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Un pomeriggio come pochi


Presto, il loro incontrarsi prese una routine: quando Harry aveva allenamento, si fermavano a fare cose nella doccia, mentre gli altri giorni il riccio aspettava il compagno fuori dai cancelli e passavano il pomeriggio in città, per tornare a casa all'ora di cena.

Con il passare dei giorni, ha cominciato a nascere dentro il cuore di Louis la consapevolezza che il più grande aveva preso a trattarlo più come il suo ragazzo: gli teneva la mano quando passeggiavano, lo riempiva di teneri baci sulle guance o sulle labbra ignorando il fatto che fossero in pubblico e tante altre carinerie.

Il liscio sapeva che l'altro si prendeva quelle libertà solo perché si trovavano in una città diversa dalla loro e nessuno li avrebbe riconoscciuti.

Il ragazzo era diviso in due: da una parte adorava le attenzioni che Harry gli riservava, ma dall'altra non avrebbe voluto riceverle, perché sapeva che alla fine l'altro sarebbe tornato dalla sua ragazza e non voleva affezionasi troppo, per non soffrire di più dopo.

Il problema principale però, era che Louis stava raggiungendo "il punto di non ritorno" più velocemente di quanto pensasse.


Un pomeriggio assolato, Harry e il più piccolo stanno passeggiando in centro, mano nella mano, quando il riccio si allontana improvvisamente dicendogli di aspettare; Louis non si scompone più di tanto e si ferma davanti a una vetrina di abiti sportivi.


All'improvviso il sole si oscura e attraverso il vetro può riconoscere un volto famigliare: Zayn, un ragazzo moro un paio d'anni più grande, per il quale si era preso una cotta all'inizio delle superiori e al quale si era dichiarato, finendo quasi massacrato di botte; fortunatamente era intervenuta Sophia con le sue minacce non infondate.


- Guarda chi abbiamo - esclama con la sua voce petulante - Il frocetto! - quasi urla, prendendolo per una spalla, ribaltandolo di schiena verso il vetro.


-ZAYN - geme il liscio per la botta, cominciando a pregare tutti gli Dei dell'Olimpo che qualcuno lo fermi.


Le sue preghiere vengono esaudite in fretta, perché il peso opprimente del più grande sparisce quasi subito e Louis si ritrova a fissare la schiena ritta e possente di Harry.


- Che coraggio prendersela con qualcuno più piccolo - lo accusa il riccio, ostentando una rabbia che non è da lui.


- Mi è venuto spontaneo - ribatte l'altro, nervoso - E tu chi sei? La sua balia? - lo prende in giro per rimediare.


- Lo sai perfettamente chi sono - afferma il riccio, alzando un sopracciglio confuso dal comportamento scostante del più grande - Ci siamo scontrati qualche sera fa e se non sbaglio, eri in compagnia di un biondino niente male - spiega, con un sorriso malizioso sulle labbra - Quindi che io sia solo il suo compagno di classe o l'amore della sua vita, non credo che a te debba importare qualcosa, visto che non sei nella posizione di recriminare - lo accusa acido e al liscio tremano le gambe per quelle parole.


- Non volevo fargli male...mi è venuto spontaneo - esclama Zayn agitato, completamente diverso da come Louis lo ricorda - Volevo solo parlargli! - ammette dispiaciuto.- Parlarmi? - ripete il più piccolo confuso, uscendo dall'ombra della schiena del compagno.- Sì...parlarti - conferma il moro, abbassando la testa.

La magia dell'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora