Prologo.

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Poggio i piatti appena sciacquati sul ripiano e mi asciugo la fronte con il polso. Fa troppo caldo a Redfern in queste giornate di Agosto e io non so se riuscirò a reggere queste temperature troppo a lungo. Mi permetto un attimo di pausa: poggio le mani sul marmo piacevolmente fresco e chiudo le palpebre, sperando che i giramenti di testa passino in fretta.

La quiete trovata da pochi minuti in cucina, però, viene bruscamente interrotta dal volume improvvisamente alto della tv nel salone. Stringo i denti e serro le palpebre cercando di non uscire fuori di testa per qualcosa di così poco importante, ma non ci riesco, dare in escandescenza nei momenti meno opportuni è qualcosa che non posso controllare. Mi volto di scatto e dopo qualche enorme passo mi ritrovo sullo stipite del salone. Osservo in maniera tacitura la chioma biondiccia aldilà del divano e poi do un'occhiata allo schermo della nostra televisione che, in quell'istante e su quel canale, sta trasmettendo un'importante partita di football.

«Abbassa quel dannato volume Ashton» Ringhio e il biondo sobbalza udendo la mia voce alle sue spalle. Le sue iridi chiare sono spalancate e mi osservano quasi spaesate. Si porta una mano al petto e poi sospira.

«Merda, Dana devi smetterla di apparirmi alle spalle»

«Abbassa il volume e basta» Concludo a braccia conserte, prima di tornarmene in cucina con un malumore nato nell'arco di qualche secondo. Odio i miei cambiamenti repentivi di umore, perchè non mi permettono mai di passare una giornata in completa tranquillità.

Analizzo la pila rimanente di piatti sporchi e, nonostante tutto, tiro un sospiro di sollievo: ho quasi finito le faccende di casa e tra poco potrò andare a riposarmi in giardino e fumare una sigaretta. Dei passi mi avvisano di non esser più sola nella stanza ma io preferisco far finta di nulla e tornare al lavoro, continuando a dargli le spalle.

«Si può sapere cosa ti prende ora?» Domanda pacatamente Ashton alle mie spalle e io lo ignoro, perchè non voglio urlargli contro per colpe che non ha. Alzo lo sguardo verso l'orologio comprato al mercatino dell'usato qualche settimana fa e mi rendo conto dell'orario: 7.00 pm. Ciò mi rende ancora più nervosa, perchè lui non è ancora tornato e non si è degnato neanche di farci una telefonata.

«Dana» Mi richiama il ragazzo.

Non voglio rispondergli.

«Dana»

«Non sono nervosa!» Annuncio con voce eccessivamente alta, poggiando di colpo i piatti in ceramica sul banco da lavoro e provocando un rumore fastidioso che mi fa credere di averlo scheggiato; lo analizzo di sfuggita e, fortunatamente, mi rendo conto di non aver fatto alcun danno.

Ashton mi osserva in silenzio, non decide ad andar via, e so che non lo farà fino a quando non mi sarò voltata nella sua direzione e non mi sarò aperta con lui.

Lo conosco bene quel bastardo.

Decido quindi di non opporre più resistenza e di girarmi ,poggiandomi contro il mobile e osservandolo.

«Non è ancora tornato.» Spiego vagamente ma so che sarà in grado di capirmi comunque, perchè il problema è sempre lo stesso ogni giorno.
Il ragazzo si passa nervosamente una mano tra i lunghi capelli e socchiude la palpebre, prima di pensar bene a cosa dire.

«Non ti devi preoccupare, sarà uscito con qualche ragazza o con qualche suo amico-»

«I suoi veri amici siamo noi» Gli ricordo.

Ashton serra la mascella; mi rendo conto troppo tardi di parlare a sproposito e veramente non capisco come possa contenere la rabbia con così tanta dimestichezza. Al posto suo io avrei già dato di matto, perchè odio non aver ragione. E' proprio questa teoria sulla mia presunta ineffalibilità a spingermi a continuare.

Punto e virgola || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora