Se solo avessero messo un foglietto di avvertenze su quegli stivali.
Anche solo una minuscola etichetta con su scritto PROSTITUTA.
O magari un'elegante bigliettino che spiegasse: QUESTE SCARPE TI CAMBIERANNO LA VITA.
Invece su gli stivali ricoperti di strass e alti fino al ginocchio non c'era scritto nulla di tutto questo. Così Sophie Claire Dalton prese la decisione più importante della sua vita senza essere adeguatamente informata.
Non che Sophie si rendesse conto dell'importanza di quella scelta. Se qualcuno le avesse chiesto qual era la decisione più importante che avesse mai preso, probabilmente il dilemma femminile della scelta delle scarpe non le sarebbe neanche passato per la mente.
Avrebbe detto il ballo del terzo anno, quando ero indecisa se farsi accompagnare da Adam o Gray.
(Alla fine aveva scelto Adam, molto più carino e molto meno brufoloso).
Avrebbe ripensato a tutte le paturnie per decidere se entrare nella squadra di calcio o in quella delle cheerleader.
(Cheerleaders. In piena pubertà non c'era gara tra un paio di pantaloncini larghi e cascanti e una gonnellina fru fru).
O forse avrebbe pensato alla fatidica scelta del college.
(Alla fine, udito udite, aveva scelto Stanford. Eh già, Sophie era stata ammessa addirittura a Stanford!).
Poi c'era stata la decisione straziante che le amveva quasi dilaniato il cuore. All'ultimo anno del college John McHale si era inginocchiato e le aveva offerto un anello con un diamante grande quanto la sua faccia, insieme alla promessa di una vita confortevole da casalinga agiata.
(Risposta: NO. Anche se in effetti quella decisione era stata particolarmente sofferta: si trattava pur sempre di un anello di Tiffany, e in fin dei conti quel ragazzo era così dolce!).
O forse, più probabilmente, Sophie avrebbe risposto che la vera svolta della sua vita era stata il momento in cui aveva dovuto scegliere se finire i suoi studi di legge a Harvard o abbandonare tutto per... Beh, per vivere completamente allo sbando.
(Pccupazione attuale: cameriera in un bar!).
Eppure nessuna di queste decisioni era stata così cruciale e densa di conseguenze come la scelta che stava per fare adesso.
Classici sandali neri con il cinturino? Oppure... Gli stivali?
Totalmente ignara dell'importanza di quella decisione, Sophie tentennò davanti allo specchio della sua camera d'hotel di Las Vegas, tirandosi giù l'orlo della minigonna nera. Allungò il piede sinistro avvolto nel sandalo nero, lo esaminò, e le venne un colpo: quel troncone bianco, flaccido e peloso non poteva essere la sua gamba.
Dannazione, la voglia a forma di testicolo sopra il ginocchio sinistro indicava invece che quella era proprio la sua gamba! E quel colorito pallido di metà gennaio si addiceva perfettamente a una ragazza pigra e svogliata di Seattle.
Quanto alle scarpe, di sicuro i delicati sandali con i tacchi alti avevano un certo potenziale. Erano sexy ma non troppo sfacciati. Molto stile Audrey Hepburn. O Jackie Onassis. Ma d'altra parte...
Traballando, Sophie sì volto e distese l'altra gamba per esaminare l'opzione stivali. Erano stati un acquisto impulsivo (okay, d'accordo, un acquisto impulsivo aggravato da un leggero stato d'ebbrezza) fatto l'anno prima per Halloween al sex shop Lover's Package: un paio di stivali per completare il costume provocante da Ragazza Spaziale.
Ma ahimè, per via di un gonfiore addominale poco lusinghiero sopraggiunto proprio nel giorno di Halloween, la Sexy Ragazza Spaziale non aveva non aveva mai fatto la sua comparsa, e per il terzo anno di fila Sophie aveva festeggiato travestita da confetto verde M&M's.
Così quegli stivali erano rimasti nell'armadio, abbandonati al loro misero destino.
Sophie si morse il labbro e riflettè un attimo. Certo, erano sicuramente un po' kitsch, ma non erano forse perfetti per una festa di addio al nubilato a Las Vegas? E, in particolare, per un addio al nubilato incentrato sul tema del trash, per insindacabile volere della sposa? Quegli stivali erano praticamente l'emblema del trash.
E per di più avrebbero nascosto il bianco spettrale dei suoi polpacci.
Presa la sua decisione, Sophie diede il benservito ai suoi vecchi e rassicuranti sandali neri. Ce ne sarebbero state di occasioni - colloqui di lavoro, cerimonie nuziali e via dicendo - per fare la first lady o l'icona del cinema.
La voce lamentosa della sposa riecheggiò nelle orecchie di Sophie. Voglio che la mia festa d'addio al nubilato sia memorabile è assolutamente e-sa-ge-ra-ta. Se pensate di avere il ciclo in questi giorni, vedetevdi farvelo passare.
Eh si, perché come è noto tutte le donne possono tenere a bada il proprio utero semplicemente facendogli una ramanzina.
Sophie adorava tutte le feste e festicciole che ruotavano intorno a un matrimonio, inclusi gli addii al nubilato. Ma stavolta non si poteva certo dire che partecipasse con entusiasmo. Se la sposa non fosse stata sua cugina, e la damigella d'onore non fosse stata sua sorella, a quest'ora avrebbe già dato buca. Ma la famiglia è la famiglia... e così eccola qui, in una stanza d'hotel troppo costosa per le sue tasche, e per di più vestita come una specie di squillo spaziale.
Afferrando il beauty case, barcollò verso il bagno e si guardò nella parete a specchio. Avvicino allo specchio ingranditore da muro e si osservò inorridita. A nessuna donna americana dal colorito pallido che avesse superato già da un pezzo i vent'anni sarebbe venuto in mente di fare uno zoom del genere sulla pelle che era stata un po' troppo permissiva con l'alcol è troppo indulgente con la crema solare.
Sophie allontanò quello specchio saccente e gli fece il dito medio. Non aveva certo bisogno che uno specchietto stronzo richiamasse la sua attenzione sui suoi difetti. Per quello aveva già una madre e una sorella.
Voltandosi verso lo specchio normale, più accondiscendente, cominciò a toccarsi a calcò la mano molto più del solito. Che cos'altro mancava per la completa trasformazione in una sgualdrina?
Ah si, le ciglia finte.
Tutte le damigelle d'onore dovevano metterle. Obbligatorio. Erano una sorta di uniforme trash. Sophie strizzò gli occhi davanti alla sofisticata confezione. Non solo quegli aggeggi erano lunghi quasi tre centimetri, ma erano anche cosparsi i brillantini. Pazienza, almeno avrebbero fatto pendant con gli stivali.
Dopo venti minuti e una buona dose di imprecazioni ( lo stile di Jackie O a quel punto era già bell'e dimenticato da un pezzo), Sophie riuscì ad attaccare sulle sue ciglia normalmente corte e chiare qualcosa che assomiglia molto a qualche sparuto pelo pubico.
Belle, pensò, davvero belle. Di classe.
Infine, prese l'arricciacapelli e si sistemò la chioma bionda, creando una capigliatura ondeggiante da soubrette. Fece un passo indietro, si guardò nello specchio. Non male, dopotutto.
Quella non era la Sophie Dalton che era stata piantata dal fidanzato per telefono il pomeriggio precedente, davanti al banco del check-in dell'aeroporto, mentre aspettava che gli addetti alla sicurezza finissero di scombinare la sua valigia preparata con tanta cura.
Una valigia che conteneva Gli Stivali. E un vibratore viola. L'arrogante ometto della sicurezza proprio non aveva voluto credere che era solo un gadget per la futura sposa.
Ma quella versione così perdente di sé stessa era sparita, adesso.
No, la Sophie che vedeva nello specchio era una donna sicura di sé è tutta d'un pezzo. Certo, sembrava una puttana. Avrebbe dovuto dare la colpa di quegli occhi gonfi e leggermente arrossati all'aria secca di Las Vegas. Ma in ogni caso, pensò, stava nascondendo molto bene la ragazzina patetica che si annidava dentro di lei. Almeno, si disse, non era rimasta a casa a piangere e a consolarsi con una vaschetta di gelato.
Sophie stacco con forza dal muro la spina dell'arricciacapelli e sbatté gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, che probabilmente le avrebbero fatto cascare le ciglia finte. Non sapeva neppure perché stesse piangendo. Brian non era certo l'uomo della sua vita. Era un ragazzo con cui potevi spassartela, non il potenziale marito da presentare a tua madre.
Stavano insieme solo da otto mesi, e lui aveva cambiato lavoro già tre volte.
Per una volta quella stabile tra i due era Sophie.
Ecco perché era rimasta di stucco il giorno prima, quando Brian le aveva detto che non era abbastanza motivata. Che aveva bisogno di una donna con le idee chiare, mentre lei si lasciava semplicemente trascinare dalla corrente.
"Trascinare dalla corrente", aveva detto. Un attimo prima che gli addetti alla sicurezza dall'aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma le ordinassero ad alta voce di chiudere il telefono e rimettere in valigia i suoi "giocattolini".
Bè. Peggio per lui.
Passandosi più stratti di un lucidalabbra luccicante studiato appositamente per gonfiare le labbra in ub broncio sexy (Dio solo sapeva grazie a quali sostanze chimiche), Sophie diede un'ultima occhiata allo specchio.
Gonna coprente quanto un cerotto? Presente.
Canotta striminzita che a malapena copriva i capezzoli? Eccola qua.
Trucco da ballerina di lap dance? Ovvio.
E infine il tocco di gran classe: un paio di stivali che sembravano usciti da un bordello.
Perfetto. Sembrava proprio una ragazza in cerca di sesso libero e spensierato.
Esattamente quello di cui aveva bisogno.
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L'unico sbaglio che rifarei mille volte.
Romantizm"Se lo ami non è mai uno sbaglio." Sophie Dalton non ha ancora capito cosa vuole dalla vita. Ama andare alle feste, uscire e divertirsi. Ma quando un addio al nubilato a Las Vegas va storto e un uomo d'affari la scambia per una prostituta, Sophie in...