato.
Ok, forse è meglio che me ne torno a casa.
Appena formulato il pensiero, vide ben tre facce conosciute entrare nell'orbita di Nico. E sapendo che facce fossero, non si sentì per nulla tranquillo: si trattavano di tre ragazzi della loro scuola, di quelli che si divertono ad aspettare fuori da scuola, quando nessuno vede, i secchioni della classe, le matricole, i ragazzi indifesi o senza amici e rendevano la loro vita un inferno. Solitamente Nico non avrebbe fatto parte di nessuna di quelle categorie, ma il suo nuovo statuto di "gay che ruba i fidanzati a brave ragazze" non gli giovava affatto e, anzi, lo rendeva decisamente una preda appetibile per nerboruti come quelli. Senza contare poi che, dopo quella faccenda, le offese a scuola erano più pesanti e spesso, quando Will magari era lontano e quindi non poteva intervenire (ma alcuni non si fermavano nemmeno con la sua presenza), lo urtavano mentre camminava nei corridoi. Non era una bella situazione, Will se ne rendeva conto, ma a Nico sembrava non pesare e continuava a dire che sarebbe passato, non appena "la gente avrebbe trovato qualcun altro su cui sparlare", e Will, anche se non ci credeva davvero, l'aveva assecondato.
Ora però era davvero preoccupato: la via era troppo silenziosa, non c'era nessuno oltre quei tre e Nico (e lui, ma non contava: era nascosto dietro la sua auto, con il viso abbassato e apparentemente concentrato su un libro che teneva aperto a pagina 321 da almeno tre quarti d'ora) e, soprattutto, si stavano avvicinando troppo al suo amico – che si era trasformato nel suo protetto – e con l'aria di voler piantare grane.
Will vide che uno di loro si era voltato nella sua direzione, quindi dovette abbassare per un attimo lo sguardo verso il suo libro, nella speranza di sfuggire alla sua vista e di passare inosservato almeno finché non avesse capito cosa volevano quei tre da Nico. Fu in quell'attimo che sentì come una scossa sulla nuca, come se sentisse che stava succedendo, a pochi metri da lui, qualcosa che non sarebbe mai dovuto succedere, quindi si voltò di scatto e Nico e i tre ragazzi erano scomparsi dalla strada principale.

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