Capitolo 4

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E no, ci risiamo, i miei occhi guardano di nuovo il vuoto, sento l'eco della prof, chiamava il mio nome, ma ero troppo assolta dai pensieri per badare a ció che stesse dicendo sul mio conto. Il mio corpo era morto, non rimaneva nulla, solo ossa contro ossa, oramai i miei capelli erano sfibrati e sottili, cadevano a terra, ci voleva una parrucca, non riuscivo più a concentrarmi, mi perdevo fra i miei pensieri. Il suono della campanella mi fece sobbalzare dalla sedia, un altro giorno se ne era andato, per modo di dire, avevo il terrore di rivedere il professore, pensavo tra me e me se lo avesse già detto hai miei genitori o meno. Scesi le scale in fretta e furia, volevo solo uscire dal cancello per poter fumare, e forse scomparire in quella nuvola di fumo. «Vhe raga quella dalle macchie di sangue nei maglioni, picchiamola, magari le facciamo uscire sangue anche dalla bocca» un gruppetto di bulli urlava in coro. Non mi scoraggiai, corsi il più veloce possibile, anche se le gambe mi cedevano, volevo arrivare alla fermata il più in fretta possibile e salire sull'autobus, dovetti rinunciare alla sigaretta, tanto era una settimana che la mia bocca non assaggiava il gusto di nicotina, potevo, anzi dovevo, resistere anche oggi. Il bus arrivò per fortuna i bulli non mi avevano toccato, mi mesi le cuffiette alle orecchie e aspettai impaziente la mia fermata, per entrare finalmente in casa e sentirmi protetta. Guardavo i corpi delle altre ragazze, erano perfetti, non come il mio che era troppo in carne, dovevo dimagrire. I volti delle altre ragazze erano sorridenti e non fingevano come facevo io ogni giorno. Nella mia mente c'era un pensiero fisso *perche tutto a me? Cosa ho fatto? *

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