Capitolo tre

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Non so che fare,sono spaventata. Provo a dimenare il polso dalla sua presa ma l'unico risultato che ottengo è una stretta ancora più forte. Sento qualcosa che bagna le mie guance,senza accorgermene delle lacrime scendono dai miei occhi. Inizio a urlare. -Lasciami andare stronzo- urlo in faccia a mio padre. Lui si gira e i suoi occhi azzurri iniettati di sangue iniziano a fissarmi e poi inizia a ridere,una risata che non sopporto,una risata che fa paura. Questo non è mio padre,non è la persona che mi aiutava a prendere i biscotti dalla dispensa quando ero piccola,non è colui che mi prendeva in braccio e faceva finta di farmi volare. -Shhh piccola puttanella zitta,ora ci divertiamo- mi dice mentre mi butta sul letto. Prova ad alzare la maglietta. Cerco di opporre resistenza ma sono debole e lui riesce ad alzarmi la maglietta con facilità. Avvicina il suo viso al mio e dalla bocca esce un odore disgustoso. Un miscuglio tra tabacco e liquore. Prova a baciarmi ma mi giro ricevendo un bacio sulla guancia,totalmente diverso da un bacio paterno. Quel tocco mi fa riprendere il controllo e gli sferro un calcio sulle palle facendolo piegare in due. Mi alzo dal letto,prendo la maglietta e inizio a correre mentre mio padre impreca. Prova ad afferrarmi per la caviglia ma l'unica cosa che ottiene è un calcio in pieno volto lasciando la presa. Esco fuori dalla camera.Vedo il mio telefono per terra e lo raccolgo, di sicuro mi è scivolato dalla tasca. Arrivo in salone e poi la vedo,vedo mia madre lì, distesa per terra. Le lacrime ricominciano a rigarmi il volto e dei singhiozzi escono dalla mia bocca. All'improvviso sento un rumore provenire dalle scale,mio padre sta rotolando giù. Devo scappare. Bacio mia madre sulla guancia ormai fredda e gli sussurro "Scusa,ti ho sempre voluta bene". Mi alzo e corro fuori con alle mie spalle la voce di mio padre che urla dalla rabbia.

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