Capitolo Tre (Parte Uno)

229 8 0
                                    

Due settimane dopo, Sophie era immersa in tutt'altro tipo di inferno. Quello denominato "cena in famiglia".
-William, smettila di mangiare i gamberi. Servono per l'insalata- esclamò sua madre, dando un colpetto sulla mano al suo ospite preferito.
Sophie alzò un sopracciglio di fronte a quell'insolito comportamento. Non che Marnie Dalton non fosse il tipo che bacchetta. Lo era eccome. La madre di Sophie era la tipica donna determinata che non faceva sconti a nessuno e a tavola ammetteva solo tovaglioli di stoffa. Governava la casa con la rigida precisione di una generalessa.
Ma di solito Marnie faceva un'eccezione per Will. Diamine, tutte le donne facevano un eccezione per William Thatcher III. Il suo migliore amico riusciva a manipolare la popolazione femminile in modo davvero disgustoso. Ma a un certo punto, ai tempi del college, Sophie aveva smesso di scandalizzarsi. Dopotutto, non era davvero colpa sua se tutte le donne di fronte a lui diventavano delle oche e andavano in brodo di giuggiole.
Tutte eccetto Sophie.
La mamma di Sophie si precipitò fuori dalla cucina, borbottando qualcosa a proposito di qualche impronta di unto lasciata sul portatovaglioli.
-Che succede a tua madre? È piuttosto tesa stasera- disse Will, lanciandosi ancora una volta sui gamberetti.
-Solo stasera?- grugnì Sophie.
-Sai cosa voglio dire. Più del solito- si corresse lui afferrando un altro gamberetto.
Sophie alzò le spalle. Aveva smesso di chiedersi che cosa volesse sua madre. A parte rimproverare le figlie e spiare i vicini, naturalmente.
-Hai già detto ai tuoi genitori che ti sei licenziata?- chiese Will mentre buttava nella spazzatura una coda di gambero.
Sophie fece una smorfia. -Beh...non proprio-.
Will scosse la testa e si allungò verso i crostini. -Allora prima avvisami, così sparisco a gambe levate. Quando scopriranno di avere in casa una figlia disoccupata, scoppierà una tragedia. Peggio di un brufolo la sera prima del ballo di diploma-.
Sophie agguantò la bottiglia di vino e si riempì il bicchiere. -Nelle circostanze più difficili il tuo migliore amico dovrebbe fatto coraggio-.
-Dovrebbe anche essere sincero- rispose Will. -Ma se vuoi rallegrarti un pò, pensa a questo: i tuoi genitori saranno entusiasti del fatto che non servirai più shottini da Stump. Certo, non avrai più una copertura sanitaria né una pensione, ma se ne faranno una ragione. Oh, aspetta, non ce e avevi nemmeno prima-.
Sophie brontolò: -Mi uccideranno-.
-Direi di si- concordò Will. -So che ami la spontaneità e stronzate del genere, ma lasciare un lavoro senza prima trovarne un altro è una scelta piuttosto audace. Come mai hai preso questa decisione?-.
Oh, fammi pensare, cos'è successo? Vediamo un pò. Sono stata scambiata per una puttana, ecco cosa.
Ma Sophie non aveva nemmeno detto a Will dell'incidente di Las Vegas. Non che temesse il suo giudizio, ma quell'episodio era ancora troppo recente. Ricordarlo sarebbe stato come strofinare succo di limone su una ferita, e poi, tanto per stare tranquilli, aggiungerci anche un pò di sale.
-Avevo solo bisogno di ricominciare- rispose lei. Lontano dalle brucianti umiliazioni e dagli stivali di plastica ricoperti di strass.
Era inutile provare a spiegarlo, ma dopo la tragedia a Las Vegas, Sophie aveva sentito la necessità di quel cambiamento. Era come se quel rigido stronzo nell'ascensore l'avesse messa davanti a uno specchio e l'avesse costretta a guardare in faccia la sua vita.
Ormai non aveva più ventidue anni. Fare la cameriera e tornare a casa tardi tutte le sere non era più una fase temporanea di ribellione. Era diventato un vero e proprio lavoro.
Una carriera da cameriera andava anche bene, certo.
Ma una carriera da studentessa perennemente fuori corso, con gli stivali alti fino alla coscia e nessun obbiettivo nella vita? No, non proprio.
Così... se n'era andata.
-Hai bisogno di soldi?- le chiese Will a bassa voce.
Sophie si sciolse un pò: Will voleva davvero aiutarla, glielo lesse in quei familiari occhi blu. E in effetti aveva bisogno di soldi. Risparmio non era esattamente la sua parola d'ordine negli ultimi anni. Ma non avrebbe accettato soldi da lui. Doveva solo trovarsi un lavoro. Un lavoro rispettabile. Al più presto.
-Non accetto soldi da te- disse scuotendo la mano -ma non è che per caso ti andrebbe di assumermi?-.
Will fece un sorriso timido. -Ehm. Sai come lavoro io. Niente impiegati, niente costi-.
-Lo so, lo so- brontolò lei. Will era un imprenditore di straordinario successo, ma se la cavava da solo. Il ruolo del boss non faceva per lui.
-Sophie, su con le spalle- la rimproverò sua madre, tornando in cucina. -Gli uomini non trovano attraente una postura troppo rilassata-.
-E che cosa trovano attraente, invece, mamma?-. Sophie appoggiò il mento sulle mani e finse di essere incuriosita. -Voglio dire, oltre alle scarpe perbene, i corsetti, la marmellata fatta in casa e l' abilità nel cucire l'orlo di una mantovana?-.
-Cos'è l'orlo di una mantovana?- chiese Will.
Marnie esitò un attimo, chiaramente indecisa tra il desiderio di spiegare cosa fosse una mantovana al suo adorato figlioccio e quello di fare una ramanzina alla sua figlia meno adorata sulla sua condizione single.
Visto che con Sophie dopotutto c'era un legame di sangue, fu costretta a scegliere la seconda opzione.
-Sul serio, Sophie- disse la donna tirando su con il naso. -Quando imparerai che i tuoi potenziali mariti non sono attratti dal tuo sarcasmo e...-.
-E che cosa mamma? Dimmi, sto imparando così tante cose stasera!- sbottò Sophie. Sua madre si zittì e cominciò ad affettare furiosamente un cetriolo. -Da che cos'altro non saranno attratti gli uomini? Dal mio linguaggio sboccato? Dai miei capelli? Dal fatto che non ho soldi da parte? Dal fatto che non ho una mantovana?-.
-Mantovana- borbottò Will mentre mangiava un crostino, ancora confuso. -Devo controllare cos'è-. Tirò fuori il cellulare e cominciò a digitare.
-Sophie, non voglio litigare- disse sua madre sospirando. -Lo sai che faccio del mio meglio per non interferire...-.
Will grugnì.
-... Ma a volte proprio non capisco le tue scelte. Per esempio, che cosa ti sei messa stasera? Hai tirato fuori i vestiti più vecchi che avevi apposta per la nostra bella cena di famiglia?*.
-Avvisami quando inizia la parte piacevole- borbottò Sophie mentre infilava in dito nel buco che aveva suo jeans.
-Io penso che Sophie stia benissimo vestita così- disse Will, solidale. -A certi uomini piace il look casual-.
Marnie drizzò leggermente le antenne. Unire in matrimonio la figlia e il suo vecchio amico era la missione della sua vita. Sophie le ripeteva che tra lei e Will non sarebbe successo mai nulla. Mai. Ma sua madre si ostinava a non crederci.
Non che non ci avessero provato, molto tempo prima.
Sulla carta Sophie e Will erano la tipica coppietta di innamorati del liceo. Lui era lo spavaldo campione di football dell'ultimo anno con i capelli perfettamente spettinati e gli occhi azzurri, il trofeo per cui molte ragazzine erano disposte a gettare al vento la loro virtù.
Sophie, invece, era la principessina del primo anno ancora inesperta che era sbocciata durante l'estate quando le erano venute le tette e si era fatta le mèches (ancora oggi non sapeva se fosse più contenta delle une o delle altre).
Uscire insieme era sembrata una scelta naturale ed era stata utile entrambi. Will si era beccato un sacco di complimenti per aver "abbordato" la nuova arrivata nella squadra delle cheerleaders. Quanto a Sophie, tutti sapevano che un invito al ballo scolastico da parte di uno dell'ultimo anno era l'equivalente liceale del ritrovamento del Sacro Graal.
La loro storia sarebbe dovuta finire negli anni scolastici.
Invece era successa una cosa stranissima. Erano giovani, belli e arrapati, ma non era scoccata la scintilla.
Avevano provato a far finta di poter rimediare a quel primo bacio noioso e goffo che si erano dati sotto la tribuna dello stadio. Lui aveva detto che era distratto perché aveva preso un brutto voto in fisica, e Sophie si era giustificata con la sindrome premestruale. Ma dopo il ballo scolastico si erano messi a giocare a carte invece di finire avvinghiati nella Lexus di lui, e alla fine erano stati costretti ad ammetterlo: tra loro non c'era nessuna attrazione sessuale. E niente farfalle nello stomaco. Potevano parlare per ore, ridere e scherzare, e avere decine di amici in comune. Ma tenersi per mano era appena tollerabile e baciarsi era qualcosa di assolutamente imbarazzante.
Così avevano fatto quello che per due adolescenti era impensabile: erano diventati amici. Ma amici veri, non come i soliti amici del liceo, che in realtà fanno finta che vada tutto alla grande finché uno dei due non trova il coraggio di confessare i suoi sentimenti.
E forse l'amicizia tra Will e Sophie era durata così a lungo proprio perché non c'era stata alcuna complicazione ormonale. Anche se Will era andato al college tre anni prima di lei, le aveva promesso che non si sarebbero persi di vista e aveva mantenuto la parola. E quando Sophie era partita per Stanford, allontanandosi ancora di più, avevano continuato a scriversi. Durante le vacanze di Natale erano inseparabili.
Tutti aspettavano l'inevitabile momento in cui il loro amore sarebbe sbocciato, ma molti anni dopo erano ancora al punto di partenza.
Will era praticamente entrato a far parte della famiglia dopo che i suoi genitori, senza pensarci troppo, avevano deciso di trasferirsi in un altro Stato. Come era già successo ai tempi del liceo, anche ora il loro rapporto giovava a entrambi. Alle cene dei Dalton, Will aveva la possibilità di mangiare finalmente qualcosa che non fosse cibo d'asporto, e Sophie aveva una spalla che la aiutava a distrarre i suoi genitori dalle loro costanti intromissioni nella sua vita.
L'unica non essere affatto contenta era Brynn.
La sorella maggiore di Sophie non era esattamente il tipo incline al perdono facile. Al primo anno di liceo, per colpa di Will, il suo reggiseno -portava la prima- era finito in cima la bandiera del campo di football. Durante una delle partite più importanti dell'anno.
Era stato l'inizio di una travolgente storia di odio reciproco, e nel corso degli anni quel disprezzo non aveva fatto che aumentare. Neppure Sophie, che era così brava a risolvere le situazioni più imbarazzanti, era stata capace di farli rappacificare.
Ora che ci pensava, sua sorella non era ancora arrivata. Sophie guardò l'orologio. Brynn era in ritardo. Una cosa che non succedeva... praticamente mai. -Dov'è Brynn?- chiese a sua madre.
Si cenava sempre alle sette in punto, ma Marnie ci teneva (o "esigeva", a seconda dei punti di vista) che tutti arrivassero intorno alle cinque e mezza per l'aperitivo.
-Oh, non arriverà prima delle sei- disse allegramente Marnie mentre aromatizzava il pollo. Ma quando era l'irreprensibile Brynn a tardare, doveva esserci per forza una buoma ragione. Sophie prese un altro sorso di vino e cercò di non pensarci.
Il papà di Sophie entrò in cucina, aveva appena finito una telefonata. Il dottor Chris Dalton aveva smesso di esercitare da poco e stava lottando contro quella che lui definiva la "totale inutilità" della vita da pensionato. Era felice quando qualcuno del suo vecchio staff lo chiamava per chiedergli un parere.
-Ciao papà- esclamò Sophie con tono vivace. Lei e suo padre non erano molto intimi, ma almeno lui non la assillava come la madre. A dir la verità, non la assillava affatto. Anzi, praticamente, non le parlava proprio.
-Ciao Soph- disse suo padre, dandole un bacio distratto sulla guancia mentre prendeva un bicchiere.
Lei si voltò a guardarlo. -Come va con il golf? Mamma mi ha detto che sei...-.
-Will!- disse Chris interrompendo Sophie e stringendo la mano a quello che per lui era quasi un figlio. -Ho appena sentito che i Mariners hanno ingaggiato due nuovi lanciatori. Forse questo sarà finalmente il loro anno fortunato, non credi?-.
Ahi. Il baseball. Non era cosa sua.
-Posso aiutarti, mamma?- chiese Sophie, guardando sua madre che infarivana i petti di pollo.
-Oh no, grazie, cara. Ho tutto sotto controllo. Stasera ho preparato solo delle cosette semplici: scaloppine al limone, funghi tartufati e una caprese con gamberetti allo sherry-. Sophie alzò un sopracciglio. Altro che semplice. Sua madre doveva essersi comprata un nuovo libro di ricette.
-Che sta combinando Brynn?- chiese Sophie, giocherellando con il bicchiere. -È tutta la settimana che non riesco a parlarle-.
Marnie alzò la testa, gli occhi che brillavano: finalmente poteva condividere una notizia grandiosa. -Oh, allora tu non lo sai? Brynn ha un fidanzato! Stasera lo porta a cena-.
Oh, fantastico. Si prospettava una serata noiosissima. Brynn era specializzata nel trovare fidanzati idioti.
Almeno questo spiegava perché nel menu c'erano le "scaloppine" anziché le solite cotolette bruciacchiate.
-Wow, grandioso!- disse Sophie cercando di sembrare entusiasta.
-Um fidanzato?- esclamò Will. -Che razza di fallito si porterà a casa stavolta?-.
Il padre di Sophie fece una risata, il che dimostrava quanto ci tenesse all'approvazione di Will, perché di solito in casa era proibita ogni frase che potesse suonare anche solo lontanamente come un insulto nei confronti di Brynn.
Marnie lanciò a Will uno sguardo severo. -William, quel ragazzo che ha portato l'altra volta era una brava persona. Era solo un pò...-.
-Era un dentista- disse Will sprezzante. -Lei è un'ortodontista. Di che diavolo parlavano quei due? Della placca?-.
-Non penso che gli ortodontisti si occupino di placca- disse pensierosa Sophie mentre si riempiva il bicchiere di Chardonnay. -Più che altro cercano sempre nuovi modi per distruggere l'autostima dei ragazzini attaccandogli del metallo ai denti-.
-Mi raccomando, siate gentili, ragazzi- disse Marnie a Will e Sophie. -E anche tu- aggiunse lanciando un'occhiataccia a suo marito.
-Cavolo, non avevo mica intenzione di torturarlo!- sussurrò Chris a Will.
Suonò il campanello. Will e Sophie si scambiarono sguardi confusi.
-Vi prego, non ditemi che mia sorella sta suonando il campanello della casa in cui è cresciuta- disse Sophie. Da anni, sin da quando era iniziata la tradizione della cena domenicale, tutti si limitavano a pulirsi i piedi sul tappetino urlando: -Eccomi-.
Marnie era così eccitata che si stava praticamente librando in aria. -Questo significa che ci tiene a lui. È un segnale per avvisarvi che dobbiamo comportarci al meglio.-.
-Vieni, Chris- subilò Marnie. -Dobbiamo andare ad accoglierli alla porta per fare bella fugura-.
-Sono certa che abbiamo già fatto un'ottima figura lasciandoload aspettare alla porta per cinque minuti- esclamò Sophie.
-Perché deve rovinare una cena in famiglia portando un ragazzo?- disse Will finendo il suo vino.
-Che hai?- chiese Sophie, agguantando altri cracker con formaggio. -Non lo hai nemmeno conosciuto e già lo detesti?-.
Will ignorò la domanda. -Scommetto che è pallido, con gli occhi chiari, ed è biondo come tutti voi. Sembra che Brynn esca solo con gli uomini che starebbero bene nella foto di famiglia. Diciamo che da voi la percentuale di gente dai tratti nordici e dal colorito pallido è piuttosto elevata-.
Sophie non poteva negarlo. I loro ritratti di famiglia erano alquanto... noiosi. Nessuno aveva mai chiesto a lei e Brynn da chi avessero preso i capelli biondi e gli occhi azzurri: li avevano entrambi i genitori.
Certo, suo padre aveva i capelli più grigi che biondi, ma questo non faceva che accentuare la sua aria distinta. Per carità, non che ce ne fosse bisogno. Non si metteva mai un paio di jeans e indossava solo camicie. Magliette, neanche per sogno.
Anche Marnie era piuttosto schizzinosa sul vestiario: diceva che i jeans si potevano indossare solo in guardino e che soltanto la "gente di strada" andava in giro con e unghie non curate.
La voce della mamma di Sophie trillò dal corridoio. -William e Sophie Claire, volete per favore seguirci in salone?-.
-E da quando avete un salone?- chiese Will.
-Forse sta rileggendo Jane Austen e ha deciso di chiamare così il salotto-.
Entrambi afferrarono i bicchieri e si diressero nella direzione da cui provenivano la dolce voce da contralto di Brynn e gli strilli acuti di Marnie, segno che era in modalità "bella figura".
Sophie sperò che il nuovo amichetto di sua sorella fosse un esperto di adulazione e di savoir-faire, perché avrebbe avuto bisogno di una buona dose di abilità sociali per arginare il padre protettivo della sua fidanzata e la madre assetata di nipoti.
Seguì Will nel "salone", preparandosi mentalmente all'insulsa conversazione con l'ennesimo fuco adoratore di Brynn.
Ma si bloccò di scatto, tanto che un pò di vino le cadde dal bicchiere e si riversò sul tappeto immacolato di Marnie.
Sua madre fece un sospiro esasperato, ma in quel momento qualche goccia di Chardonnay sul tappeto era la minore delle preoccupazioni di Sophie.
Oh.
Mio.
Dio.
Era lui.

SURPRISE GIRLS AHAHAH.
FINALMENTE HO AGGIORNATO...
DA QUI INIZIERÀ IL BELLO... ;)
LASCIATE UNA STELLA O UN COMMENTO.
UN BACIO ❤

L'unico sbaglio che rifarei mille volte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora