capitolo 6

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Guardava il pavimento con sguardo perso. La mente vagava per conto proprio e non dava segni di voler ritornare nel corpo. Elisabeth era appoggiata con una spalla allo stipite di una porta. Gli agenti erano venuti da lei quella mattina stessa a portarle notizie. Aveva sperato che lo avessero ritrovato, invece l'unica cosa che le avevano consegnato era stato il cellulare di suo figlio, ritrovato sull' asfalto di una città vicina ancora acceso. Del ragazzo però nessuna traccia.

Elisabeth si sentiva solo in colpa. Aveva notato qualcosa di strano in lui poco prima che sparisse ma non si era preoccupata abbastanza. Se ci avesse prestato più attenzione probabilmente tutto quello non sarebbe successo. Era colpa sua se Cris era scappato, era colpa sua per non essergli stata vicina, solo colpa sua. Si strinse tra le braccia, non potendo sopportare quella sensazione orribile che la divorata. Lo spazio intorno a lei si era completamente dissolto e la percezione di ciò che aveva intorno a sé si era fatta eterea. Perciò fece un salto quando sentì la porta di casa aprirsi. Si precipitò all'ingresso e spalancò gli occhi.
Davanti a lei, sulla soglia, c'era suo figlio.




Appena aveva avuto la consapevolezza di non essere morto Cristian aveva provato solo felicità e un senso di immenso sollievo. In quel momento anche respirare gli era sembrata una cosa bellissima. Era come se gli avessero tolto all'improvviso dalla schiena un macigno dal peso insostenibile e con quella leggerezza aveva seguito Lauren, che l'aveva condotto fino a un piccolo appartamento poco distante. Probabilmente si trattava del luogo dove abitava da sola. Vi rimasero solo una notte, per dormire, e il giorno dopo l'ex-agente lo accompagnò fino alla sua casa.
Una volta sceso dalla macchina Cris si girò verso Lauren che era rimasta all'interno.

-Io ti aspetterò qui. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno-

Il ragazzo si diresse verso la porta.

Bene mamma, adesso ti farò prendere un colpo

Aprì e fu dentro. Davanti a lui si era materializzata sua madre. Con i capelli in disordine, struccata e dalla posizione quasi difensiva che aveva assunto si capiva quanto fosse stata male in quelle ore. La vide spalancare gli occhi per poi correre ad abbracciarlo, stringendolo forte.

- Cristian che hai fatto? Dove diavolo sei stato? Mi hai fatto preoccupare in un modo che non puoi neanche lontanamente capire. Perché l'hai fatto? -

Nella sua voce si sentiva tutto un mix di emozioni tra cui rabbia, sollievo, gioia insieme ad un pianto che stentava a trattenere.
Cris la strinse per poi staccarsi per guardarla negli occhi.

- Ti devo raccontare una cosa -

Per cominciare la fece sedere. Mentre le raccontava tutto, sua madre rimaneva in silenzio e l'unica cosa che cambiava erano le sue espressioni.

- ....quindi? Ora cosa dovresti fare? -

- Quindi ora per tutti dovrei rimanere scomparso, dovrei andare ad abitare in un altro luogo e perdere tutti i contatti che ho adesso. Noi però possiamo continuare a sentirci e possiamo anche vederci qualche volta. Lauren mi ha spiegato che se rimanessi qui gli agenti dalle A.D.O. mi verrebbero a cercare pensando che sia morto e una volta scoperto che sono ancora vivo mi prenderebbero per rinchiudermi in qualche posto e farmi degli esami. Anzi mi sembra strano che non siano già venuti -

- Probabilmente saranno stati informati che ora sei "disperso" e quindi saranno troppo impegnati a cercare il tuo corpo -

- Già penso sia così -

Elisabeth rimase in silenzio e si passò una mano tra i capelli, allo stesso modo del figlio.

- Ok .... ok lo posso fare. L'importante è che sei vivo. Però voglio parlare con questa Lauren, voglio sapere dove ti porta -

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 08, 2015 ⏰

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