- Ehi, che succede? -
Charlotte lo guardò preoccupata, piegandosi leggermente verso di lui e rendendo una mano per sfiorargli la spalla. John scosse la testa, lasciandosi sfuggire un leggero sospiro.
- Credo di essere stanco, tutto qui... -
- Stai mentendo, lo sento dalla tua voce. -Il biondo alzò gli occhi su di lei, che lo stava guardando con espressione seria, come se in quel modo, fissandolo così, potesse scrutare nella sua anima e capire quando diceva una bugia o no. In tutta risposta si strinse nelle spalle, mordendosi le labbra e strappandosi via qualche pellicina da esse.
- È tutto ok, non preoccuparti. -
- Senti: tu ti prendi cura di me e io voglio aiutare te. Mi hai salvato la vita e prima mi hai protetta. Credevo fossi cattivo, ma... Mi sono dovuta ricredere. -Sussurró, quasi imbarazzata. Giocó con il bordo delle lenzuola, solo per non dover guardare lui in viso, non mentre diceva quelle cose. Improvvisamente si era sentita tremendamente in imbarazzo, senza contare che per lui poteva risultare piuttosto patetica.
- Charlotte, è una cosa personale e per ora preferirei non parlarne. Ti ho salvata, si, ma non siamo in una tale confidenza, mi spiace. -
Replicó freddo, fin troppo. Era sempre così quando cercavano di indagare sul suo passato o qualcuno notava il suo turbamento. Si chiudeva in se stesso, rimanendo a lungo in silenzio e, quando parlava, era piuttosto scontroso. La ragazza, improvvisamente, si spense. Se prima era entusiasta dei suoi progressi con John, ora credeva di non poter andare da nessuna parte, che lui, in fondo, non voleva per niente approfondire quel rapporto, ma rimanere semplicemente paziente e medico. Effettivamente non aveva tutti i torti, Charlotte non poteva pretendere nulla da lui, ma gli era sembrato interessato e a lei avrebbe fatto piacere averlo accanto. Sembrava una persona capace di tutto per coloro a cui tiene e, dal canto suo, la bionda provava un certo calore quando gli stava accanto. Qualcosa nel petto che si scioglieva e per pochi istanti non le faceva pensare a tutto il male passato.
- Scusa... -
Disse semplicemente, guardando fuori dalla finestra, mentre il sole sorgeva.
~~~
- Quindi te ne vai. -
John la osservó, da capo a piedi. Era la prima volta che la vedeva vestita in quel modo: un vestito che le arrivava a metà coscia, azzurro chiaro, e i capelli raccolti in una coda, leggermente a sinistra, così che le si posassero sulla spalla. Era bella, davvero.
Lei annuì, accennando ad un sorriso timido.- Mi avete tenuto qui per tre settimane, ormai sono guarita, non credi? -
- Si, ma hai ancora dolori e... -Lei lo interruppe, scuotendo la testa, divertita.
- Sto bene, John, grazie a te. Non ne posso più di stare tra queste quattro mura. Ho voglia di uscire, sai. -
John distolse lo sguardo, come se si aspettasse tutt'altra risposta. Ma cosa poteva pretendere, in fondo? Lui aveva cominciato a rimanere più distaccato dalla loro ultima discussione, quando lei aveva tentato di scoprire troppo sul suo conto. E ora? Ora faceva il geloso perché se ne stava andando? Provava tristezza, malinconia, solitudine? Ormai non era più da lui, non DOVEVA essere più da lui.
Con la coda dell'occhio notó un leggero sorriso sulle labbra della bionda. John si voltó, facendo per andarsene, ma dopo un paio di passi si sentì afferrare per un polso.- John... -
Non disse altro. Gli mise in mano un biglietto, guardandolo negli occhi. Per un attimo, poco prima che scappasse via, al medico sembrarono lucidi.
Perchè quella reazione?
Osservó il pezzetto di carta, su cui erano scritti, in bella grafia, piuttosto curata, un indirizzo è un numero di telefono, assieme ad un breve messaggio:
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Φάρμακον
General Fiction~ Dal fianco sinistro sgorgava la morte e dal destro la vita. ~