capitolo 3

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La stanza era completamente buia.
Cris si guardò attorno ma ciò che vedeva era solo il vuoto. Poi una luce si accese all'improvviso davanti a lui, accecandolo.
Dovette coprirsi gli occhi con una mano e quando la levò, dopo essersi abituato, vide davanti a sé un rettangolo illuminato.

Cris era perplesso, ma continuandolo ad osservare notò che al suo interno stavano comparando delle lettere, come su uno schermo di un computer.
Y....O.....U.....W.....
Ancor prima che la scritta fosse finita, Cris realizzò con terrore la frase che gli si era formata davanti.
Bianco su nero c'era scritto "You will die"
Ad un tratto, tutt'intorno a lui, migliaia di altri schermi si accesero. Tutti riportavano la stessa identica scritta.

Il ragazzo cominciò a ruotare su sé stesso, per trovarsi davanti sempre quelle parole. Ogni angolo di buio era stato preso dalla luce degli schermi.
Un leggero ronzio cominciò ad espandersi nell' aria.
L'ansia e l'angoscia lo invasero completamente.
Gli schermi iniziarono a lampeggiare e lentamente si tinsero di rosso scuro, simile al sangue.
Le lettere delle parole sembravano uscire dal loro posto, confondendosi tra loro e attaccarlo da ogni parte.
Il ronzio era diventato un rumore assordante. Gli perforava i timpani, costringendolo a coprirsi le orecchie.
Cristian era confuso e impaurito. Voleva che finisse. Voleva che tutto quell caos smettesse.

Con le lacrime agli occhi lanciò un grido.

In un attimo si ritrovò seduto sul letto. Era stato un sogno davvero terribile.
Era sudato e il viso era bagnato da qualche lacrima.
Osservando l'oscurità nella sua stanza, per un attimo Cristian pensò che tutto sarebbe cominciato di nuovo. Cercò di calmarsi , regolarizzando i battiti.
Tornò a distendersi, osservando il soffitto. Pensò fosse notte tarda e, anche se la paura non era passata, aveva bisogno di dormire.
Chiuse gli occhi, sperando di rimanere nel buio del suo sonno.

La mattina seguente, davanti allo specchio, Cristian poteva notare due profonde occhiaie. Era stato difficile riaddormentarsi e comunque era stato un riposo leggero.
Era sabato mattina. Sua madre si sarebbe svegliata tardi, così fece velocemente colazione e in un attimo fu fuori casa.
Appena ebbe messo un piede fuori, capì che quel giorno non sarebbe stato per niente facile. Era in ansia già di prima mattina, ma si poteva capire.
Quella stessa sera avrebbe scoperto se la morte l'avrebbe preso o era stato tutto un brutto sogno.

A Cristian sarebbe piaciuto fiondarsi nella prima stazione di polizia A.D.O. ma, dovendo rispettare la regola delle ventiquattro ore, non avrebbe avuto senso andarci in quel momento.
Così avrebbe dovuto subire quella specie di tortura per tutto il giorno.
Cris pensava che un altra persona probabilmente sarebbe impazzita e lui stesso si chiedeva come faceva a rimanere in parte calmo. Era una cosa a cui non sapeva rispondersi.

La mattinata sembrò passare in un attimo e al suono dell'ultima campanella Cris si ritrovò fermo davanti al portone rendendosi conto in quel momento che metà di quel di quel giorno impossibile era già passato.
A casa ritrovò sua madre a cucinare.
Elisabeth gli fece qualche domanda su come fosse andata la giornata. Lui rispose vagamente.
La donna gli sorrise, ma negli occhi si leggeva un unica domanda:
" Che ti succede Cris?"

Mamma, mi dispiace. Non te lo posso dire. Non ancora.

Non voleva che sua madre sopportasse quel peso, non finché non fosse stato certo che il pericolo c'era.
- Ehi ma', stasera ci sarebbe una festa a casa di un amico mio..-
- Ok ho capito, pensi di tornare tardi? -
- Be si, non mi aspettare sveglia -
Continuando a cucinare, sua madre gli fece il segno dell' OK senza guardarlo.

Cris si ritrovò così ad osservare quella donna come mai aveva fatto.
Cercò di imprimersi nella mente tutti i più piccoli particolari del suo aspetto. Guardò con attenzione ogni suo gesto mentre preparava le porzioni nei piatti.
Erano tutte cose abituali, ma lui non ci si era mai soffermato più di tanto.
Adesso però le guardava sotto un' altra luce.

Forse è veramente una delle ultime volte che la vedo

Finito di mangiare, Cristian andò ad abbracciarla.
- Ohh...-
- Ti voglio bene -
La sentì ridere leggermente
- Amore mio -
Disse ricambiando l'abbraccio.
Cris la strinse forte, riempiendosi del suo profumo, prima di lasciarla e andare in camera sua.
Lì prese carta e penna e si mise a scrivere una lettera. Era indirizzata a sua madre. La stava facendo nel caso in cui tutto si sarebbe rivelato reale.
Appena ebbe finito, non poté fare a meno di piangere nel richiuderla.

Era sera. Faceva freddo.
Il cielo era senza stelle.
Cris si richiuse nel suo giubbino.
Si trovava fuori casa. Aveva lasciato la lettera sopra il cuscino.
Dubitava infatti di tornare se il caso peggiore si fosse avverato.
Mentre camminava, si prese il tempo di osservare tutto quello che gli passava accanto.
Le case dei vicini, gli alberi, i lampioni, le macchine, le luci, gli odori.Era tutto così strano.
Prima aveva avuto modo di sfogarsi un po e adesso una calma inquietante gli aleggiava nel petto. Si sentiva come un condannato a morte che procedeva verso il patibolo. E questo, in un certo senso, era la verità.

La stazione più vicina distava qualche isolato. Appena vi arrivò, rimase fermo a guardare la scritta sul fronte dell'edificio. A.D.O.
Non voleva entrare.
Per un attimo pensò di correre via, di scappare.
No, sarebbe stato peggio. Il dubbio non gli avrebbe lasciato scampo.
Entrò.
Non c'era quasi nessuno. Essendo un edificio di più piani, pensò che probabilmente le persone si trovavano di sopra.
Si diresse verso quella che gli sembrava l'ufficio informazioni. Lì trovò una signora piuttosto anziana.
- Mi scusi, vorrei avere delle informazioni sui nomi delle persone che dovranno morire domani -
- Si tratta di informazioni riservate -
- La prego ho bisogno di controllare se il mio nome compare -
La signora sembrò pensarci sù.
- Vada al primo piano. L'ufficio a cui deve chiedere si trova in fondo sulla destra -
- Grazie -

In poco tempo fu davanti alla porta che gli era stata indicata.
Era aperta.
Cris si ritrovò in una stanza divisa in due da una lunga scrivania sovrastata da un vetro.
Dall' altra parte c'erano alcune persone che o erano al computer o parlavano tra di loro.
Cris si fece avanti ed ebbe l'attenzione di un signore.
- Mi dica -
La voce sembrò non uscirgli dalla gola.
- M- mi scusi, vorrei sapere se il mio nome compare tra le morti di domani -
Le ventiquattro ore erano ormai più che superate.
- Mi dica il suo nome -
- Cristian Peck -
Il signore gli diede le spalle per andare verso il suo computer.

Il cuore di Cris aveva iniziato a martellargli nel petto.
Ormai mancava poco per sapere la verità.

Vide il signore stampare un foglio, prenderlo e guardarlo bene.
Dalla sua espressione non si riusciva a capire nulla.
Alzò lo sguardo e tornò a guardare il ragazzo.
Gli porse il foglio , facendolo passare attraverso uno spazio aperto nel vetro.
Cris prese il foglio tremando.
Su quella lista, a seconda degli orari con cui erano arrivati i messaggi, c'erano scritti i nomi delle persone che sarebbero morte l'indomani.

Scorrendo velocemente le ore, Cristian trovò il suo orario.

E lì affianco, il suo nome.

Il foglio gli scivolò dalle mani.
Lo riprese e lo ricontrollò.
Il nome era ancora lì.

Indietreggiò e , senza rendersene conto, iniziò a correre verso l'uscita e oltre, sulla strada.

Intanto una figura con il cappotto nero e i tacchi a spillo lo osservava da un angolo.

Tu moriraiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora