cap.1 "EMOTIONAL"

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Ero seduta sulla solita panchina del Midnight Park, un parco in un piccolo quartiere di New York, nulla era piú come una volta, ora sorridevo e la pelle si raggrinziva, non c'erano piú le enormi palme che bloccavano i raggi del sole e per questo avevo sempre sulla testa un cappello di paglia con un grande fiocco rosa. Guardavo le persone passare, leggevo riviste, sempre sola, sempre nello stesso posto. Nessuno mai si era degnato di avvicinarsi a me se non qualche bambino incuriosito dal fatto che qualche volta mi vedesse piangere.

"Non è nulla piccolo, è solo colpa del troppo caldo" mi limitavo a rispondere io davanti a quelle paia di occhi così innocenti quanto empatici. Ma quale caldo? Io rispondevo allo stesso modo anche in inverno, non avevo affatto caldo, in realtá ogni tanto sentivo un vuoto al cuore e lo stomaco che si riavvolgeva su se stesso, non sapevo cosa accadesse nel mio corpo in quei momenti, ma le lacrime mi scendevano da sole senza motivo, non avevo nessuna sensazione di dolore fisico, solo psicologico, ma senza sapere a cosa fosse dovuto.

E' da due anni che ogni giorno mi siedo sulla stessa panchina, ed è da due anni che sono uscita dalla clinica di riabilitazione dopo dieci anni a seguito di un incidente avvenuto un sabato sera, fu uno di quei sabati indimenticabili, ma che purtroppo io non potevo piú ricordare.

Stavo seduta lì dalle due del pomeriggio fino alle sette e mezza, quando poi mi avviavo verso casa per preparare la cena. La mia era una villetta non troppo grande, ma molto accogliente, la finestra posteriore dava su un balconcino da dove potevo assistere a una vista spettacolare, la sera il cielo da quella parte era ricoperto dalle stelle, ma in casa ad aspettarmi non c'era mai nessuno. Dire che mi sentivo sola non penso sia la parola giusta, avevo la mia panchina, la mia poltrona sul terrazzo, cosa volevo di piú? Inoltre al mattino la radio NewYorkNews mi teneva compagnia mentre pulivo casa, la tv non la accendevo mai.

Qualche sera, in quel cielo stellato dietro casa mia, mi sembrava di veder prendere forma un'immagine, sempre la solita, la creavano i miei occhi e nello stesso momento in cui la vedevo avevo i miei soliti sintomi al cuore e allo stomaco, ma le lacrime non scendevano. Accadeva solo la sera, solo da quella parte che dava verso l'Europa, dall'altra parte il cielo non era così meraviglioso e colmo di stelle, i miei occhi e la mia mente da quella parte non riuscivano a creare nessun accenno ad un'immagine, e non provavo nulla.

A volte meditavo se quell'immagine fosse dovuta alla luce del sole ancora riflessa nelle pupille dopo cinque ore e mezza passate sotto il sole ogni giorno, ma non ne ero sicura anche perchè a volte quell'immagine mi si presentava piú chiara, piú nitida e per quanto pazza potessi essere somigliava ad un volto, ma non riuscivo a distinguerne l'identitá.

Mi faceva piacere provare tutto questo, come se fossi ancora una ragazzina innamorata.

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