cap.3 "SPLASH IN THE PAST"

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Al contrario di quanto annunciato, dopo pranzo uscì uno spiraglio di sole, il che mi rese piuttosto di buon umore.

"Buongiorno signore, gli è rimasto il New York Times per favore?"

"Buongiorno a lei, si, tenga, sono $1,50"

Finalmente. Raggiunsi la mia panchina nel Midnight Park, ma per mia sorpresa era già occupata.

"Ciao ragazzina, posso sedermi?"

"Certo signora" mi sorrise gentilmente lei "dove ha trovato quel giornale?" mi chiese stupida alla visione di quest'ultimo.

"Nell'edicola in fondo alla strada, perché? Ne hai bisogno?"

"No, beh.. In realtà.."

"Tieni, leggilo, poi me lo ridai" le sorrisi.

"Grazie mille, grazie!"

Il sole rimase splendente nel cielo, fino alle 3pm circa, quando iniziò ad annuvolarsi. Oh mamma, mi sa che stava per arrivare l'uragano annunciato. Decisi così di incamminarmi verso casa.

"Ragazzina io vado, ti dispiace ridarmi il giornale?"

"Oh, certo signora solo un attimo"

La vidi prendere il suo iPhone dalla tasca, e scattarsi una foto col mio giornale in mano mente sfoggia il suo miglior sorriso. Che strane le ragazzine d'oggi.

Aah che bella cenetta, mi misi al tavolo e accesi la radio.
Mi aspettavo le solite notizie, invece mi ritrovai ad ascoltare una canzone che non avevo mai sentito prima, era abbastanza piacevole.
Aspettai che finisse per poter ascoltare i gossip, ero chiusa in casa dal pomeriggio a causa del brutto tempo e non avevo ancora acceso la radio, mi ero limitata a sistemare la cucina e pulire il bagno.
"Ed ora, passiamo al gossip! Harry Styles e i suoi compagni sembrano voler prendersi una pausa, per il dispiacere delle fan che, già in preda al panico, ci hanno riempiti di tweet"
Pregavo non iniziassero a leggerli per poi rispondere come facevano di solito
"Vediamo di rispondere a qualche domanda"
Ecco, come non detto. Ora mi toccava aspettare chissà quanto per poter sentire tutti i miei gossip.
"@inhisarmsxjh ci chiede 'quanto durerà questa pausa?' Beh in realtà non lo sappiamo nemmeno noi ma.."
Oddio, non ne potevo già più, provavo un senso d'affetto per le ragazzine che andavano dietro a qualsivoglia band o cantante, ma loro non facevano che rispondere alle solite domande.
"Bene, passo ora la parola a Nick. Grimmy allora che ci dici? Cosa stai ascoltando di bello? Togliti le cuffie"
"Veramente le cuffie mi servono per parlare nel microfono, idiota"
"Ahahah forza Grimmy raccontaci di domani"
"Beh, oggi sono stato a Times Square e c'erano moltissimi manifesti con l'annuncio dell'evento di domani che ha scatenato centinaia di fan, una ragazza mi si è anche avvicinata e riconoscendomi mi ha chiesto se io parteciperò, tu che dici?"
"Certo Grimmy, come potremmo mancare? In fondo le ragazze aspettano anche noi domani"
"James, se ti sentissero ora probabilmente cambierebbero canale radio"
"Ahahaha chi meglio di noi domani può accogliere ed intervist.."

Accidenti! Non è possibile! È la seconda volta che la radio smette di funzionare quando parlano di questo evento, voglio proprio sapere di cosa si tratta, e chi è questa persona per cui le ragazze impazziscono in quel modo.

Uff, la mia curiosità mi sopraffece e non notai che fuori dalla finestra ormai aveva smesso di piovere e il vento si era calmato, sparecchiai la tavola e uscii sul terrazzo come ogni sera, il cielo era limpido nonostante il temporale che lo aveva preceduto.

Tanti pensieri mi avvolsero la mente mentre guardavo e imploravo quelle stelle, così belle quanto luminose.
Mi venne in mente che quel giorno, pulendo il bagno avevo trovato una foto di mamma, morta da anni, posata sulla mensola più in alto insieme agli oli e alle creme che non usavo.
Dopo l'incidente non mi ricordavo niente, e così anche ora, mi ricordo benissimo le parole di mamma quando mi svegliai in ospedale ma non ricordavo più nulla prima di quel giorno. Mi disse sottovoce che aveva una sorpresa per me, una cosa che aveva da molto, ma che non mi aveva mai dato, aspettava il momento giusto, probabilmente credeva che quello fosse arrivato così decise di consegnarmi una busta.
Ricordo che mentre me la stava dando tra le mani, dalla porta della stanza d'ospedale entró un ragazzo, non capivo chi fosse. Papà, seduto accanto alla mamma era pronto a scattarmi una foto col cellulare tra le mani, ma in quel momento mi accorsi che qualcosa in quel ragazzo non era poi tanto sconosciuto, forse era il mio primo fidanzato, forse il mio migliore amico. Non ricordavo nulla. Il vuoto.
E confusa, persi i sensi.
Quando mi risvegliai qualche ora dopo decisero, in accordo con i medici, di dimettermi e di portarmi a casa. Quel giorno non lo voglio ricordare, fu un inferno, i dolori al braccio, alle gambe, a qualsiasi parte del corpo mi tormentavano ininterrottamente, ma per mia fortuna ero sopravvissuta ed ero lì, sul mio letto, con la sveglia che suonava come se avessi avuto chissà cosa da fare, se non andare a fare riabilitazione.

Mi alzai dal letto, presi le stampelle e mi cadde l'occhio sulla busta appoggiata alla sveglia, quella che mi aveva dato mamma, ma che non avevo nessuna voglia di leggere, così la misi nel cassetto e andai a fare quella dannata riabilitazione.
Da quel giorno mi dimenticai della sua esistenza, ma sapevo che un giorno o l'altro l'avrei ritrovata e infatti fu così. Quando mamma morì, papà mi ricordò della busta, e mi disse che era nella cassaforte.
Quel giorno fu l'ultima cosa a cui pensai, salutai mamma. Avevo 42 anni e ancora ricordo il dolore immane che provai quel giorno. Era il 23 agosto. Ormai sono passati 29 anni, quasi trenta e non ho ancora trovato quella busta. Mi sono trasferita qua all'età di 55 anni, quando anche mio padre morì, sono figlia unica quindi non mi restava che darmi da fare per trovare un lavoro e permettermi di vivere dignitosamente. Forse quella busta era stata persa durante il trasloco, o forse era rimasta nella nostra vecchia casa, chi lo sa. Fatto sta che ancora ricordo di doverla leggere, spero un giorno di poterlo fare, a quanto pare mamma ci teneva molto, ma ormai non penso sia più possibile.

Era diventato buio, troppo buio e non mi resi conto, immersa nei miei pensieri, che si erano già fatte le undici e mezza, di solito mi addormentavo alle nove!
Mi alzai, senza notare nulla nel cielo, strano. Mi mancavano i miei sentimenti da ragazzina che provavo ogni sera alla visione di quell'immagine.
Entrai in casa, ancora assorta dai miei pensieri e dall'ansia di trovare la mia pastiglia che ancora non avevo preso, la ingerivo da ormai più di 50 anni, da dopo il tragico giorno.

La presi, e mi coricai a letto, sotto le coperte.

Chissà se un giorno potrò mai sapere cosa c'era in quella busta di tanto importante.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 18, 2015 ⏰

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