Mi tocco la tasca dei miei pantaloni, sento che il mio cellulare sta vibrando, sullo schermo appare ''mamma''. Vado nel panico più totale, non so se rispondere o meno, tremo, il cuore batte forte, la salivazione scarseggia, la mia gola diventa il deserto del Sahara, mi gira la testa e vedo annebbiato, in una frazione di secondo mi faccio forza, premo il tasto verde.
«si mamma»
«allora è vero, ma vuoi dirmi che ti passa per la mente a te? Mi è arrivato un messaggio dalla scuola che non sei andata perché?»
«la prof.. Della.. Prima ora non c'era ed allora sono con i miei amici fuori entro alla seconda» la prima scusa che mi è venuta in mente
Mia madre mi fa l'interrogatorio, dicendo che dovevo avvisarla con un messaggio che entravo dopo, che se lo faccio un'altra volta finisco nei guai seri, in poche parole mi ha obbligato ad entrare alla seconda ora. Mancava pochissimo, sono salita sull'autobus, meno male che ho fatto in tempo ad uscire dal bar ed arrivare alla fermata. Avevano gli occhi puntati su di me, odio essere al centro dell'attenzione, è una cosa che fa peggiorare i miei attacchi di panico. Inizio a tremare, non controllo le mie gambe, sembro una matta, anzi no, sono matta, sono malata, merito di andare all'inferno, non combino mai nulla di buono. Urto per sbaglio contro un signore, e il suo ombrello si scontra con i miei tagli, urlo dal male, il signore si gira e mi dice che fosse successo, io rispondo che andava tutto bene e mi metto a sedere. La macchia nel maglione c'era ancora e la ferita si era aperta di nuovo, maledico l'ombrello del signore. Mi alzo con tutte le forze che ho, guardo la macchia ed era evidente che si trattava di sangue, non potevo inventare bugie. Entro nell'atrio della scuola, ed incontro la professoressa della prima ora, mi chiede spiegazioni ed io coprendo la macchia con la mano le dico che avevo una visita. Corro in classe, busso piano la porta, sento la voce del prof, entro e gli dico «scusi del ritardo avevo una visita, mi potrebbe mettere presente?» lui annuisce. Prima che andassi al posto vedo che si alza e mi dice «che hai fatto nel maglione è sangue!», sento tutta quanta la classe a ridere di me, vorrei essere invisibile.