E' fondamentale sapersi distinguere, perché nel nostro processo di auto identificazione , nella grande scacchiera del tutto, dobbiamo prendere coscienza, oltre che
del ruolo che occupiamo, o che vogliamo credere di occupare, anche del nostro essere unici e irripetibili, all'interno dell'ordine.Chiaramente è una dote che tutti noi abbiamo, e che è legata fortemente a motivi biologici, basti pensare ad esempio all'unicità e all'originalità del codice genetico: non esistono due entità uguali in questo mondo, e ognuno di noi è irripetibile nel suo essere.
Ma non basta prendere le mosse dalla scienza per esser sicuri di convincerci.
Per raggiungere tale obbiettivo, bisogna lavorare sodo, sia con noi stessi, che con il resto del mondo, e solo attraverso una sfida costante e giornaliera potremo conquistare finalmente la nostra meta.
Una conquista che all'uomo, in questi ultimi tempi, soprattutto, è sempre sfuggita, ed è parsa sempre allontanarsi, diventare quasi irraggiungibile.
Non è così, forse?
Quante volte, nella vita mondana, cerchiamo di omologarci a qualsiasi tendenza che va di moda, solo perché vediamo, in chi la segue, un modello di bellezza sia interiore, che esteriore?
Quante volte, ci domandiamo, che possibilità abbiamo di essere notati, se pretendiamo di essere diversi, originali?
Abbiamo tutti la ferma convinzione che l'originalità, la diversità, sia sintomo di stranezza, un qualcosa che ci porta all'esclusione dalla comunità.
Ogni qualvolta che stiamo in compagnia, e notiamo tra la gente una certa affinità di modi, di atteggiamenti, in cui noi non ci rispecchiamo, ci sentiamo a disagio, siamo incapaci di sorridere magari, e finiamo anche con il sembrare tristi e noiosi.
L'errore è insito in noi stessi, nella nostra interpretazione della realtà che ci circonda, nel nostro volerci escludere a priori, solo perché crediamo di essere "estranei" a questo mondo.
Proviamo a vederla diversamente, proviamo a credere che la diversità ci rende unici, originali, e cerchiamo nella diversità un motivo di orgoglio, un credo che ci spinga a cercare con grande volontà la nostra collocazione nello scacchiere, il nostro primo passo per scoprire chi siamo realmente.
Una volta presa coscienza del fatto che essere unici significa essere originali e non "strani", ci renderemo anche conto che il nostro saperci distinguere, ci farà apparire superiori agli occhi degli altri, e al tempo stesso più intriganti dal punto di vista caratteriale.
Inizieremo sicuramente a essere più cercati dalla gente, perché ci vedranno come qualcosa di raro e di estremamente prezioso.
E noi, ci sentiremo onorati, di aver vinto la battaglia, di aver sconfitto l'idea comune, che alberga in questa società, ma ancor prima in noi stessi, e che sostiene che sia impossibile, o quanto meno estremamente difficile, pretendere di essere unici.
Stupiremo tutti, sarà la nostra vittoria, la vittoria del diverso che si fa portatore di un nuovo disegno all'interno della realtà.
Un disegno di collocazione, un primo passo, il più importante, verso l'auto identificazione nel reale.
Qualcosa è cambiato: sappiamo qualcosa di più, su di noi.
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Domandiamoci chi siamo: riflessioni filosofiche dall'universale al particolare.
No FicciónMancanza di volontà, blocco dell’essere, di fronte alla vita. Paura di vivere, o voglia di affrontarla? A metà tra i due estremi, ha luogo la più fredda delle indecisioni, delle domande, che si pone l’uomo quando è così estraniato dalla realtà a lui...