Capitolo 1.

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Poso la valigia per terra e alzo la testa verso l'enorme insegna a qualche metro da me.

"University of Sidney"

Tiro un sospiro di sollievo e per la prima volta nella mia vita mi pare di non aver più un enorme macigno sul petto. L'odore di libertà, di nuovo, si percepisce nell'aria. O forse e l'odore di erba fresca che non sono abituata più a sentire da un bel pezzo, rimpiazzato dal fetore di fumo. 

Non ci sono parchi verdi a Redfern da un bel pezzo.

Ashton mi affianca e, improvvisamente, il suo braccio circonda le mie spalle per tirarmi più vicina.

«Si ricomincia»

«Abbiamo messo un punto a quella vita?» Domando incerta, con il terrore di ricevere una risposta negativa; la verità è che l'idea di cambiare mi spaventa a morte ma, allo stesso tempo, mi fa sentire di nuovo viva. Ashton annuisce lentamente, saettando lo sguardo tra le enormi lettere dell'insegna, contemplandole una per una come un bambino che ha appena imparato a leggere.

«Si, ci abbiamo messo proprio un bel punto» Conclude e gli estremi delle mie labbra si tirano su, perchè l'aria di Sidney, quella vera, sembra non far altro che farmi sentire di nuovo ricca di speranze.

Michael, oggi, invece, è più silenzioso del solito: se ne resta alle nostre spalle, con gli occhiali da sole ad impedirci di analizzare il suo sguardo e il viso basso; tutta questa sua ostilità non fa altro che rovinare il mio buon umore, perchè è priva di senso: se siamo qui, è solo perchè vogliamo che viva sul serio e lui pare non capirlo. Nonostante le urla, nonostante i pugni.

Sospiro profondamente, decisa a non rovinare la giornata a nessuno dei presenti, soprattutto ad Ashton. Afferro la valigia e mi tiro su in spalla il borsone.

«Dovremmo andare in segreteria, giusto?» Domando al biondo e quest'ultimo si limita ad annuire convinto prima di indicarmi il viale che ci condurrà sicuramente all'interno dell'edificio principale. 

Muovo qualche passo in direzione del sentiero spianato dinanzi i nostri occhi, prima di voltarmi nuovamente dietro.

«Ti conviene camminare se non vuoi dormire fuori stanotte»

Michael mi fulmina con lo sguardo e io, in tutta risposta, schiocco la lingua contro il palato, stizzita.

Torno sui miei passi, sentendo il suo sguardo glaciale sulla pelle. Dopo qualche secondo, però, sento rumore delle ruote della sua valigia strisciare sui ciottoli e ho finalmente la certezza che Michael mi stia seguendo, seppur in tombale silenzio.


Varco la soglia dell'Università e un odore di pulito e di fresco mi da il benvenuto. Qui pare tutto più bello, persino le sedie mezze rotte in legno e le cattedre scritte da pennarelli di mille colori di altri mille studenti. Con lo sguardo ancora sognante mi avvicino lentamente ad Ashton che, nel frattempo, osserva quasi meravigliato la bacheca sulla quale sono affissi tutti gli orari settimanali. Lentamente allunga una mano verso la mia e una scarica di adrenalina viene rilasciata all'interno del mio povero organismo. Ashton stringe la presa e l'unica cosa che sono in grado di fare è ricambiare con quanta forza possibile.

Mi sorride, mi accarezza il dorso con il pollice e improvvisamente Redfern sembra non essere mai esistita con lui al mio fianco.

Quando mi volto verso Michael, però, sento un nuovo peso sulle spalle, come se i colori così sgargianti del centro di Sidney si spengano un po' intorno a lui: i suoi occhi, adesso, non sono più nascosti dagli occhiali da sole, ma quasi vorrei lo fossero, perchè sono stanchi, violacei e privi di vita. Un po' come tutti gli occhi di chi, a Redfern, ha preso una brutta strada.

Punto e virgola || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora