Il posto preferito della classe era il mio angolo, si trattava di un rifugio per me, come una coperta di lana, ti avvolge e ti fa sentire al sicuro, al primo banco c'erano le cosiddette secchione e le troie, quelle più popolari, mentre in fondo, c'ero io. Con i miei problemi, con la mia vita incasinata, ma nonostante tutto non mollavo mai, entravo in classe con un sorriso cucito sulla bocca e tutti credevano che fossi felice, ero la prima a entrare, almeno mi evitavo gli insulti peggiori, non c'era ancora nessuno, mi mettevo seduta nella sedia ed aprivo il libro. Il volto era coperto dai miei capelli, la mia testa era bassa, facevo finta di leggere, quando in realtà trattenevo le lacrime, ogni mattina vedevo sfuocato e la gola bruciava come se avessi dei coltelli al suo interno, e mi ripetevo ''dai, su ancora 5 ore, non qui, non qui, essi forte per te stessa, c'è l'ha farai anche oggi, crollerai fra 5 ore non prima''. Non ne potevo più degli insulti, un giorno erano arrivati anche a buttarmi a terra, ero sola in quella classe di stronzi, nessuno mi voleva. Ogni cartaccia che avevo la mettevo all'interno del mio zaino, per evitare di alzarmi e andarla a buttare nel cestino, perché odiavo essere al centro dell'attenzione e avevo paura che qualcuno mi facesse uno sgambetto di conseguenza cadevo a terra come un sacco di patate, e tutta la classe rideva di me. Quando c'erano da fare delle attività di gruppo io me ne stavo nel solito posto, rannicchiata sperando che nessuno facesse il mio nome. Il mio unico sollievo era un pezzo di metallo, al cambio dell'ora quando tutti gli altri erano fuori nel corridoio io ne approfittavo, nascondendomi fra la folla.