capitolo 5

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- Ciao Cristian -

La persona che aveva davanti era una donna di media statura di un'età incompresa tra i venti e i trent'anni. Nonostante il cappotto, si capiva avesse una corporatura esile e minuta. Il suo viso, da cui si notava la pelle molto pallida, era incorniciato da un caschetto di lisci capelli neri. Gli occhi scuri erano messi in risalto da un po' di trucco che li ingrandiva e , incastrati in quel viso delicato, la facevano sembrare una bambina.
Era vestita completamente di nero, apparte le scarpe e l'ombrello che, nel grigiore del cielo e della stazione, risaltavano come una luce nel buio.
La pioggia che iniziava a bagnargli il viso lo fece riportare alla realtà.

- Ma ... chi è lei? -

La donna, o ragazza visto che a Cristian sembrava molto giovane, si mise una mano sulla guancia.

- Oh, perdonami non mi sono presentata. Il mio nome é Lauren. Metti l'accento sulla e quando lo pronunci per favore -

Gli rivolse un sorriso.

- Ti stavo cercando, vorrei parlarti -

Panico.
Cosa poteva volere una donna come quella da lui? Forse era stata incaricata di cercarlo? Sapeva che sua madre si sarebbe messa in moto non appena avesse saputo della sua scomparsa, ma anche fosse come aveva capito dove si trovava esattamente?
Lei notò il suo sguardo ostile.

- Tranquillo, non ho intenzione né di farti del male né di riportarti a casa. Voglio solo farti qualche domanda -

- Riguardo a cosa? -

Lauren gli porse un altro dei suoi sorrisi.

- Non sarebbe meglio parlarne in un luogo più riparato? -

In effetti da quando avevano iniziato a parlare la pioggia si era fatta più fitta e stava entrando nei vestiti di Cristian. Il ragazzo era ancora diffidente e non riusciva a capire le intenzioni di quella strana persona.
Si trattava comunque di una donna, piccola per giunta. Che cosa avrebbe mai potuto fargli? Al massimo avrebbe chiamato a casa sua, mettendo fine a quell'assurda fuga, e non sembrava un'idea nemmeno così cattiva.
Cris annuì e, tirandosi su il cappuccio, seguì quella specie di fiore rosso dal gambo nero.


Le lacrime erano venute da sole subito dopo aver realizzato cosa era realmente quella lettera. Un addio.
Eppure Elisabeth ancora non ne capiva il perché. Qualcosa le diceva che poteva trattarsi di uno scherzo ma ciò che la metteva veramente in agitazione era il fatto che suo figlio non si trovasse lì.
Prese immediatamente il telefono e chiamò Cris. Non ricevendo risposta iniziò a comporre tutti i numeri che conosceva dei suoi amici. Josh, il migliore amico, era il più preoccupato e andò personalmente a cercarlo in giro. A lui si unì Elisabeth e insieme si divisero i posti da controllare.
Si era messa qualcosa addosso in fretta e furia e ora stava mettendo in moto la macchina.

Dove sei Cris? Cosa hai fatto? Cosa c'è che non puoi dirmi?

Perché sua madre sapeva che il ragazzo era scappato per un motivo preciso. Un motivo che non poteva dire a lei.
Se a suo figlio fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Mai.
Dopo ore di giri a vuoto decise di chiamare la polizia.


Erano seduti al tavolo di un piccolo locale appena fuori la stazione, uno di fronte all' altra.
Lui era teso e sembrava essere pronto a correre fuori da un momento all' altro.
Lei aveva uno specchietto in meno e stava controllando che il trucco non si fosse sbavato.
Dopo averlo rimesso nella borsetta posò finalmente lo sguardo su Cris.

- Bene Cristian. Sono sicura che ti starai chiedendo perché ho voluto parlarti, chi sono io e cosa voglio da te. Andiamo per gradi. Innanzitutto mi presento. Il mio nome é Lauren Rosepay -

Tu moriraiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora